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Definizione
e zonazione della pericolosità vulcanica della caldera risorgente dei
Campi Flegrei e suoi effetti sull´uomo e sull´ambiente
Coordinatore
scientifico del progetto
Orsi Giovanni - Professore
Ordinario
INGV
sezione Osservatorio Vesuviano - Napoli
Partecipanti al
progetto
UR#
|
AFFERENZA
|
RESPONSABILE
|
1
|
Dip.
Sci. Terra, Univ. Camerino
|
Carrol
Mike
|
2
|
Dip.
Sci. Terra, Univ. Napoli
|
D´Antonio
Massimo
|
3
|
Dip.
Geomineralogico, Univ. Bari
|
Dellino
Piero
|
4
|
Ins.
Min. Petr. Geoc., Univ. Munich
|
Dingwell
Donald
|
5
|
Dip.
Sci. Terra, Univ. Roma 3
|
Faccenna
Claudio
|
6
|
Dip.
Sci. Terra, Univ. Pisa
|
Ferrara
Giorgio
|
7
|
Dip.
Sci. Terra, Univ. Torino
|
Lanza
Roberto
|
8
|
Osservatorio
Vesuviano - INGV
|
Macedonio
Giovanni
|
9
|
Osservatorio
Vesuviano - INGV
|
Orsi
Giovanni
|
10
|
Dip.
Sci. Fis., Univ. Napoli
|
Patella
Domenico
|
11
|
Dip.
Sci. Terra, Univ. Trieste
|
Petrini
Riccardo
|
12
|
Dip.
Sci. Terra, Univ. Napoli
|
Rapolla
Antonio
|
13
|
Dip.
Sci. Terra, Univ. Pisa
|
Sbrana
Alessandro
|
14
|
Cen.
Interdip. LUPT, Univ. Napoli
|
Zuccaro
Giulio
|
OBIETTIVI
GENERALI
L´obiettivo
del progetto è la definizione della pericolosità vulcanica della caldera
dei Campi Flegrei in caso di ripresa dell´attività in tempi brevi o
medi e la valutazione dell´impatto di un´eruzione esplosiva
sull´uomo e sull´ambiente. In particolare ci si propone di definire lo
stato attuale del sistema magmatico di alimentazione, le aree a più alta
probabilità di apertura di bocche eruttive, gli scenari eruttivi attesi e
gli effetti di questi ultimi sull´uomo e sulle strutture edilizie. Si
ritiene altresì che per ottimizzare l´interpretazione di tutti i dati
raccolti, questi debbano essere modellati sia con metodi numerici che
analogici. Inoltre perchè i risultati siano facilmente comprensibili ed
utilizzabili anche da parte di non esperti in vulcanologia, quali ad
esempio operatori di protezione civile, autorità politiche, esperti di
gestione del territorio, è necessario che essi siano rappresentati su
carte tematiche inserite in un sistema GIS. Tutti i risultati che si
raggiungeranno potranno essere utilizzati per un aggiornamento del Piano
di Emergenza attualmente in fase di elaborazione da parte del Dipartimento
della Protezione Civile e al cui presupposto scientifico hanno contribuito
ricercatori di alcune delle UR del presente Progetto (UR Orsi,
D´Antonio, Macedonio e Zuccaro).
COMMENTI
DEL COORDINATORE DEL PROGETTO
Il
progetto è suddiviso nei seguenti 4 Tasks, ciascuno affidato ad un
responsabile scientifico:
- Task 1:
Assetto strutturale della caldera dei Campi Flegrei e sua
evoluzione in relazione alla dinamica della Piana Campana e del bordo
Tirrenico dell´Appennino Campano (Resp. Domenico Patella)
- Task 2:
Evoluzione e stato attuale del sistema magmatico della caldera dei
Campi Flegrei (Resp. Lucia Civetta)
-
Task 3: Parametri fisici delle
eruzioni, dinamiche eruttive e meccanismi deposizionali (Resp. Luigi La
Volpe)
-
Task 4: Modellazione fisica
della dispersione piroclastica e degli eventi bradisismici nella caldera
dei Campi Flegrei e impatto delle eruzioni esplosive sull´uomo e
sull´ambiente (Resp. Giovanni Macedonio).
Il
coordinamento nell´ambito dello stesso Task e fra Tasks diversi è stato
soddisfacente.
Come
previsto dal piano di coordinamento presentato dai responsabili di questo
e del progetto n. 27 (Coord. Paolo Papale), nel mese di marzo 2001, è
stata effettuata una riunione sul terreno alla quale hanno partecipato i
ricercatori dei due progetti che conducono ricerche
stratigrafico-vulcanologiche. La riunione, dedicata all´analisi di
affioramenti selezionati dell´Unità di Agnano-Monte Spina, si è
conclusa con una sostanziale convergenza di tutti i partecipanti sulla
successione stratigrafica ricostruita dall´UR Orsi e pubblicata in de
Vita et al. (1999). Uno dei principali obiettivi raggiunti durante questa
riunione è che oggi i due progetti dispongono di una base comune di
riferimento per l´eruzione di Agnano-Monte Spina per tutti gli
approfondimenti successivi.
Il
grado di raggiungimento degli obiettivi previsti per il primo anno e
riportati nelle relazioni dei singoli Tasks, è più che soddisfacente e
tutto lascia supporre che nel triennio possano essere raggiunti tutti gli
obiettivi del programma.
Si
segnala che nell´ambito del Task 2, da parte dell´UR Orsi, è stato
anticipato lo studio dell´eruzione di Averno 2, previsto per il secondo
anno, rinviando al secondo anno lo studio dei depositi dell´eruzione di
Monte Nuovo, previsto per il primo anno. L´eruzione di Averno 2, ai fini
della definizione della pericolosità, ha lo stesso rilievo di quella di
Monte Nuovo: entrambe si sono verificate nell´area occidentale della
caldera, all´intersezione di due sistemi di faglie attive. Lo studio di
questa eruzione è stato anticipato perchè, essendo essa di magnitudo più
elevata e i suoi depositi meno conosciuti di quelli dell´eruzione di
Monte Nuovo, richiedeva indagini stratigrafiche più lunghe e accurate.
Sembra
utile evidenziare che tematiche di ricerca coerenti e/o complementari con
quelle sviluppate nell´ambito del progetto sono state assegnate come
argomento di alcune tesi di dottorato. Questo è molto positivo perchè
porta forze nuove e motivate nel progetto e perchè i risultati dovranno
essere conseguiti nel triennio del corso di dottorato.
I
risultati delle ricerche condotte saranno presentati in posters al
prossimo convegno del GNV. Inoltre, essi saranno raccolti sotto forma di
“riassunti estesi” in un volume speciale del progetto che sarà
pubblicato entro la fine del prossimo mese di settembre e distribuito al
convegno del GNV.
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TASK
1 - Assetto strutturale della caldera dei Campi Flegrei e sua evoluzione
in relazione alla dinamica della Piana Campana e del bordo Tirrenico
dell´Appennino Campano
UR
partecipanti: UR5, UR9, UR10,
UR12.
OBIETTIVI
I ANNO
–
Assetto
geologico-strutturale dell´area peritirrenica: Definizione
dei caratteri geologico-strutturali delle aree di piana e dei margini
della catena, attraverso studi aerofotogeologici e stratigrafici e rilievi
strutturali a scala macro e mesoscopica. Revisione dei caratteri
macrosismici della sismicità appenninica e peritirrenica (UR Faccenna e
Orsi).
-
Assetto geofisico-strutturale dell´area peritirrenica: Reinterpretazione
dei dati di sismica a riflessione nei Golfi di Pozzuoli e Napoli (UR
Rapolla). Tomografia integrata di dati di potenziale spontaneo,
gravimetrici e di deformazione del suolo (UR Patella).
-
Assetto geologico-strutturale della cCF: Definizione
dei caratteri stratigrafici e dell´assetto strutturale 3D della caldera
Flegrea. Ricostruzione della sequenza di unità vulcaniche e sedimentarie
intercalate. Messa a punto dell´apparato per la modellazione analogica
della caldera Flegrea (UR Orsi e Faccenna).
-
Assetto geofisico-strutturale della cCF: Progettazione
del rilievo aeromagnetico nell´area flegrea e circumflegrea (UR Rapolla).
Elaborazione della teoria e dell´algoritmo della tomografia di
probabilità 3D per campi em induttivi. Acquisizione e calibrazione di un
sistema per misure magnetovariazionali nel Golfo di Pozzuoli (UR Patella).
RISULTATI
I ANNO
- Sviluppi metodologici
·
E´ stata effettuata, da parte dell´UR Faccenna, la
verifica delle proprietà reologiche dei materiali scelti (sabbia e
silicone) per effettuare gli esperimenti analogici di collasso calderico e
risorgenza intracalderica e lo studio di dettaglio delle proprietà
meccaniche della sabbia da utilizzare negli esperimenti per simulare gli
effetti di strutture pre-esistenti durante la risorgenza.
·
L´UR Faccenna ha progettato e messo a punto l´apparato per
effettuare i modelli analogici e realizzare una serie di esperimenti
preliminari.
·
E´
in corso, da parte dell´UR Rapolla, lo sviluppo di nuove tecniche di
processing dei dati aeromagnetici che consentono di ottenere risoluzione
in profondità ed il perfezionamento di tecniche d´analisi per
l´interpretazione rapida e semiautomatica di dati magnetici e
gravimetrici.
·
E´ stato concluso da parte
dell´UR Patella lo sviluppo teorico del metodo della tomografia di
probabilità 3D per misure elettromagnetiche (em) induttive. Le funzioni
scanner sono state definite e opportunamente calibrate al problema in
esame. Mediante questo procedimento tomografico si può ottenere un quadro
3D completo della distribuzione delle probabilità d´occorrenza per
sorgenti em secondarie indotte a varie profondità.
- Acquisizione dati
·
E´ stata reperita la bibliografia e cartografia
esistente riguardo l´assetto geologico-strutturale dell´area Flegrea e
dell´area circostante (Piana Campana e rilievi appenninici) da parte delle
UR Faccenna e Orsi.
·
L´UR Faccenna ha effettuato uno studio delle
immagini da satellite e delle foto aeree dell´area appenninica
prospiciente la Piana Campana ad est e nordest dei Campi Flegrei, lungo la
possibile prosecuzione delle strutture trasversali che caratterizzano
l´area flegrea. A tal fine, si è appena iniziata un´analisi di
terreno, congiuntamente all´UR Orsi, per definire i caratteri
geometrici, cinematici e l´età di tali strutture, anche in rapporto ai
sistemi NO-SE.
·
L´UR Orsi ha effettuato un´analisi di foto aeree
e immagini da satellite della Piana Campana, compreso il margine
occidentale dei rilievi appenninici, al fine di definire la cinematica dei
processi deformativi che hanno generato l´assetto attuale della caldera
e le loro relazioni con la tettonica regionale. Quest´analisi ha
permesso di definire i principali lineamenti strutturali nelle differenti
aree e di selezionare i siti in cui effettuare analisi mesostrutturali.
Questi siti sono le aree di Cancello e la valle del Sebeto, e il cono del
Gauro.
·
L´UR Orsi ha raccolto logs e carote di nuovi pozzi
per definire meglio la distribuzione dei depositi marini e transizionali,
sia all´interno sia all´esterno della caldera, al fine di investigare
la storia deformativa olocenica della caldera.
·
L´UR Orsi ha effettuato una campionatura dei
paleosuoli che separano le differenti unità vulcaniche del terzo periodo
di attività della cCF, al fine di investigare le variazioni degli isotopi
stabili di O e C nel tempo.
·
L´UR Orsi ha raccolto carte topografiche e
tematiche in scala 1:2000-1:5000, in formato cartaceo e, ove disponibile,
numerico per la realizzazione della carta geologica dell´area
napoletano-flegrea. Presso l´Agenzia di Protezione Civile sono state
raccolte ortofoto della Campania. I dati in formato cartaceo sono stati
trasformati in formato numerico attraverso la vettorializzazione
semiautomatica con il programma ARC/INFO. I dati numerici sono stati
omogeneizzati con Arc View GIS e al momento sonop utilizzati per
la generazione di un DTM accurato e dettagliato dell´area
Napoletano-flegrea utilizzando ARC/INFO. E´ in corso il rilevamento e
l´analisi di logs e carote di pozzi nell´area occidentale dei Campi
Flegrei. I risultati sono riportati su carte topografiche di dettaglio
(1:4000-1:5000).
·
Da parte dell´UR Rapolla è stata inoltrata
all´AGIP la richiesta dei dati aeromagnetici esistenti nell´area
flegrea e territori circostanti. E´ stato approntato il progetto di una
nuova campagna di misure, che coprirà un´area di circa 700 km2 a nord
dei Camaldoli e delimitata dal Volturno a nord, e dalla città di Caserta
a est. La spaziatura delle linee di volo in direzione W-E sarà
dell´ordine di 300 m, con tie-lines in direzione N-S spaziate tra loro
circa 2.5 km.
·
L´UR Rapolla ha raccolto dati gravimetrici dei
Campi Flegrei e Piana Campana, integrandoli con quelli disponibili
nell´area vesuviana e ischitana. Ha anche iniziato l´elaborazione dei
dati gravimetrici della Piana Campana per la modellizzazione 3D del vasto
minimo nell´area napoletana e per l´analisi dei dati trasformati in
dati FTG (Full Tensor Gravity).
·
E´ stata inoltrata all´AGIP, da parte dell´UR
Rapolla, richiesta di trascrizione delle linee sismiche a terra nei Campi
Flegrei, che sono calibrate dai pozzi profondi.
·
E´ stata completata da parte dell´UR Rapolla la
rielaborazione delle linee sismiche CNR-OGS dei golfi di Pozzuoli e
Napoli. Per l´interpretazione si stanno utilizzando tecniche
quantitative basate sull´analisi degli attributi della traccia
complessa.
·
L´UR Patella ha concluso l´iter per l´acquisto
di un sistema a tre stazioni per misure magnetovariazionali (MV)
terra-mare. Sono state eseguite simulazioni della risposta MV, utilizzando
modelli realistici della caldera Flegrea, per controllare la sensibilità
e il potere di risoluzione del nuovo metodo. In particolare è stato
utilizzato un corpo prismatico immerso in un terreno a tre strati,
localizzando il prisma a diverse profondità e caratterizzandolo con
diversi contrasti di resistività.
-
Interpretazione e Modellistica
·
Lo studio di immagini da satellite e foto aeree dei
contrafforti appenninici prospicienti la parte centrale della Piana
Campana ha permesso all´UR Faccenna di riconoscere, all´interno
dell´area studiata: 1) la presenza diffusa di lineamenti ad andamento
generalmente NW-SE; 2) una possibile fascia deformativa caratterizzata da
strutture trasversali, che rompe la continuità dei sistemi NW-SE, e di
ipotizzare che tale fascia sia la prosecuzione delle strutture attive
nell´area flegrea.
·
L´analisi strutturale di dettaglio condotta dall´UR
Orsi ha permesso di: 1) definire che negli ultimi 100.000 anni, ai margini
della Piana Campana, sono state attive strutture ad andamento E-O che
hanno dislocato depositi Tirreniani a quote significativamente diverse da
quelle di deposizione; 2) riconoscere sul cono del Gauro gli effetti delle
fasi tettoniche attive in tempi diversi, nel settore nord-occidentale del
blocco de La Starza; 3) definire nella valle del Sebeto, in un´area
ubicata in prossimità del bordo orientale della cCF, le strutture attive
negli ultimi 3500 anni.
·
Le simulazioni effettuate dall´UR Patella per
controllare la sensibilità del metodo MV hanno permesso di evidenziare
una notevole capacità del metodo di differenziare la risposta del corpo
anomalo rispetto all´ambiente circostante. è stato realizzato un codice
per l´analisi e interpretazione di dati MV terra-mare, che prevede
l´estensione del procedimento della tomografia di probabilità al metodo
MV.
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TASK
2 - Evoluzione e stato attuale del sistema magmatico
UR partecipanti: UR1, UR2, UR4, UR6, UR11, UR13
OBIETTIVI
I ANNO
Ricostruzione
della struttura e dell´evoluzione temporale del sistema magmatico,
principalmente per il periodo compreso tra 60 e 12 ka, e definizione dei
processi operanti nella camera/camere magmatica/magmatiche dei Campi
Flegrei, attraverso prove sperimentali e analisi di laboratorio su
campioni rappresentativi di periodi di attività magmatica significativi
della storia dei Campi Flegrei, selezionati accuratamente in base alla
loro posizione stratigrafica.
RISULTATI
I ANNO
- Sviluppi metodologici
·
E´
stato installato dall´UR Carroll il laboratorio idrotermale a Camerino
per l´esecuzione contemporanea di esperimenti di lunga durata su più
campioni.
·
Sono stati eseguiti dall´UR Carroll nuovi esperimenti per
la stima della fugacità d´acqua in magmi alcalini presso il laboratorio
di Bristol (UK), utilizzando le fasi coesistenti Bt-San-Mt.
·
E´
in fase di allestimento finale da parte dell´UR D´Antonio il
laboratorio di geochimica isotopica e di spettrometria FTIR presso
l´Osservatorio Vesuviano.
·
Sono
state effettuate dall´UR Dingwell nuove sperimentazioni presso il
laboratorio di Monaco per studiare il processo di mixing/mingling, usando
campioni rappresentativi del magma più evoluto e di quello meno evoluto
emessi durante l´eruzione dell´Ignimbrite Campana (IC).
·
Sono stati effettuati dalle UR Ferrara e Petrini esperimenti
per stimare l´effetto sulla composizione isotopica del boro
dell´interazione tra vetro e acque.
·
E´
stata messa a punto dall´UR Petrini una nuova metodologia analitica NMR
su vetri naturali.
·
Le
analisi diffrattometriche, le analisi SEM-EDS, le analisi in microsonda,
le analisi spettroscopiche tramite NMR, EPR, mossbauer, le analisi ICP-AES
e ICP-MS, le analisi isotopiche di Sr, Nd, Pb e B, le analisi di
spettrometria FTIR, sono state effettuate da tutte le UR secondo
metodologie standard.
-
Acquisizione dati
·
Per il raggiungimento degli obiettivi del I anno di attività
del Task 2 le sei UR hanno lavorato collaborando tra di loro. In
particolare la strategia perseguita è stata quella di studiare gli stessi
campioni rappresentativi di fasi significative dell´attività degli
ultimi 60 ka dei Campi Flegrei. Sono stati studiati in maggior dettaglio i
prodotti dell´attività pre-IC e i prodotti con composizione meno
evoluta per definire la struttura, l´evoluzione e lo stato attuale del
sistema magmatico nel tempo.
·
Sono state effettuate dall´UR D´Antonio 150 analisi alla
microsonda elettronica di vetri e minerali in rocce poco evolute più
recenti di 12 ka, e in xenoliti rinvenuti in queste, 30 determinazioni
della composizione isotopica di Sr (87Sr/86Sr = 0.7068-0.7086), Nd
(143Nd/144Nd = 0.5124-0.5126) e Pb (206Pb/204Pb = 18.9-19.2) su roccia
totale in prodotti degli ultimi 60 ka di attività, 10 determinazioni
della composizione isotopica di Sr (87Sr/86Sr = 0.7077-0.7113), Nd
(143Nd/144Nd = 0.5121-0.5125) e Pb (206Pb/204Pb = 18.9-19.0) in xenoliti e
rocce ospiti, 35 analisi di elementi maggiori ed in tracce di campioni
delle eruzioni di Astroni.
·
Sono state effettuate dall´UR D´Antonio, in
collaborazione con l´UR Orsi, analisi geochimiche, isotopiche e
mineralogiche di 20 campioni prelevati a varie altezze da un carotaggio
per definire la chemostratigrafia dei prodotti dell´IC.
·
Sono state effettuate dall´UR Ferrara, in collaborazione
con l´UR D´Antonio, analisi isotopiche (Sr e B) e geochimiche di 20
campioni rappresentativi dell´attività precedente l´eruzione
dell´IC, dell´attività compresa tra IC e TGN (Tufo Giallo Napoletano)
e successivi alla messa in posto del TGN. Questi campioni presentano
δ11B tra -6.7 e –10.6‰ e rapporti B/Nb= 0.2 –1.2.
·
Sono state effettuate dall´UR Sbrana analisi in EDS di
campioni delle unità del fallout e delle unità di flusso ignimbritico
dell´IC, della Breccia Museo (BM), e di vari affioramenti occidentali ed
orientali; analisi in EDS su vetri residuali delle masse di fondo e sulle
fasi minerali presenti; analisi in EDS delle inclusioni silicatiche nei
cristalli di clinopirosseno della BM. Su cristalli selezionati della
Breccia Museo e dei flussi ignimbritici dell´IC è iniziato lo studio
microtermometrico. Nei campioni della BM le inclusioni ospitate nella
salite e all´interfaccia diopside-salite dei cristalli zonati hanno
temperature di omogenizzazione fra 850 e 1100°C (40 misure) indicative di
cristallizzazione da magmi a temperatura relativamente elevata.
·
Sono state effettuate dall´UR Sbrana analisi mineralogiche
e petrografiche e delle inclusioni silicatiche (MI) dei prodotti delle
eruzioni trachibasaltiche di Solchiaro e Minopoli 2. Le inclusioni nelle
olivine di Solchiaro hanno composizione basaltica e rappresentano i magmi
più primitivi dell´intera area flegrea. Nelle scorie di Solchiaro sono
presenti inclusi magmatici con masse di fondo a composizione latitica con
tessiture lobate che testimoniano chiaramente processi di mingling pre- o
sineruttivi tra magmi primitivi ed intermedi. Le MI presenti nelle olivine
dei prodotti di Minopoli 2 hanno composizione più evoluta, shoshonitica.
Entrambi i gruppi di inclusioni hanno tenori elevati in H2O e CO2 che
consentono di stimare pressioni minime di cristallizzazione di 3-6 kbar
per Solchiaro e 3-4 kbar per Minopoli. Questi dati preliminari sembrano
suggerire sistemi di cristallizzazione profondi ubicati tra 10 e 20 km di
profondità.
·
Sono state effettuate dall´UR Carroll analisi delle
inclusioni silicatiche in vari minerali presenti nei depositi di caduta
dell´eruzione dell´IC.
·
Sono stati elaborati dall´UR Petrini dati spettroscopici
sul TGN, per una correlazione tra caratteristiche strutturali dei
fusi/vetri e stratigrafia. I risultati ottenuti hanno mostrato la presenza
di ampie variazioni del grado di polimerizzazione del silicio nei vetri
durante le prime fasi della attività esplosiva e variazioni nello stato
di coordinazione dell´alluminio e del suo ruolo nella struttura,
interpretate come eredità strutturali di fusi di alta pressione e diversa
temperatura in rapida risalita. E´ stata messa in evidenza la
coesistenza di vetri a diversa composizione nei prodotti emessi durante le
fasi finali della eruzione, ed alcune evidenze spettroscopiche sono state
interpretate come dovute ad effettivo mescolamento tra fusi diversi a
scala delle unità strutturali.
-
Interpretazione e Modellistica
·
I dati geochimici, isotopici e termobarometrici finora
raccolti hanno permesso di formulare un´ipotesi sulla struttura del
sistema magmatico e la sua evoluzione nel tempo. Il sistema magmatico
Flegreo è costituito da un serbatoio profondo, ubicato nella crosta
medio-inferiore (10-20 km di profondità) dove magmi mantellici ristagnano
e si contaminano con fusi crostali. Questo sistema profondo alimenta a sua
volta il sistema superficiale ubicato a pochi km di profondità dove magmi
isotopicamente distinti differenziano, si mescolano ed eruttano. Il
sistema magmatico profondo alimenta direttamente i centri ubicati lungo le
faglie regionali alla periferia della caldera da cui sono stati emessi i
magmi meno differenziati e a più alta temperatura dei Campi Flegrei.
·
Studi di dettaglio su prodotti di singole eruzioni hanno
permesso di definire l´evoluzione nel tempo del sistema magmatico
superficiale prima e durante l´eruzione dell´IC.
·
L´evoluzione del serbatoio magmatico profondo è stata
modellata attraverso un processo di contaminazione di magmi mantellici
K-basaltici, simili ai prodotti meno evoluti di Procida, da parte di
materiali provenienti dal basamento crostale ercinico.
·
La modellazione dei dati NMR sui prodotti del TGN ha
permesso di definire un mescolamento sin-eruttivo di porzioni di magma con
storia termica diversa, già evidenziato su basi chimiche.
·
I dati relativi alle inclusioni silicatiche indicano che al
processo di cristallizzazione frazionata si sovrappongono processi di
mescolamento pre-eruttivi tra magmi relativamente primitivi e magmi
trachitici. La composizione dei vetri e delle MI segnala anche la presenza
di mescolamenti sin-eruttivi tra magmi diversi.
·
Tutti i risultati finora raggiunti concorrono ad evidenziare
la complessa struttura del sistema magmatico e l´importante ruolo del
processo di mingling pre- e sin-eruttivo tra magmi diversi.
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TASK
3 - Parametri fisici delle eruzioni, dinamiche eruttive e
meccanismi deposizionali
Ur partecipanti: UR3, UR7, UR9
OBIETTIVI I ANNO
-
Rilievi stratigrafici e vulcanologici nelle aree settentrionali,
interne ed esterne, della caldera del Tufo Giallo Napoletano. Analisi
stratigrafica e vulcanologica dei depositi dei vulcani di Astroni e Monte
Nuovo. Ricostruzione della sequenza dei depositi degli ultimi 12 ka. Stima
dei volumi di magma emessi e delle altezze delle colonne, e ricostruzione
della dispersione del maggior numero di depositi piroclastici possibile.
Selezione di campioni per analisi sedimentologiche e petrologiche.
- Selezione
di sezioni stratigrafiche e relativo studio dei caratteri strutturali e
tessiturali dei depositi piroclastici. Analisi delle variazioni di facies
occorrenti in funzione di cambiamenti della topografia del substrato e
della distanza dal centro eruttivo. Raccolta di un numero significativo di
campioni, rappresentativi di tutte le litofacies, sui quali saranno
effettuate analisi granulometriche.
- Campionatura preliminare in siti campione e misure di
laboratorio riguardanti i vari aspetti della suscettività magnetica e
della magnetizzazione rimanente.
RISULTATI
I ANNO
-
Sviluppi metodologici
·
E´
stato approfondito e implementato il modello fisico-sedimentologico
proposto dall´UR Dellino per i depositi di dry surge di Vulcano. Questo
modello può essere utilizzato per calcolare la pressione dinamica e
quindi per quantizzare la pericolosità dei flussi piroclastici turbolenti
e diluiti.
·
Sono
stati ulteriormente implementati da parte dell´UR Dellino i metodi di
analisi di immagini per lo studio quantitativo dei caratteri di forma
delle particelle di cenere ed è stato costruito un diagramma
classificativo binario, basato sul prodotto fra circolarità e
allungamento e fra rettangolarità e compattezza, che discrimina i clasti
prodotti da frammentazione fragile o duttile.
·
E´
stato messo a punto dall´UR Dellino un metodo per il calcolo della
dimensione frattale e per l´elaborazione statistica elementare e
multivariata dei risultati dell´analisi frattale. La sua applicazione ha
evidenziato la natura multifrattale di alcune particelle dovute a
frammentazione magmatica e la natura frattale di alcune particelle di
natura freatomagmatica.
·
La
metodologia già messa a punto dall´UR Lanza per la misura della
temperatura di messa in posto di depositi piroclastici si è dimostrata
idonea per l´analisi dei campioni della cCF.
·
Molte
rocce hanno una coesione minima, per cui è molto difficile o impossibile
prelevare campioni orientati per lo studio delle relazioni tra fabric e
magnetizzazione. Pertanto l´UR Lanza sta elaborando una procedura di
consolidamento in-situ che non alteri le caratteristiche magnetiche della
roccia.
- Acquisizione
dati
·
Sono
stati effettuati rilievi stratigrafici e vulcanologici nelle aree
settentrionali, sia interne che esterne alla caldera del Tufo Giallo
Napoletano ad integrazione degli studi già precedentemente effettuati dai
componenti dell´UR Orsi. Questi rilievi sono stati focalizzati
all´individuazione dei depositi delle eruzioni avvenute negli ultimi 12
ka e alla definizione della loro successione stratigrafica. Durante i
rilievi sono state effettuate misure stratimetriche delle unità
affioranti in circa 50 sezioni stratigrafiche.
·
La
sequenza dei depositi di Averno 2 è stata ricostruita e suddivisa in tre
Membri dall´UR Orsi. I livelli da caduta del Membro A sono dispersi
prevalentemente verso S-O. I Membri B e C sono costituiti da depositi da
surge con intercalati livelli da caduta. I depositi di ciascuno di questi
due Membri, che complessivamente coprono un´area di circa 20 km2
intorno al centro eruttivo, sono distribuiti in modo asimmetrico. Da tutte
le unità sono stati raccolti campioni per analisi sedimentologiche e
petrologiche.
·
L´eruzione
di Astroni ha generato una complessa sequenza di depositi prevalentemente
connessi ad attività freatomagmatica e solo subordinatamente magmatica,
ricostruita in dettaglio dall´UR Orsi. La sequenza include sette
successioni separate da paleosuoli. All´interno della depressione
morfologica della caldera di Agnano sono particolarmente abbondanti i
depositi da surge, mentre al suo esterno sono diffusi depositi pomicei da
caduta connessi con eventi stromboliani e/o subpliniani. Da tutte le unità
di Astroni sono stati prelevati campioni per analisi petrologiche. L´UR
Dellino, in collaborazione con l´UR Orsi, ha individuato le principali
sezioni stratigrafiche sulle quali ha iniziato lo studio di dettaglio dei
caratteri strutturali e tessiturali dei depositi e l´analisi delle
variazioni di facies. Sono stati prelevati campioni dalle principali unità
deposizionali ed è iniziato lo studio granulometrico e la stima dei
componenti e delle densità. I depositi da surge mostrano, soprattutto in
posizione prossimale, chiare strutture ad onda e associazioni verticali di
facies fra tappeto di trazione e strati finemente laminati.
·
Per l´eruzione di Agnano-Monte Spina, il cui quadro di
riferimento era già sufficientemente completo, gli studi hanno riguardato
aspetti connessi con l´impatto che un´eruzione di questo tipo può avere
sull´ambiente e sono stati condotti in collaborazione dalle UR Dellino,
Lanza, Macedonio, Orsi e Zuccaro. In particolare, l´UR Dellino, in
collaborazione con l´UR Orsi, ha categorizzato i depositi piroclastici di
questa eruzione in: surge, pyroclastic flow e caduta e ha individuato le
diverse litofacies. Le variazioni di facies dei depositi sono state
analizzate in funzione della distanza dal cratere e delle variazioni della
topografia del substrato. Sono state campionate le unità deposizionali
principali di tutte le sezioni studiate in dettaglio e sono state condotte
analisi granulometriche, stime dei componenti, analisi di densità e
vescicolarità e studio, al microscopio elettronico, della forma dei
clasti di cenere.
·
Sono
state effettuate campionature preliminari e misure di laboratorio al fine
di definire un quadro generale delle caratteristiche paleomagnetiche dei
vari litotipi e programmare la campionatura sistematica prevista per il II
anno. Sono stati analizzati circa 50 campioni provenienti da quattro
livelli dei prodotti di Agnano-Monte Spina. Il grado di definizione della
T di messa in posto è variabile da livello a livello. La miglior
definizione è stata ottenuta per il livello B2 nelle sezioni di Vallone
del Corvo (240°C<T<280°C) e del Campo di Calcio San Gennaro (380°C<T<400°C).
Le misure di fabric magnetico hanno fornito risultati di ottima qualità,
poichè la dispersione associata alle direzioni di suscettività
principali è sempre estremamente ridotta.
·
Per gli esperimenti sulle dinamiche di frammentazione, sono
stati scelti i depositi prossimali di Astroni (che presentano grosse bombe
e blocchi ossidianacei freschi) e quelli di Minopoli.
·
Per gli esperimenti sui processi di devetrificazione e
neoformazione, sono stati selezionati gli strati coesivi varicolori fini
di origine freatomagmatica del Membro E di Agnano-Monte Spina.
- Interpretazione
e Modellistica
·
Una
migliore conoscenza dei settori settentrionale e occidentale della cCF e
la ricostruzione della storia eruttiva di Averno 2 e di Astroni sono state
ottenute attraverso studi stratigrafici e vulcanologici.
·
Carte
delle isopache e delle isoplete per pomici e litici massimi di singoli
depositi da caduta, e carte della distribuzione areale di singoli depositi
da flusso, con particolare attenzione per quelli degli ultimi 5 ka, sono
state costruite sulla base dei risultati delle indagini stratigrafiche e
stratimetriche.
·
L´eruzione
di Averno 2 è stata dominata da fasi freatomagmatiche con intercalate
esplosioni magmatiche. I livelli da caduta del Membro A sono stati deposti
da colonne alte tra 4 e 7 km. La distribuzione asimmetrica dei depositi da
surge dei Membri B e C indica che la paleomorfologia ha influenzato la
loro deposizione.
·
I
differenti depositi della sequenza di Astroni si sono formati
probabilmente durante una unica eruzione di lunga durata con sette fasi
parossistiche. L´applicazione del modello sedimentologico (UR Dellino) ha
consentito di calcolare per i surge una velocità media di circa 22 m/s
alla base del vulcano, una densità media di circa 9.7 kg/m3 e
una pressione dinamica media di circa 2.4 kPa.
·
L´interpretazione
combinata dei dati di campagna e dei dati di laboratorio ha permesso di
ipotizzare che durante l´eruzione di Agnano-Monte Spina si verificarono
sia dinamiche di frammentazione magmatica che dinamiche di frammentazione
freatomagmatica. In alcune fasi eruttive queste due dinamiche furono
attive contemporaneamente e portarono alla formazione di depositi
"misti" per i quali è stato proposto un modello vulcanologico
interpretativo. Le direzioni di flusso ottenute con metodi paleomagnetici
suggeriscono che la paleotopografia influenzò il movimento delle correnti
piroclastiche. L´associazione verticale di facies fra tappeto di
trazione e strato finemente laminato, individuata nei depositi da surge
dei livelli B2 ed E2, è stata associata al passaggio di un singolo
flusso. Le zone dove i flussi riuscirono a sormontare la topografia e
quelle dove furono "bloccati" dagli ostacoli morfologici più
elevati sono state individuate attraverso l´analisi delle variazioni di
facies dei depositi a ridosso delle colline dei Camaldoli e di Posillipo.
L´applicazione del modello sedimentologico (UR Dellino) suggerisce per i
surge del livello E2, nella zona della Solfatara, valori medi di velocità
di circa 35 m/s, di densità di circa 6.5 kg/m3 e di pressione
dinamica di circa 4 kPa. I surge del livello B2, nella zona a nord
dell´ostacolo morfologico di Contrada Romano, avevano velocità media di
circa 17 m/s, densità media di circa 13 kg/m3 e pressione
dinamica media di circa 1.9 kPa.
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TASK
4 - Modelli fisici di dispersione piroclastica ed eventi bradisismici
nella caldera dei Campi Flegrei, e impatto delle eruzioni esplosive
sull´uomo e sull´ambiente
UR partecipanti: UR8, UR14
OBIETTIVI
I ANNO
- Integrazione
dei dati prodotti dall´UR Orsi con i modelli di dispersione
piroclastica;
- Analisi
dei modelli di scambio termico esistenti da utilizzare per l´area
flegrea;
- Raccolta
dati mediante tecnica aerofotogrammetrica, delle caratteristiche
tipologiche richieste per la classificazione della vulnerabilità
vulcanica;
- Campagna
di rilevamento per mezzo di interviste guidate, al fine di caratterizzare
i Comuni rispetto alla tipologia costruttiva degli edifici ed immissione
dei dati in mappa;
- Campagna
di rilevamento delle aperture di un edificio campione con determinata
tipologia costruttiva e confronto e/o integrazione con i risultati del
Progetto CEE Vesuvio.
- Raccolta
dati e valutazione della vulnerabilità delle tipologie costruttive dei
tetti degli edifici nell´area investigata;
- Raccolta
dati e valutazione dei limiti di resistenza delle diverse tipologie
strutturali all´impatto di frammenti balistici;
- Calibrazione
dei parametri probabilistici richiesti per la correzione statistica delle
frequenze tipologiche derivate con il metodo QAO.
RISULTATI
I ANNO
- Sviluppi metodologici
·
E´
stato adottato un nuovo metodo per la stima del volume di un deposito,
mediante best fit della massa totale simulata con un modello di fall-out e
i dati di terreno. L´eruzione di Agnano-Monte Spina è stata analizzata
utilizzando campioni raccolti sul terreno (dall´UR Orsi), ed un modello
di ash fall-out precedentemente sviluppato. La porzione grossolana della
distribuzione granulometrica del deposito campionato è stata ottenuta
mediante setacciatura standard, mentre la parte fine è stata analizzata
utilizzando un Coulter counter, in collaborazione con l´UR Dellino.
·
E´
stata svolta una ricerca per individuare software commerciale o di
pubblico dominio in grado di simulare il trasporto di calore o di massa
nel sottosuolo, sotto differenti ipotesi. I risultati mostrano che nessuno
dei codici esistenti è in grado di descrivere in diversi aspetti
contemporaneamente.
-
Acquisizione dati
·
Dati
di campagna e di laboratorio prodotti dall´UR Orsi sui due livelli da
caduta B1 e D1 dell´eruzione di Agnano Monte Spina, sono stati
analizzati utilizzando un modello di caduta di cenere precedentemente
sviluppato. Ciascuno dei due livelli è stato studiato e campionato in
cinque differenti affioramenti. I dati prodotti comprendono spessore del
deposito, dimensioni delle particelle, e analisi dei componenti. Lo
spessore dei depositi è stato dapprima convertito in carico (kg/m2)
mediante la densità misurata sul terreno, successivamente, i parametri
del modello (massa totale eruttata, velocità del vento, altezza della
colonna eruttiva, e distribuzione della velocità di caduta della cenere
nella colonna eruttiva) sono state stimate mediante best fit con i dati di
campagna (spessori del deposito). La direzione del vento è stata stimata
direttamente dalla direzione dell´asse principale di dispersione delle
due unità deposizionali (vedi UR Orsi). In questa fase, la presenza di
materiale fine nella colonna eruttiva non è stata considerata in quanto
il materiale fine emesso durante eruzioni esplosive viene trasportato
molto lontano dal cratere e produce depositi sottili, spesso rimaneggiati
e difficili da campionare. Inoltre, i balistici non sono considerati nel
modello. Nei prossimi mesi i parametri ottenuti verranno confrontati con
quelli derivati con altri metodi (es. modello di Pyle, ecc.). La
definizione di questi dati, ed in particolare la massa totale eruttata, è
estremamente importante per le applicazioni del modello alla pericolosità
da caduta di cenere nell´area flegrea.
·
Tre
codici numerici risultano essere particolarmente adatti per la simulazione
dei processi geotermali nella caldera dei Campi Flegrei; questi sono
GEOCRACK, MARC e TOUGH2. GEOCRACK è un programma per lo studio di campi
geotermici, che consente di eseguire analisi delle deformazioni
strutturali accoppiate al flusso di massa fluida e di calore. Esso può
essere usato per risolvere molti problemi, tra cui quelli inerenti
all´elasticità e al trasferimento di calore. Tuttavia, la sua
prerogativa è di calcolare il flusso in rocce fratturate, dove il flusso
è fortemente dipendente dall´apertura delle fratture, che a sua volta
è una funzione dello stress di contatto e della deformazione termica.
Nella versione attualmente disponibile, le proprietà del fluido sono
costanti, tranne la viscosità che può essere resa dipendente dalla
temperatura. MARC Finite Element Analysis è un pacchetto per analisi
ingegneristiche avanzate, con particolare riguardo per i problemi
stazionari e transienti non lineari, sia strutturali, sia termici. Il
programma offre un´amplissima collezioni di procedure di analisi,
elementi, materiali e funzioni. E´ stato utilizzato per applicazioni
industriali e si è sempre dimostrato molto affidabile. Le applicazioni
tipiche includono l´analisi di grandi deformazioni e problemi con
accoppiamento termo-meccanico. Una rappresentazione estremamente accurata
permette di trattare non linearità dovute sia al comportamento dei
materiali, sia alla presenza di grandi deformazioni, sia alle condizioni
al contorno. I problemi fisici possono essere modellizzati con una vasta
scelta di elementi, tra cui materiali porosi con presenza di un fluido
mono-fase. Tuttavia, in quest´ultimo caso il problema termo-meccanico
non può essere risolto con un accoppiamento esplicito. Inoltre, le
proprietà del fluido sono costanti con la temperatura. TOUGH2 è un
simulatore generico di flusso di massa e di calore, con applicazioni
nell´ingegneria dei campi geotermici, dello smaltimento dei rifiuti
nucleari e a problemi di contaminazione ambientale. Tutte le proprietà
del fluido dipendono dalla temperatura e il programma può trattare un
flusso bi-fase di un fluido acquoso e nella fase di gas, multi-componente
e con la presenza di traccianti. Tuttavia, la matrice porosa è
indeformabile e non è possibile eseguire un´analisi termo-meccanica
accoppiata, nè un´analisi strutturale successiva.
·
E´
stata effettuata una campagna di misura per integrare i dati relativi alla
vulnerabilità sismica raccolti precedentemente raccolti nella stessa
area. In particolare è stata effettuata una campagna per caratterizzare
le tipologie dei fabbricati dei diversi Comuni, attraverso un´intervista
guidata, con informazioni geo-referenziate raccolte nel comune di
Pozzuoli. In questo comune, sono stati raccolti campioni, scelti
casualmente, per le aperture (porte, finestre, ecc.), per le costruzioni
aventi tipologia strutturale simile a quella compresa nella
classificazione strutturale della scala macrosismica EMS ´98 per la
quale la distribuzione era già nota a Pozzuoli da un precedente progetto
sulla vulnerabilità sismica dell´area. Sono state studiate le
differenti tipologie dei tetti, riscontrabili nell´area.
L´interpretazione aereofotogrammetrica è completa per il comune di
Pozzuoli, che rappresenta oltre il 50% degli edifici studiati (così
programmata per il primo anno del Progetto). Tuttavia, i dati di altri
fattori di vulnerabilità, come la pericolosità per oggetti trasportati,
non sono stati ancora raccolti. Infine, sono stati raccolti dati
demografici per l´area di Pozzuoli.
-
Interpretazione e Modellistica
·
L´attività
sismica ai Campi Flegrei, che ha accompagnato la crisi bradisismica nel
2000, è stata caratterizzata da eventi monocromatici a bassa frequenza
(<4Hz), seguiti da eventi a più alta energia e frequenza di tipo
vulcano-tettonico, simili a quelli registrati durante le crisi del 1969-70
e 1982-84. L´estrapolazione del profilo di temperatura misurato nei
pozzi profondi (Mofete e S. Vito) ottenuto per mezzo di modelli numerici
di convezione supercritica dimostrano che nei primi 2km la temperatura è
molto vicina alla curva di saturazione del vapore. Quindi, una piccola
sovrappressione è in grado di far salire fluidi caldi ad una più bassa
pressione di confinamento che può generare la vescicolazione. Il rapido
aumento dell´energia del rumore registrato alla Solfatara il 25 marzo
2000, e la presenza di eventi monocromatici a bassa frequenza, potrebbero
essere la conseguenza di un aumento di pressione nel sistema termodinamico
indotto da un aumento di pressione nel sistema magmatico.
·
I
risultati di indagini di laboratorio sulla distribuzione delle classi
granulometriche e sulla morfologia dei frammenti di cenere di depositi
della sequenza di Agnano-Monte Spina condotte dall´UR Dellino, sono
stati ulteriormente elaborati per convertire la distribuzione delle classi
granulometriche in distribuzione di velocità terminale, assumendo le
particelle di forma sferica.
·
E´
stata valutata la probabilità di definire uno specifico fattore di
vulnerabilità vulcanica a una specifica tipologia strutturale EMS ´98.
Questo risultato permetterà di estendere le informazioni raccolte a
campione a tutto l´insieme degli edifici studiati. E´ stata elaborata
una classificazione tipologica dei tetti e delle aperture a cui sono stati
associati i più probabili carichi limite di collasso. Sono stati
sviluppati specifici modelli per valutare il carico limite del materiale
non reagente a trazione (come volte murarie) e il carico di collasso dei
tetti in cemento armato, ferro o legno.
PRODOTTI
DELLA RICERCA
-
n° 14 articoli su riviste internazionali;
-
n° 4 articoli su riviste nazionali;
-
n° 4 articoli in preparazione;
-
n° 24 presentazioni a congressi;
-
n° 1 rapporti interni dell´Osservatorio Vesuviano;
-
n° 3 banche dati;
-
n° 3 codici di calcolo;
-
n° 2 metodologie analitiche;
-
n° 1 carta tematica.
-
Altri prodotti:
·
Banca
dati geochimici (elementi maggiori ed in tracce) ed isotopici (Sr, Nd, Pb)
su prodotti dei Campi Flegrei degli ultimi 60 ka di attività – UR
D´Antonio.
·
Banca dati dei lineamenti strutturali riconoscibili
attraverso remote sensing e presenti lungo la fascia appenninica
prospiciente la Piana Campana a est e nord-est dei Campi Flegrei – UR
Faccenna.
·
Banca dati sulle caratteristiche delle Tipologie
strutturali, dei Tetti e delle Aperture del Comune di Pozzuoli – UR
Zuccaro.
·
Mappa
delle Tipologie Strutturali degli edifici di Pozzuoli – UR Zuccaro.
·
Nuovo
metodo per la stima dei volumi di depositi piroclastici da caduta – UR
Macedonio.
·
Software
per la tomografia di probabilità 3D per campi em induttivi – UR
Patella.
·
Metodologia
per l´analisi NMR su vetri naturali – UR Petrini.
·
Il codice di calcolo per la valutazione del collasso limite
degli archi, già sviluppato durante precedenti ricerche, è stato
modificato ed adattato al caso di studio – UR Zuccaro.
·
Il codice di correzione statistica dell´interpretazione
aerofotogrammetria (QAP) è stato adattato al progetto in corso – UR
Zuccaro.
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Elenco pubblicazioni (include lavori in stampa e sottomessi)
Acocella
V. and Funiciello R. – 2001. Transverse structures and volcanic activity
along the Tyrrhenian margin of central Italy. Mem. Soc. Geol. It., in
press.
Acocella
V., Cifelli F. and Funiciello R. – 2001. Formation and architecture of
nested collapse calderas: insights from analogue models. Terra Nova, in
press.
Acocella V., Cifelli R. and
Funiciello R. – 2001. Formation of non-intersecting nested collapse
calderas: insights from analogue models. EGS XXVI Gen. Ass., Nice,
France, 25 - 30 March 2001. Abs. Vol.: 80.
Acocella
V., Cifelli R., Funiciello R. – 2000. Experimental models of resurgent
domes: implications for volcanic activity. IAVCEI meeting, Bali,
Indonesia, July 2000. Abstr. Vol.: 260.
Braia G., Carroll
M., Di Vito M., Isaia R., Orsi G. and Piermattei M. – 2001. The Averno 2
eruption in the Campi Flegrei caldera, Italy. EGS XXVI Gen. Ass., Nice
France, 25-30 March 2001. Geophys. Res. Abs.
Bruno
P.P., Di
Fiore V. and Rapolla A. - 2001. Study of deep structure in the Gulf of
Naples and Gulf of Pozzuoli by reflection seismic method., in prep.
Bruno
P.P., Di
Fiore V., Rapolla A. and Cuozzo E. – 2001. Tectonics and morphology of
the carbonate basement and correlation with the volcanism in the gulf of
Naples. EGS XXVI Gen. Ass., Nice, France, 25 - 30 March 2001.
Abs. Vol.
Büttner
R., Dellino P., La Volpe L., Lorenz V. and Zimanowski B. -
2001.Thermohydraulic explosions in phreatomagmatic eruptions as evidenced
by the comparison between pyroclasts and products from Molten Fuel Coolant
Interaction experiments. J. Geophys. Res., submitted.
Cella
F., Fedi M., Florio G., Grimaldi M. and Rapolla A. - 2001. 3D modelling of
the Somma-Vesuvius volcanic area (Campania, Italy) by inversion of gravity
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XXVI Gen. Ass., Nice, France, 25 - 30 March 2001.
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1144.
Costa A. – 2001.
Ricostruzione fisico-numerica dei depositi da caduta dell´eruzione di
Agnano-Monte Spina (4100 anni fa), Internal Rep., Osservatorio Vesuviano,.
Costa A., de Vita
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Agnano-Monte Spina eruption (Campi Flegrei, Italy): field observations and
modelling of the fallout deposits. EGS XXVI Gen. Ass., Nice, France, 25 -
30 March 2001. Geophys. Res. Abs.
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open-system chambers. Nature, 411: 1037-1039.
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geophysical data acquired off the Ischia island (Italy, Tyrrhenian sea)
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explored by NMR spectroscopy: application to the Neapolitan Yellow Tuff.
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Flegrei caldera (Italy). EGS XXVI Gen. Ass., Nice, France, 25 - 30 March
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ash particles contour: a test study on the utility and volcanological
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Sequences: Implications For Fragmentation Processes Of The Agnano-Monte
Spina Tephra (4.1 Ka), Phlegraean Fields (Southern Italy). Bull. Volcanol.,
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Sequence Of The Agnano-Monte Spina Eruption (4.1 Ka) At Phlegraean Fields
(Southern Italy). EGS Gen. Ass., Nice, 25-30 March 2001.
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eruption (Campi Flegrei caldera), J. Volcanol. Geotherm. Res., in revision.
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evolution deduced from Sr, Nd and Pb isotope data: the past 60 ka Campi
Flegrei (Italy) history, J. Petrol., submitted.
Petrini R., Forte
C., Orsi G., Piochi M., Pinzino C. and Pedrazzi G. - 2001. Influence of
magma dynamics on melt structure: spectroscopic studies on volcanic
glasses from the Cretaio Tephra of Ischia (Italy). Contrib.
Mineral. Petrol., 140:
532-542.
Petrini R., Forte
C., Tonarini S. and Ferrara G. - 2000. The melt structural control on
11B/10B fractionation at magmatic temperature: a combined TIMS and NMR
study on the biotite/glass couples in magmas from the Neogenic-Quaternary
volcanism of central Italy. Plinius, 24:
170-171.
Petrini, R.; Orsi,
G.; Piochi, M.; Forte, C. and Slejko, F. – 2001. Selective 87Sr
enrichment and water speciation in volcanic glasses during explosive
eruptions: a combined TIMS and NMR study on the Cretaio Tephra. In prep..
Signorelli S.,
Vaggelli G., Romano C. and Carroll M.R. – 2001. Volatile zoning (H2O,
F, Cl, S) of Campanian Ignimbrite magmas (Phlegrean Fields, Italy):
evidence from the study of glass inclusions and matrix glasses. Contrib.
Mineral. Petrol., 140: 543-553.
Tonarini
S., Civetta L, D´Antonio M, Ferrara G., Leeman W. P. and Necco A. - 2001
Boron geochemistry in the Phlegrean Volcanic District (PVD): role of
subduction in the magma genesis. EGS
XXVI Gen. Ass., Nice, France, 25 - 30 March 2001.
Geophys. Res. Abs., GRA3: 1182
Tonarini S.,
Civetta L., D´Antonio M., Ferrara G., Leeman W. P.. and Necco
A. – 2000. B/Nb and δ11B
systematics in the Phlegrean Volcanic District
(PVD) and Aeolian Islands (relationship between calc-alkaline and
potassic orogenic magmatism in Southern Italy). Gldschmidt Conf., J. Conf.
Abs., 5(2): 1013
Vanorio
T., Prasad M., Patella D. and A.Nur – 2001. An experimental study of
petrophysical properties of volcanic rocks from Etna and Phlegrean Fields.
Geophys. J. Intern., in press.
Zanchetta G., Di Vito M. A., Fallick A.E.
and Sulpizio R. - 2000. Stable isotopes of pedogenic carbonates from the
Somma-Vesuvius area, southern Italy, over the last 18 kyr: palaeoclimatic
implications. J. Quat. Sci., 15(8): 813-824.
Zuccaro
G. and Binetti A. – 2001.
Risposta Sismica Di Un Portale Ad Arco In Materiale Nrt Sotto L´azione
Di Carichi Verticali Particolari. X
Conv. Naz. "L´Ingegneria Sismica in Italia", Potenza and Matera
9 - 13 Sept. 2001.
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Simulazione
di scenari eruttivi ai Campi Flegrei basata su studi di campagna, di laboratorio e
numerici, e implicazioni per l´hazard vulcanico
Coordinatore
scientifico del progetto
Paolo
Papale - Ricercatore
Istituto
Nazionale di Geofisica
Dip.to
Scienze della Terra, Pisa
Partecipanti al
progetto
UR#
|
AFFERENZA
|
RESPONSABILE
|
1
|
INGV,
Pisa
|
Papale
Paolo
|
2
|
Dip.
Sci. Terra, Univ. Pisa
|
Rosi
Mauro
|
3
|
DSG
Univ. Roma Tre
|
Romano
Claudia
|
4
|
CNR,
Pisa
|
Neri
Augusto
|
OBIETTIVI
GENERALI
L´obiettivo della
presente ricerca è costituito dalla definizione quantitativa degli
scenari vulcanici alla caldera dei Campi Flegrei. Sono state selezionate
alcune eruzioni di riferimento nella storia eruttiva del vulcano,
costituite dall´eruzione dell´Ignimbrite Campana (36 ka), di Agnano
Monte Spina (4400 BP), di Astroni (3700 BP), e di Monte Nuovo (1538 AD).
Tali eruzioni coprono un range di intensità e magnitudo pari a quello che
caratterizza l´intera storia eruttiva dei Campi Flegrei. L´eruzione di
Agnano Monte Spina rappresenta l´Evento Massimo Atteso (sito web del
GNV, Marzo 1999), ed è quindi selezionata per più approfondite indagini
all´interno del progetto. L´eruzione dell´Ignimbrite Campana, e le
due più recenti di Astroni e Monte Nuovo, rappresentano casi
rispettivamente a maggiore e minore intensità eruttiva.
L´obiettivo del
progetto verrà raggiunto attraverso la realizzazione dei seguenti gruppi
di temi di ricerca (tasks):
1.
Studi di Terreno.
Gli studi di terreno
sono indirizzati alla selezione di livelli stratigrafici, all´interno di
ciascuna delle eruzioni di cui sopra, di maggiore interesse per
l´obiettivo del progetto, alla ricostruzione della loro stratigrafia e
dispersione, al campionamento per i successivi studi di laboratorio, e al
confronto con le predizioni ottenute attraverso le simulazioni numeriche.
I livelli stratigrafici che saranno selezionati comprendono quelli
prodotti durante fasi di ricaduta da colonne eruttiva e fasi di flusso
piroclastico.
TASK 1.1: Selezione dei
livelli stratigrafici di maggiore interesse per il progetto, ricostruzione
della loro stratigrafia e dispersione, e campionamento
- Responsabili: Mauro
Rosi, Antonella Bertagnini
- Collaboratori:
Patrizia Landi, Margherita Polacci, Andrea Di Muro, Paolo Papale
2.
Studi di
Laboratorio.
Gli studi di laboratorio
sono indirizzati alla determinazione delle proprietà fisiche, chimiche,
reologiche, e petrologiche, e al comportamento fisico dei campioni
provenienti dai livelli stratigrafici selezionati, alla ricostruzione
delle condizioni prima e durante l´eruzione, e alla definizione di
equazioni costitutive per le simulazioni numeriche.
TASK 2.1: Studio
petrochimico dei prodotti vulcanici
- Responsabili: Patrizia
Landi, Mauro Rosi
- Collaboratori:
Antonella Bertagnini, Margherita Polacci
TASK 2.2: Determinazione
della viscosità dei magmi
- Responsabili: Claudia
Romano, Donald B. Dingwell
- Collaboratori: Daniele
Giordano, Brent Poe, Lucio Costa
TASK 2.3: Studi di
petrologia sperimentale
- Responsabile: Malcolm
J. Rutherford
- Collaboratori: Angela
Roach
TASK 2.4: Determinazione
sperimentale del carico di rottura del magma e del comportamento alla
frammentazione
- Responsabile: Donald
B. Dingwell
-
Collaboratori: Oliver Spieler, Margherita Polacci
TASK 2.5: Determinazione
della diffusività dei volatili
- Responsabili: Carmela
Freda, Claudia Romano
- Collaboratori: Don
Baker, Piergiorgio Scarlato, Paolo Papale
TASK 2.6:
Caratterizzazione tessiturale dei piroclasti
- Responsabili:
Margherita Polacci, Mauro Rosi, Paolo Papale
- Collaboratori:
Patrizia Landi, Laura Pioli
3.
Studi Numerici.
Gli studi numerici sono
indirizzati alla simulazione delle dinamiche multifase di risalita,
degassamento, frammentazione, accelerazione, e dispersione dei magmi
nell´atmosfera e lungo flussi piroclastici.
TASK 3.1: Simulazione
numerica della dinamica di risalita dei magmi
- Responsabile: Paolo
Papale
- Collaboratori:
Margherita Polacci, Augusto Neri
TASK 3.2: Simulazione
numerica del processo di dispersione gas/piroclasti e della dinamica dei
flussi piroclastici
- Responsabile: Augusto
Neri
- Collaboratori: Paolo
Papale, Tomaso Esposti Ongaro, Andrea Di Muro, Dimitri Gidaspow, Mauro
Rosi
Il
prodotto finale della presente ricerca è rappresentato dalla definizione
quantitativa di scenari eruttivi ai Campi Flegrei, con particolare enfasi
alla descrizione dell´eruzione di Agnano Monte Spina che rappresenta
l´Evento Massimo Atteso nell´area. Tale prodotto costituirà una base
per la definizione quantitativa della pericolosità vulcanica ai Campi
Flegrei, e un riferimento per la valutazione del rischio vulcanico.
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TASK
1.1 - Selezione di livelli stratigrafici di maggiore interesse per il
progetto, ricostruzione della loro stratigrafia e dispersione, e
campionamento
UR
PARTECIPANTI: UR2
OBIETTIVI
I ANNO
Stratigrafia,
granulometria, distribuzione dei componenti e campionamento delle eruzioni
di Agnano Monte Spina e dell´Ignimbrite Campana; inizio delle ricerche
sull´eruzione di Monte Nuovo, e campionamento preliminare delle eruzioni
di Monte Nuovo e di Astroni.
RISULTATI
I ANNO
Agnano
Monte Spina
Durante
una prima campagna di studio, sono state identificate le fasi eruttive
(corrispondenti ai membri B e D, de Vita et al. 1999) giudicate di
maggiore interesse per il progetto. Sono stati campionati sia clasti
juvenili che livelli di tephra per le analisi all´interno dei tasks 1 e
2.
Nel
corso di una campagna di terreno svolta insieme ai responsabili del
progetto GNV n. 16, è stato raggiunto un sostanziale accordo sulla
successione stratigrafica generale e la sequenza delle fasi principali che
hanno caratterizzato l´eruzione. Di conseguenza, è stato deciso di
utilizzare la nomenclatura dei livelli eruttivi già pubblicata, e di
raggruppare tali livelli una Unità Inferiori (membri A-C), Unità
Intermedie (membro D), e Unità Superiori (membri E-F), sulla base delle
principali fasi di quiescenza dell´attività eruttiva.
In
due ulteriori campagne di terreno, i seguenti argomenti sono stati
identificati per ulteriori e più approfondite indagini.
Flusso
di massa durante le fasi pliniane
La
dispersione dei livelli di ricaduta accumulatisi durante le fasi eruttive
B1 e D1 è stata studiata dai ricercatori di entrambi i progetti 16 e 17,
con lo scopo di ricostruire le altezze delle colonne eruttive e i flussi
di massa associati. L´applicazione del metodo di Carey e Sparks (1986)
alle isoplete dei litici produce altezze di 20 e 22 km per le fasi B1 e
D1, rispettivamente. I flussi di massa associati risultano uguali a 2.5
- 2.8x107 e 4.2 - 5.0x107 kg/s. Il secondo range di
valori va considerato come una stima minima per la fase D1, in quanto
durante tale fase si sono verificati collassi parziali di colonna. Le
altezze della colonna ottenute da de Vita et al. (1999) risultano maggiori
del 15-20%, a causa del diverso metodo utilizzato (Pyle 1989). L´uso
contemporaneo dei metodi di Carey e Sparks (1986) e Wilson e Walker
(1987), e le incertezze relative alla ricostruzione dell´altezza della
colonna eruttiva, permettono la ricostruzione di un range di flusso di
massa ritenuto possibile per ciascuna fase eruttiva considerata: fase B1:
2.5 x 107 – 108 kg/s; fase D1: 4 x 107
– 1.8 x 108 kg/s. Questi range sono utilizzati all´interno
degli studi numerici, tasks 3.
Sia
la larghezza dell´area di dispersione che la granulometria del livello
basale di ricaduta A1 suggeriscono un´origine da una colonna eruttiva più
alta di quella ricostruita da de Vita et al. (1999) (5 km). Di
conseguenza, verranno ricostruite nuove isoplete di questo livello, al
fine di quantificare il livello di massa durante la fase iniziale
dell´eruzione.
Fasi
esplosive magmatiche e freatomagmatiche
Dati
preliminari sui membri B e D sembrano suggerire l´esistenza di due fasi
principali di messa in posto di tipi diversi di flussi piroclastici,
ciascuno associato a una propria dinamica eruttiva.
I
flussi piroclastici prodotti durante una prima fase non sembrano
coesistere con una colonna convettiva sostenuta in grado di disperdere
clasti litici o pomicei di dimensioni centimetriche. Nei depositi
relativi, la granulometria fine e le evidenze di condensazione di vapore
(lapilli accrezionari) appaiono testimoniare un´origine da attività
esplosiva di tipo freatomagmatico.
I
flussi piroclastici messisi in posto durante una successiva fase eruttiva
appaiono contemporanei alla presenza di una colonna convettiva
sub-pliniana. Almeno nelle fasi iniziali, i depositi non mostrano alcuna
evidenza di condensazione di vapore. La presenza di fango interstiziale
nella parte finale del deposito di ricaduta appare connessa ad una
interazione tra i flussi piroclastici e l´acqua del mare, piuttosto che
ad attività freatomagmatica.
Origine dei
livelli cineritici a grande dispersione
All´interno
dei membri A ed E sono stati identificati livelli cineritici con diverse
caratteristiche di dispersione (NE e N-NE) e che includono le città di
Napoli e Aversa. L´interpretazione di tali livelli (de Vita et al. 1999)
come depositi prodotti da correnti piroclastiche (surge) sembra per il
momento questionabile sulla base dei dati sedimentologici.
Intendiamo quindi condurre uno studio di dettaglio di questi livelli, che
riteniamo invece potersi essere prodotti come ricaduta di cenere da plumes
convettivi.
Ignimbrite
Campana
Durante una prima indagine di terreno, sono
stati campionati i depositi di ricaduta distali per le analisi di
laboratorio ai tasks 1 e 2.
Monte
Nuovo
Durante
il quarto periodo di indagini di terreno, le caratteristiche macroscopiche
dei prodotti della fase finale dell´eruzione (terza e quarta fase, Di
Vito et al. 1987) sono state investigate.
Le
caratteristiche dei componenti juvenili di entrambe le fasi considerate
sembrano molto simili, e non appaiono compatibili con una origine da
attività di tipo stromboliano come descritto in letteratura. Appare
invece più probabile una origine connessa alla messa in posto e
frammentazione di un duomo di lava di piccolo volume. E´ importante
tenere conto del fatto che la maggior parte delle vittime si ebbero
durante tali fasi eruttive.
Bibliografia
Citata
Carey S and Sparks
RSJ (1986) Quantitative models of the fallout and dispersal of tephra from
volcanic eruption columns. Bull. Volcanol. 48: 109-125
De Vita et al.
(1999) The Agnano-Monte Spina eruption (4100 years BP) in the restless
Campi Flegrei caldera (Italy). Journ. Volcanol. Geoth. Research
91:269-301
Di Vito M, Lirer
L, Mastrolorenzo G, Rolandi G (1987) The 1538 Monte Nuovo eruption (Campi
Flegrei, Italy). Bull. Volcanol. 49:608-615.
Pyle DM (1989) The
thickness, volume and grain-size of tephra fall deposits. Bull.
Volcanol. 51: 1-15
Wilson L and
Walker GPL (1987) Explosive Volcanic Eruptions – VI. Geophys. J. R. Astr.
Soc. 89: 657-679.
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TASK
2.1 - Studio petrochimico dei prodotti vulcanici
UR
PARTECIPANTI: UR2
OBIETTIVI
I ANNO
Analisi
di campioni delle eruzioni dell´Ignimbrite Campana e di Agnano Monte
Spina; selezione di campioni per studi di inclusioni fluide
RISULTATI
I ANNO
Gli
studi si sono concentrati sull´eruzione di Agnano Monte Spina, per la
quale abbiamo riorganizzato i dati petrochimici dalla letteratura, oltre
che quelli ottenuti in passato da Bertagnini A., Landi P. and Rosi M. di
Pisa, abbiamo rivisitato i più importanti affioramenti, raccolto nuovi
campioni e condotto studi specifici di tipo geochimico e mineralogico. I
campioni sono stati raccolti nella sezione-tipo selezionata come
rappresentativa della stratigrafia dell´eruzione (vd task 1.1), dove tre
principali membri di ricaduta (Inferiori, Intermedi, e Superiori)
affiorano. In particolare, la nostra attenzione si è concentrata sui
livelli di ricaduta B1 e D1, che appartengono alle unità Inferiori e
Intermedie, rispettivamente.
Eruzione di Agnano Monte Spina: caratteristiche
composizionali
Tutti
i prodotti eruttati durante l´eruzione di AMS hanno una composizione di
tipo trachitico evoluto, al limite tra trachiti e alcali-trachiti.
Il
membro Inferiore (che comprende il livello B1) ha una composizione
leggermente più evoluta rispetto ai membri Intermedio (che comprende il
livello D1) e Superiore.
Le
fasi minerali consistono di feldspati, sia sanidino che plagioclaso,
pirosseno, biotite, e minori ossidi. Il contenuto in cristalli varia
dall´8% in peso (alla base) fino all´11% in peso (at tetto) nel
livello B1, ed è compreso tra il 9 e 10% in peso nel livello D1. Tra i
membri Inferiore e Intermedio si assiste ad una repentina variazione nel
contenuto in minerali femici e felsici (libello B1: felsdpati 67% in peso,
femici 32% in peso, aggregati di cristalli 1% in peso; livello D1:
feldspati 35% in peso, femici 65% in peso, aggregati di cristalli 1% in
peso). Tali dati, relativi alla quantità e distribuzione dei minerali nei
livelli B1 e D1, sono stati utilizzati all´interno delle simulazioni
numeriche ai task 3.
I
prodotti chimicamente più evoluti dell´eruzione di AMS non sono
rappresentati nella sezione tipo. Essi consistono di clasti pomicei che
formano depositi di flusso piroclastico nella sequenza di Cavone degli
Sbirri, lungo il bordo della caldera.
Composizione dei minerali e della matrice vetrosa
Tre
gruppi di campioni di pomici (provenienti dai livelli B1 e D1, e dal
flusso piroclastico di Cavone degli Sbirri) sono stati selezionati per gli
studi composizionali sui minerali e sulle matrici vetrose.
I
dati raccolti indicano che:
·
il
feldspato potassico ha una composizione alquanto omogenea in tutti i
campioni, variando da Or70 a Or80 con BaO da < 0.5 a 2.2% in peso;
·
i
cristalli di plagioclasio delle pomici di D1 hanno composizioni An70 -
An80, sono cribrati con larghe inclusioni vetrose e spesso presentano
bordi fortemente arrotondati. I plagioclasi del magma piu´ evoluto hanno
normalmente larghi nuclei riassorbiti, identici in composizione ed aspetto
ai plagioclasi del livello D1, e bordi privi di inclusioni, a composizione
piu´ sodica (An45 -An70) che crescono in equilibrio con la pasta di
fondo.
·
la
matrice vetrosa ha composizione alcali-trachitica e sostanzialmente rimane
invariata nei diversi campioni. Il diverso colore dei frammenti pomicei,
da grigio scuro a grigio chiaro/avana, differenza evidente in particolare
in D1, sembra dipendere
soltanto dal diverso tipo di vescicolarità (vd task 2.6).
·
Sulla
base del geotermometro K-feldspato/plagioclasio di Fuhrman e Lindsley
(1988) è stata determinata una temperatura di ~830 °C per il magma
piu´ evoluto e ~890°C per il magma meno evoluto.
Le
caratteristiche strutturali e composizionali del plagioclasio suggeriscono
una storia evolutiva piuttosto complessa dei magmi emessi durante
l´eruzione di AMS. Le strutture cribrate ed i bordi arrotondati sono
indicativi di eventi petrogenetici che destabilizzano questa fase
minerale, quali mescolamento con magmi più caldi che possono alimentare
dal basso il serbatoio magmatico superficiale, mescolamento con magmi più
ricchi in volatili (vedi task 2.3) e/o fluidi ricchi in H2O. Un
altro dato che può dare indicazioni sulla storia evolutiva della camera
magmatica è il riconoscimento di plagioclasio all´equilibrio più
sodico nel magma più evoluto, ed il differente rapporto femici/sialici
tra i magmi più e meno evoluti, associati a matrici vetrose a
composizione praticamente costante.
Per chiarire
questi aspetti è in corso uno studio morfologico e composizionale dei
fenocristalli di plagioclasio separati dai campioni di riferimento.
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TASK
2.2 - Determinazione della viscosità di magmi
UR PARTECIPANTI: UR3, UR1
OBIETTIVI
I ANNO
Parametrizzazione
delle relazioni viscosità-temperatura-H2O
RISULTATI
I ANNO
In questo primo anno di
attivita´ e´ stata determinata la viscosita´ anidra e idrata di
alcune eruzioni del sistema dei Campi Flegrei al fine di migliorare le
nostre conoscenze sull´attivita´ storica di tale sistema vulcanico e
sulle possibili relazioni tra l´attivita´ passata e
una possibile ripresa di tale vulcanismo. Il questa fase della
ricerca si sono determinate le proprieta´ reologiche dei prodotti delle
eruzioni di Agnano Monte Spina (4400 BC) e dell´Ignimbrite Campana. Per
l´eruzione di Agnano Monte Spina, le equazioni ricavate dalla
parametrizzazione dei risultati sperimentali sono state utilizzate nelle
simulazioni numeriche dell´attivita´ eruttiva di tale sistema (Task
3.1).
Metodi
Campioni
pomicei sono stati campionati dagli strati di ricaduta
che coincidono con la fase di flusso massimo dell´eruzione pliniana
per l´eruzione di Agnano Monte Spina, (AMS, livelli B1 e D1), e per l´ignimbrite
campana. I vetri sono stati separati dai campioni grossolanamente macinati
tramite tecniche densimetriche e elettromagnetiche. I campioni sono stati
poi portati a fusione a 1 atm e T = 1400-1650 °C. La viscosita´ anidra
ad alta temperatura e´ stata determinata tramite il viscosimetro a
cilindri concentrici in un intervallo di temperatura tra 1500 e 1150 °C
e per un intervallo di viscosita´ (Pa
s) da 2.37 to 4.80 secondo il
metodo di Dingwell e Virgo (1988). La composizione dei vetri di partenza
e´ stata analizzata tramite microsonda elettronica. Le sintesi dei
campioni idrati sono state effettuate nel pistone cilindro. Per ciascuna
composizione sono stati effettuati dai tre ai cinque esperimenti a diversi
tenori in acqua (H2O = 0.72 to 3.78 wt%) a T = 1600 °C e P = 10 kbar. I prodotti
sperimentali sono stati poi preparati per la misura della viscosita´
idrata a bassa temperatura tramite il viscosimetro a micropenetrazione e
per la misura del tenore in acqua tramite KFT e FTIR. Dettagli
sperimentali riguardanti la tecnica di micropenetrazione sono riportati in
Hess et al. (1995) e Dingwell et al.
(1996). Le misure sono state effettuate in un intervallo di viscosita´
tra 108.45 to 1011.29
Pa s, e in un intervallo di temperatura tra 684 e 814 °C. Il
tenore totale in acqua e l´omogeneita´ dei campioni sono state
determinate tramite FTIR e KFT. Per queste determinazioni si e´ resa
anche necessaria la misura dello spessore e della densita´ di ciascun
campione. Per I campioni dell´ignimbrite campana e´ stato effettuato
un numero elevato di sintesi (12) allo scopo di determinare la
viscosita´ anidra e idrata di tali campioni e contemporaneamente allo
scopo di determinare i coefficienti di estinzione per la calibrazione
dell´IR. I coefficienti di estinzione per composizioni trachitiche non
sono infatti disponibili in letteratura ma sono essenziali per la
determinazione del tenore assoluto di acqua sia nei campioni in studio sia
per ogni altro campione di simile composizione.
Risultati
e confronto con studi precedenti
La
viscosita´ in funzione del tenore in acqua e´ riportata in Fig. 1
insieme a dati di letteratura (Whittington et al., 2001; Romano et al.,
2001; Giordano et al., 2001; Hess and Dingwell, 1996). Come si puo´
vedere dall´esame della Fig. 1, la presenza di acqua comporta una
diminuzione complessiva della viscosita´ di tutti i magma, in buon
accordo con l´andamento osservato per un grande varieta´ di campioni
sia naturali che sintetici (Schulze
et al., 1996; Dingwell et al., 1996; Hess et al., 1996; Holtz et al.,
1999; Romano et al., 2000;
Giordano et al., 2000;
Whittington et al., 2001). Le viscosita´ anidre e idrate sono state parametrizzate con una
equazione del tipo TVF modificata (Giordano et al. (2000)):

dove
h e´
la viscosita´, a1, a2, b1, b2, c1, c2, sono i parametri del fit, wH2O
e´ la concentrazione dell´acqua in peso percento e T e´ la
temperatura assoluta. Dall´esame della Fig. 1 si osservano tre andamenti
distinti, rispettivamente per i liquidi riolitici, trachitici e fonolitici.
Si
e´ individuata una correlazione lineare tra il rapporto (Na+K+H)/(Si+Al)
e la viscosita´ a bassa temperatura per tutti i liquidi presi in esame.
L´individuazione di tre andamenti separati e di una dipendenza definita
della viscosita´ con la composizione del magma e´ un risultato
sperimentale molto importante perche´ permette di semplificare la
modellizzazione dei risultati e l´individuazione di una legge generale
che permetta di predirre la viscosita´ di fusi a composizione nota.
L´equazione 1 e´ stata utilizzata all´interno delle simulazioni
numeriche della risalita e frammentazione del magma (Task 3.1).
E´
stato inoltre effettuato uno studio complementare sul contenuto originario
di acqua dei magmi di AMS, basato sulle misure composizionali in
inclusioni fluide all´interno dei cristalli. I risultati preliminari
mostrano quantità di acqua disciolta in inclusioni vetrose all´interno
di cristalli di pirosseno e plagioclasio fino al 3 – 3.5% in peso.
Questo risultato è consistente a quello di analisi simili condotte
all´interno del task 2.3, e suggerisce un limite inferiore per la
quantità di acqua nel magma da utilizzare all´interno delle simulazioni
numeriche ai task 3.
 
Bibliografia
citata
Dingwell, D.B. and
Virgo, D. (1988) Melt viscosities in the Na2O-FeO-Fe2O3-SiO2 system and
factors controlling the relative viscosities of fully polymerized silicate
melts. Geochimica et Cosmochimica Acta 52, 395-403.
Dingwell,
D.B., Romano, C., Hess, K.U., (1996) The effect of water on the viscosity
of a haplogranitic melt under P-T-X conditions relevant to silicic
volcanism. Contrib.to Mineral.
and Petrol. 124, 19-28.
Giordano D., Dingwell D.B. and Romano C. (2001) “Viscosity of a Teide
phonolite in the welding interval. Journal of Volcanology and Geothermal
Research, 103, 239-245.
Hess,
K.U., Dingwell, D.B., Webb, S.L., (1995) The influence of excess alkalis on the
viscosity of a haplogranitic melt. Am. Mineral. 80, 297-304.
Hess, K.U. Dingwell,
D.B., (1996) Viscosities of hydrous leucogranitic melts: A non-Arrhenian
model. Am. Mineral. 81, 1297-1300.
Holtz, F., Roux,
J., Ohlhorst, S., Behrens, H., Shulze, F., (1999) The effects of silica
and water on the viscosity of hydrous quartzofeldspathic melts. American
Mineralogist 84, 27-36.
Romano, C., Hess,
K.U., Mincione, V., Poe, B., Dingwell, D.B., (2001) The viscosities of
hydrous XAlSi3O8 (X=Li, Na, K, Ca0.5, Mg0.5) melts. Chemical Geology, in
press.
Romano,
C., Giordano, D., Papale, P., Mincione, V., Dingwell, D.B., Rosi, M.
“Anhydrous and hydrous viscosities of alkaline melts from Vesuvius and
Phlegrean Fields “ Submitted to
Earth Planet. Sci. Lett.
Schulze,
F., Behrens, H., Holtz, F., Roux, J., Johannes, W., (1996) “The
influence of H2O on the viscosity of a haplogranitic melt” American
Mineralogist 81, 1155-1165.
Whittington,
A., Richet, P., Linard, Y., Holtz, F., (2001) The viscosity of hydrous
phonolites and trachytes. Chemical geology 174, 1-3 209-223.
PRODOTTI
DELLA RICERCA
Pubblicazioni
in riviste internazionali
Romano, C.,
Giordano, D., Papale, P., Mincione, V., Dingwell, D.B., Rosi, M.,
Anhydrous and hydrous viscosities of alkaline melts from Vesuvius and
Phlegrean Fields. Submitted to Earth Planet. Sci. Lett.
Rapporti e
presentazioni a convegni
Giordano
D., Romano C., Papale P., Hess K.U., Dingwell D.B. “Influence of water
on the viscosity of magmas from Vesuvius and Phlegrean Fields volcanic
systems”. EMPG Bergamo, 16-19/4/00
Journal of Conference Abstracts
Papale,
P., Dingwell, D.B., Romano, C., Rosi, M., Rutheford, M.J. Possible volcanic scenarios at Phlegrean Fields, based on
reconstruction and numerical modeling of the 4100 BP Agnano Monte Spina
eruption" EGS Marzo 2001.
Romano,
C., Giordano, D., Papale, P., Mincione, V., Dingwell, D.B., Rosi, M.
"Rheological measurements and modeling of Phlegrean Fields eruptive
events" EGS Marzo 2001.
Giordano D.,
Dingwell D.B, Romano C., Rosi M. “Further progress in phlegrean
fields magma rheology”. EGS Marzo 2001.
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TASK
2.3 - Studi di petrologia sperimentale
UR
PARTECIPANTI: UR1
OBIETTIVI
I ANNO
Analisi dei fenocristalli e delle inclusioni fluide nei campioni di
Agnano Monte Spina, e esperimenti di equilibrio per tali campioni;
determinazione della profondità, temperatura, e contenuto in volatili
nella regione pre-eruttiva di accumulo del magma.
RISULTATI
I ANNO
Esperimenti
di equilibrio tra le fasi
Il
livello di ricaduta pliniano D1 (vd task 1.1) è stato caratterizzato
attraverso esperimenti di equilibrio tra le fasi. Quarantaquattro
esperimenti in condizioni di saturazione d´acqua sono stati effettuati
usando campioni naturali in TZM and Rene “pressure vessels”. Al fine
di riprodurre l´assemblaggio naturale di fenocristalli di pirosseno,
flogopite, plagioclasio, e K-feldspato sono necessarie pressioni maggiori
di 100 MPa (1 kbar) e temperature comprese tra 810 e 850 oC (Fig.
1). A temperature minori l´orneblenda diviene parte dell´assemblaggio
stabile di minerali. A temperature maggiori il K-feldspato sparisce
dall´assemblaggio stabile.
La
pressione nella regione di stoccaggio del magma viene ritenuta essere
stata maggiore di 1 kbar. Sebbene non ancora confermato sperimentalmente,
ci si aspetta che la leucite faccia la sua comparsa tra i minerali in
cristallizzazione a pressioni minori.
Campioni
provenienti dal livello B1 sono stati caratterizzati attraverso ulteriori
tredici esperimenti. Questi esperimenti indicano che gli equilibri di fase
determinati per il livello D1 sono direttamente applicabili al livello B1;
non ci sono infatti differenze significative negli equilibri di fase per i
due magmi.
Esperimenti
di fugacità di ossigeno
L´utilizzo
del metodo magnetite-ilmenite per la determinazione della fugacità di
ossigeno dei campioni dell´eruzione di Agnano Monte Spina non è stato
possibile, in quanto solo un ossido di Fe-Ti è presente nei campioni.
Diversamente, la fugacità di ossigeno è stata stimata usando il metodo
“wet chemical” (vd per esempio Baker e Rutherford 1996).
Un
rapporto FeO/FeO* uguale a 0.85 è stato determinato per un vetro separato
dai campioni provenienti dal livello D1. Tale rapporto è stato combinato
con la stima di temperatura ottenuta dagli equilibri di fase per
determinare un valore di log fO2 di -15.17 a 830 oC
(Sack et al., 1980). Tale valore corrisponde approssimativamente a una
unità logaritmica al di sotto del tampone QFM. Tale stima di fO2
si è rivelata minore di quanto inizialmente supposto. Quindi, è stato
preparato un separato costituito da minerale di flogopite per controllare
la stima fatta. Il rapporto Fe2O3/FeO* è risultato
uguale a 0.16 per la flogopite. Sebbene le relazioni tra ferro ferrico e
ferroso nella flogopito e fugacità di ossigeno siamo complesse, i dati
suggeriscono una fugacità di ossigeno minore di quella corrispondente al
tampone NNO (Righter and Carmichael, 1996).
Contenuto in
volatili del magma di Agnano Monte Spina
Sono
stati preparati dei campioni arricchiti in fenocristalli del livello D1, e
sono state condotte analisi preliminari della quantità di volatili nelle
inclusioni fluide di tali minerali. Il contenuto in acqua nel liquido
intrappolato in cristalli di pirosseno risulta essere circa uguale al 3.5%
in peso, suggerendo che la pressione d´acqua possa essere stata intorno
ai 650 bars. Le inclusioni fluide nel pirosseno e in altri minerali sono
attualmente in fase di analisi attraverso FTIR per definire il contenuto
in volatili del magma e le sue variazioni nel tempo.
Interpretazione
I
risultati sperimentali ottenuti danno indicazioni sulle condizioni
pre-eruttive nella camera magmatica di Agnano Monte Spina. La temperatura
era di 830 +/- 20 oC, la pressione maggiore di 1 kbar, e la
fugacità di ossigeno vicino al tampone QFM. Questi valori vengono
direttamente utilizzati all´interno delle simulazioni numeriche ai tasks
3, e forniscono una idea delle possibili condizioni attuali del magma
nella camera magmatica dei Campi Flegrei, nell´assunzione che tali
condizioni non siano cambiate drasticamente nel corso degli ultimi 4000
anni. A questo proposito, sarà di grande importanza lo studio delle
condizioni corrispondenti al magma emesso durante l´eruzione di Monte
Nuovo (AD 1538).
PRODOTTI
DELLA RICERCA
Rapporti
e presentazioni a convegni
Roach, A.L. and
Rutherford, M.., 2000, Petrography and Experimentally Determined Phase
Equilibria of the Agnano Monte Spina Eruption, Phlegrean Fields, Italy:
Eos, v. 81, no. 48, p. F1253.
Roach, A. and
Rutherford, M.., 2001, Eruptions of Mixed Magma at the Phlegrean Fields,
Italy: Significance for the Homogenization of Magma Chambers: presented at
Penrose Conference on Long-Lived Silicic Magma Systems.

Figura 1.
Diagramma pressione-temperatura per il magma trachitico preveniente
dal livello D1 dell´eruzione di Agnano Monte Spina, in condizioni di
saturazione d´acqua. I simboli triangolari denotano le condizioni
sperimentali, e puntano nella direzione di approccio delle condizioni
finali dell´esperimento. La presenza di K-feldspato e l´assenza di
orneblenda nell´assemblaggio naturale di fenocristalli suggeriscono che
la temperatura pre-eruttiva nella camera magmatica fosse compresa tra 810
e 850 oC.
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TASK
2.4 - Determinazioni sperimentali del carico di rottura e del
comportamento alla frammentazione del magma
UR
PARTECIPANTI: UR3
OBIETTIVI
I ANNO
Parametrizzazione del carico di rottura dinamico tensile dei magmi in
funzione della pressione e temperatura di frammentazione, e tasso di
depressurizzazione.
RISULTATI
I ANNO
Metodi
analitici
Quindici
chilogrammi di pomici dell´eruzione di Agnano Monte Spina, provenienti
dalla cava (22: N40.50.581/E014.10.476) sono stati campionati e preparati
per gli esperimenti di frammentazione con la “bomba di frammentazione”
presso l´Università Ludwig Maximillians di Monaco.
La preparazione di campioni cilindrici attraverso l´utilizzo di un
carotatore con punte diamantate (diametro: 26 - 60 mm, altezza: 60 mm) è
stata resa possibile dalla grande dimensione dei campioni nel deposito. La
presenza di fratture di raffreddamento e di vescicole di dimensioni fino a
3-4 cm hanno complicato le operazioni di carotamento; tuttavia, la qualità
e precisione dei campioni ottenuti si è rivelata inaspettatamente
elevata.
La
densità dei campioni cilindrici di pomice è stata sia calcolata
attraverso misure di peso e volume, sia misurata attraverso l´utilizzo
di un picnometro a elio (Micromeritics Accupyc 1330). Le densità
calcolate cadono nell´intervallo 0.43 – 0.77 g/cm³, mentre quelle
misurate col picnometro a elio cadono nell´intervallo 1.96 – 2.35 g/cm³.
La porosità (vescicole intercomunicanti) risulta quindi essere compresa
tra 66 e 81 vol%, alla quale si sommano 0.2 – 17 vol% di vescicole
chiuse. La porosità totale varia tra il 70 e l´86 vol%.
Interpretazione delle osservazioni e dei risultati
sperimentali
Le vescicole di maggiori dimensioni sono interpretate come il risultato
di una frammentazione, ad uno stadio tardivo, di cristalli contenenti
inclusioni fluide con elevata percentuale di acqua. Il meccanismo che
determina la frammentazione dei cristalli necessita di studi approfonditi.
Una prima teoria combina l´elevata pressione interna delle inclusioni
fluide con la propagazione di un´onda di decompressione o un´onda di
shock (in seguito a interazione magma-acqua) attraverso il sistema. Una
frammentazione di cristalli in una fase tardiva dell´eruzione spiega
perchè le vescicole di grandi dimensioni (> 15 mm) non sono allungate.
Frammenti di cristalli si ritrovano localizzati come “clusters” su una
delle pareti delle vescicole; in altri casi, i cristalli sembrano essere
“esplosi”, con i frammenti concentrati lungo tutte le pareti delle
vescicole.
Un
primo set di esperimenti, durante i quali è stata analizzata la velocità
di propagazione dell´onda di frammentazione, è stato completato.
Le
caratteristiche tessiturali dei campioni analizzati mostrano un´ampia
variabilità. Sono state analizzate pomici caratterizzate sia da vescicole
fortemente allungate, del tipo delle pomici tubulari, sia pomici dominate
da vescicole subsferiche. La permeabilità di tutti i campioni lungo la
loro intera lunghezza appare sempre molto elevata, per cui le condizioni
sperimentali non coincidono esattamente con quelle presenti nel magma
all´interno del condotto vulcanico. Di conseguenza, il flusso di gas
attraverso le vescicole dei campioni analizzati potrebbe essere risultato
un fattore controllante lo scenario sperimentale, mentre nella situazione
naturale la trasmissione di energia dalla fase gassosa al resto del magma
potrebbe essere avvenuta ad una scala più granede di quella sperimentale.
Al fine di riprodurre in maniera più adeguata le condizioni naturali, si
è quindi disegnata una nuova configurazione sperimentale che permette
l´utilizzo di campioni di dimensioni maggiori, fino a 10 – 15 cm di
lunghezza. In ogni caso, misure di permeabilità della pomice sono
ritenute necessarie al fine di comprendere la distribuzione locale della
pressione immediatamente al di sotto dell´onda di frammentazione, e lo
spessore dello strato in frammentazione.
I
risultati mostrano che i campioni di pomice analizzati e provenienti dai
Campi Flegrei necessitano di differenze di pressione molto elevate al fine
di frammentare. La soglia comunemente misurata per le pomici riolitiche
provenienti da Santorini è di 3 – 4 MPa. Nel caso dei Campi Flegrei, le
soglie richieste risultano di 9 – 10 MPa, e anche in tali casi si
osserva solo una parziale frammentazione del campione.
Si
è misurata la velocità di propagazione dell´onda di frammentazione in
esperimenti con differenze di pressione fino a 30 MPa. Tali velocità
risultano essere di 100 – 110 m/s a 20 MPa e 250 – 300 m/s a 30 MPa,
queste ultime corrispondenti alle più elevate velocità di frammentazione
mai misurate fino ad oggi in esperimenti condotti con la bomba di
frammentazione. Tuttavia, ci si attende una riduzione di tali velocità
con l´utilizzo di campioni di maggiore lunghezza.
E´
stata inoltre testata una ulteriore modifica introdotta alla bomba di
frammentazione. Durante le intense discussioni nei mesi passati, è emersa
la necessità di controllare il tasso di flusso in prossimità della
depressurizzazione iniziale del sistema, problema che è in via di
risoluzione attraverso l´aggiunta di un sistema di filtri lungo la
traiettoria delle particelle frammentate. I dati ottenuti in questo modo
saranno direttamente utilizzabili e/o confrontabili con quelli ottenuti
dalle simulazioni numeriche di risalita e frammentazione del magma al task
3.1. L´analisi delle particelle derivanti da tale nuovo apparato
sperimentale è tuttavia impossibile, a causa della frammentazione
secondaria introdotta dalla collisione delle particelle contro i setacci.
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TASK
2.5 - Determinazione della diffusività dei volatili
UR PARTECIPANTI: UR3
OBIETTIVI
I ANNO
Preparazione
dei materiali di partenza (campioni anidri e campioni saturi in H2O-CO2);
esperimenti di diffusione dell´acqua a pressione costante e diverse
temperature; analisi dei prodotti sperimentali; determinazione dei
coefficienti di diffusione.
RISULTATI
I ANNO
Come indicato negli obiettivi, il primo anno
di ricerca è stato dedicato ai seguenti punti.
Preparazione
dei materiali di partenza
Il materiale di partenza per gli
esperimenti di diffusione è lo stesso utilizzato per le misure di
viscosità (campione AMS59, livello “E” del deposito di Agnano-Monte
Spina,). Il vetro anidro è stato prodotto fondendo la matrice vetrosa, a
composizione trachitica, del campione AMS59 a 1 atm e 1400-1650 °C. La
porzione idrata è stata ottenuta aggiungendo ~10%
di H2O alla polvere e sottoponendo la stessa ad ulteriore
fusione a 1250 °C, 1.5 GPa per
1 ora. Oltre alla polvere, con lo stesso procedimento, sono state idratate
anche delle carote di dimensioni tali da poter essere introdotte in
capsule di 3 mm di diametro.
Esperimenti
di diffusione accoppiata
Esperimenti
di diffusione accoppiata sono stati condotti presso il Department
of Earth and Planetary Sciences della McGill
University in collaborazione con il Prof. Don R. Baker utilizzando il
Pistone cilindro. Gli esperimenti sono stati effettuati secondo la tecnica
della diffusione accoppiata ad una pressione di 1.0 GPa e temperature e
durate variabili tra 1100 e 1400 °C e tra 0 e 1800 s, rispettivamente.
Uno degli obiettivi della ricerca è stato anche individuare una tecnica
di preparazione dei campioni che riducesse al minimo la deformazione e la
fatturazione del campione stesso. I migliori risultati li abbiamo ottenuti
utilizzando un metodo che prevede di accoppiare in una capsula di Pt lunga
9 mm e con un diametro di 3 mm polvere idrata (~9 mg) e un cilindretto di
vetro anidro; la capsula viene quindi saldata e posizionata
orizzontalmente in un assembly costituito da
NaCl-pyrex-grafite-pirofillite-alumina.
Analisi
dei prodotti sperimentali attraverso spettroscopia FTIR
I
prodotti ottenuti dagli esperimenti di diffusione sono stati sezionati
perpendicolarmente alla superficie di contatto tra porzione idrata ed
anidra in modo da esporre una superficie in cui fosse analizzabile il
profilo di concentrazione completo. I campioni sono stati quindi ridotti
in fettine sottili circa 200 mm.
I profili di concentrazione di H2O molecolare e di OH sono
stati determinati tramite spettri infrarosso misurati con uno
Spettrofotometro Nicolet Fourier Transform
(Nicolet Magna 760) nella regione NIR (2500-8000 cm-1), usando
una sorgente a W, un beamsplitter di CaF2 e un detector MCT
presso il Dipartimento di Scienze Geologiche (Università di Roma
Tre). Le concentrazioni di H2O molecolare e di OH sono state
determinate dalle altezze dei picchi delle bande di assorbanza a 5230 cm-1
e a 4500 cm-1 rispettivamente usando la legge di Beer-Lambert:

dove
A=assorbanza (altezza o area del picco), pm=peso molecolare di H2O
o OH, r=densità del campione, t=spessore del campione, e=coefficiente
di estinzione che dipende dalla composizione chimica del campione. La
determinazione del coefficiente di estinzione per una composizione chimica
simile a quella in studio è in corso (Task 2.2). I profili di
concentrazione di acqua totale (figura 1) si riferiscono alla somma della
concentrazione di H2Omol e OH ottenuta utilizzando
il coefficiente di estinzione misurato da Carrol e Blank (1997) per una composizione fonolitica
e vanno considerati preliminari.
 
Figura 1
Profili di concentrazione dell´acqua a diverse temperature
Calcolo di D
(coefficiente di diffusività dai profili di concentrazione
Non appena sarà disponibile il coefficiente
di estinzione adatto alla composizione in studio si procederà di nuovo al
calcolo della concentrazione di acqua lungo i profili di diffusione
utilizzando la legge di Beer-Lambert. Quindi calcoleremo la diffusività
dell´acqua lungo le traverse analitiche utilizzando la tecnica di
Boltzmann-Matano (Crank, 1975). Il calcolo della diffusività dell´acqua
usando le traverse analitiche preliminari di figura 1 ha messo in evidenza
che la diffusività di questa specie in fusi rachitici è più efficiente
che nei fusi riolitici. Questa conclusione potrebbe avere importanti
ripercussioni nei modelli di vescicolazione dei magmi alcalino-potassici.
PRODOTTI
DELLA RICERCA
Pubblicazioni
in riviste scientifiche internazionali
Freda C., Baker D.R., Romano C., and Scarlato P., “Water diffusion in
natural potassic melts”. Per inclusione all´interno di: Geological
Society of London Special Publication Volume “Volcanic Degassing”, in
preparazione.
Rapporti e
presentazioni a convegni
Freda C., Baker D.R., Romano C., and Scarlato P., “Water diffusion in
natural potassic melts.”
Peter
Francis memorial meeting on Volcanic Degassing” (London, October 2001)
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TASK
2.6 - Caratterizzazione tessiturale dei piroclasti
UR
PARTECIPANTI: UR1, UR2
OBIETTIVI
I ANNO
Studio
di campioni provenienti dall´eruzione dell´Ignimbrite Campana e, fino
ad un livello avanzato, di Agnano Monte Spina
RISULTATI
I ANNO
Studi
alla scala macroscopica
Abbiamo
condotto uno studio tessiturale di dettaglio sia alla scala macroscopica
che microscopica sulle pomici del deposito di caduta di CI (completata) e
sui livelli B1 e D1 del deposito di caduta di AMS (in via di
completamento). Abbiamo trovato che la frazione juvenile di entrambe le
eruzioni può essere suddivisa in almeno 3 categorie “end-member”: 1)
pomici microvescicolate, equidimensionali, di forma angolosa, da
moderatamente a mediamente vescicolate con vescicole eterogenee, 2) pomici
tubulari, da dense a vescicolate
con vario grado di allungamento e deformazione delle vescicole, e 3)
pomici espanse, che, a seconda delle caratteristiche dell´eruzione
(composizione del liquido, contenuto in cristalli ecc.) possono variare da
pomici fortemente espanse, incluse le cosiddette “reticuliti”
siliciche (vescicolarità > 90%), a pomici rigonfiate,
con una porzione interna vescicolata e bordi progressivamente più densi.
Abbiamo notato una distribuzione verticale delle categorie di pomici di
CI: le microvescicolate costituiscono la maggior parte della frazione
juvenile del deposito, le tubulari aumentano bruscamente nella parte
superiore mentre le reticuliti sono presenti solo nella porzione
inferiore. La distribuzione verticale delle pomici di AMS non è stata
ancora effettuata, e lo sarà nei prossimi mesi. Comunque, nel deposito di
AMS, come in altri depositi piroclastici di grandi eruzioni esplosive
(i.e. eruzione del Pinatubo 1991), si è osservato che le pomici
microvescicolate rappresentano la maggior parte dello juvenile, seguite
dalle tubulari e dalle espanse.
Studi
alla scala microscopica
I
risultati dell´analisi tessiturale a scala microscopica sui clasti
pomicei di CI sono inclusi nel FIRST MID-YEAR REPORT January 2001 (per
maggiori dettagli riferirsi a questo) e sono qui brevemente riassunti. Lo
studio in backscattering effettuato con il microscopio elettronico a
scansione (SEM) ha messo in luce eterogeneità tessiturali piuttosto
marcate tra la diverse tipologie di pomici esaminate e all´interno di
ciascun singolo clasto. In particolare, le pomici microvescicolate
mostrano aree con vescicole caratterizzate da deformazione e coalescenza
accanto a aree con vescicole sub-sferiche a distanze dell´ordine delle
decine di microns. Lo studio microtessiturale condotto sulle pomici di AMS
presenta la stessa variabilità tessiturale testè descritta. La Fig. 1
mostra immagini in bascattering della frazione juvenile di AMS acquisite
con il SEM: a) pomice microvescicolata con presenza di popolazioni
eterogenee di vescicole, b) tipica pomice tubulare con vescicole
stirate/deformate allineate secondo una direzione preferenziale, c) zona
vescicolata e d) zona densa di pomice espansa.
La
vescicolarità misurata varia da 0.50 a 0.88 (con una media di 0.71), dato
che riflette l´eterogeneo contenuto di vescicole delle diverse tipologie
di pomici e fornisce un legame con osservazioni fatte alla scala
macroscopica. La densità numerica delle vescicole in pasta di fondo varia
da 3.3 a 14.2x105 cm-2 con un valore medio di 7.4x105
cm-2 , molto più alta di quella di CI con un valore medio di
2.5x105 cm-2 . Questo valore di densità numerica
concorda con il piccolo diametro medio delle vescicole in pasta di fondo
di 7.2 µm, e potrebbe testimoniare un basso grado di coalescenza delle
vescicole stesse rispetto a CI o altre eruzioni esplosive. Comunque la
maggior parte dei parametri tessiturali sono stati misurati su pomici del
livello di caduta B1, e necessitano di essere verificati anche sui
prodotti del livello D1. Questa ricerca è adesso in corso e sarà
completata nel giro di un paio di mesi.
Pensiamo
che le eterogeneità tessiturali trovate nelle diverse tipologie di pomici
sia nel deposito di caduta di CI che di AMS, in corrispondenza di tutti
gli orizzonti stratigrafici, possano essere prodotte dalla presenza di
gradienti orizzontali delle proprietà del magma all´interno del
condotto. Questi gradienti sono responsabili dell´innesco di processi
come dissipazione viscosa alle pareti del condotto, quindi locale
incremento di temperatura e diminuzione di viscosità, che, a loro volta,
influenzano la distribuzione delle variabili di flusso durante la risalita
del magma (Polacci et al 2001).
E´
importante sottolineare che i risultati raggiunti da questo studio durante
il primo anno di ricerca indicano che le differenti caratteristiche
tessiturali nelle pomici possono riflettersi in diversi stili eruttivi e
scenari di hazard.

Figura
1 Immagini al SEM di categorie di pomici AMS. Vedere il testo per
ulteriori informazioni. Scala 50 µm
per tutte
PRODOTTI DELLA
RICERCA
Pubblicazioni
su riviste internazionali
M. Polacci (2001)
Textural characterization of explosive volcanic products: a window to
conduit processes. Plinius, special number of Earth and Planetary Science,
in stampa.
Polacci, M., and
Pioli, L., The texture of pumice from the Campanian Ignimbrite Eruption,
Phlegrean Fields, Italy, and implications for magma ascent dynamics. In
preparazione per Bull. Volcanol.
Rapporti e
presentazioni a convegni
M. Polacci (2001)
Analisi tessiturale dei prodotti dell´attività vulcanica esplosiva:
implicazioni per il processo di risalita dei magmi in condotti eruttivi.
Tesi di Dottorato in Scienze della Terra, XII ciclo, Università degli
Studi di Pisa
XXVI Assembly of
the European Geophysical Society, Nizza, Marzo 26-30 2001: Textural
heterogeneities in the fallout deposit of the Campanian Ignimbrite
eruption. M. Polacci, L. Pioli and M. Rosi.
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TASK
3.1 - Simulazioni numeriche della dinamica di risalita dei magmi
UR
PARTECIPANTI: UR1, UR4
OBIETTIVI
I ANNO
Studi
di sensitività, e simulazioni preliminari per l´eruzione di Agnano Monte
Spina e Ignimbrite Campana
RISULTATI
I ANNO
Sono
state effettuate circa 60 simulazioni numeriche della dinamica di risalita
dei magmi, con dati di input ed equazioni costitutive definite ai task di
terreno e di laboratorio 1 e 2. Le simulazioni numeriche si sono indirizzate
a i) investigare le caratteristiche peculiari della dinamica delle eruzioni
trachitiche rispetto a quelle riolitiche, queste ultime molto meglio note da
studi precedenti, ii) effettuare studi di sensitività su quantità di input
ed equazioni costitutive, e iii) effettuare simulazioni preliminari della
dinamica di risalita per l´eruzione di Agnano Monte Spina, al fine di
studiarne le caratteristiche e produrre condizioni all´uscita del condotto
eruttivo da utilizzare come condizioni al contorno per le simulazioni della
dinamica di dispersione di gas e piroclasti di cui al task 3.2.
In
aggiunta, è stato completato uno studio sugli effetti di diverse efficienze
di frammentazione e diverse modalità di degassamento della pomice
(equilibrio vs. non equilibrio) sulla dinamica di risalita e frammentazione
dei magmi. Il nuovo modello ottenuto permette di tenere conto della
formazione di diverse proporzioni di pomice, cenere vulcanica, e cristalli
liberi in seguito alla frammentazione del magma, ciascuna particella
caratterizzata da diverse proprietà fisiche e diverse storie di
degassamento. Questo avanzamento nella descrizione della dinamica di
risalita dei magmi sarà utile al presente progetto quando all´interno
degli studi previsti al task 1.1 verranno prodotti spettri di granulometria
e di abbondanza relativa dei componenti nei depositi vulcanici delle
eruzioni oggetto di studio. Inoltre, permetterà di porre ulteriori
constraints alle possibili dinamiche eruttive sulla base dei risultati degli
studi tessiturali condotti ai tasks 2.6 e 2.4.
Dinamica
delle eruzioni trachitiche e riolitiche
I
magmi trachitici sono caratterizzati da viscosità idrate simili a quelle
dei magmi riolitici, come risulta dagli studi sperimentali condotti
all´interno del task 2.2. Differenze importanti (ordini di grandezza)
compaiono solamente per quantità di acqua disciolta inferiori a circa
l´1% in peso. Tuttavia, in tali condizioni i risultati delle simulazioni
numeriche mostrano che nel campo delle condizioni eruttive prese in esame il
magma è già frammentato. Di conseguenza, le differenze nella viscosità
della porzione liquida del magma diventano scarsamente importanti sulla
dinamica generale dell´eruzione. Sebbene la viscosità dei magmi riolitici
e trachitici sia quindi simile ai fini della dinamica eruttiva generale, le
simulazioni numeriche effettuate mostrano viscosità della miscela magmatica
al di sotto del livello di frammentazione significativamente maggiori per le
rioliti che per le trachiti, a parità di condizioni eruttive in termini di
geometria del condotto eruttivo, temperatura del magma, contenuto in
cristalli, e contenuto totale di acqua nel magma (Fig. 1b). La ragione sta
nel fatto che i magmi trachitici mostrano una solubilità dell´acqua
maggiore dei magmi riolitici (Fig. 1c), e di conseguenza, la quantità di
acqua trattenuta nel liquido magmatico ad una certa pressione è maggiore
per le trachiti che per le rioliti, con un effetto importante sulla
riduzione della viscosità del magma. Poichè la frammentazione del magma
viene favorita da una più elevata viscosità della miscela magmatica, a
uguali condizioni iniziali i magmi trachitici frammentano a profondità
significativamente meno elevate dei magmi riolitici (Fig. 1a). Ci si
potrebbe aspettare che, essendo uguale ogni altro dato di input, un magma di
composizione trachitica debba corrispondere ad un flusso di massa maggiore
rispetto ad uno di composizione riolitica, essendo la viscosità della
miscela inferiore nella zona ad elevata viscosità al di sotto del livello
di frammentazione (Fig. 1b). Al contrario, i risultati numerici mostrano che
tali flussi di massa possono essere maggiori o minori di quelli prodotti da
composizioni riolitiche (ad uguali altri dati di input), in funzione delle
relazioni tra viscosità della miscela magmatica e profondità di
frammentazione. Infatti, mentre la minore viscosità del magma trachitico al
di sotto del livello di frammentazione tenderebbe a produrre un flusso di
massa maggiore, la minore profondità di frammentazione associata fa sì che
l´effetto di dissipazione dell´energia meccanica nella regione ad alta
viscosità al di sotto della frammentazione si eserciti per un tratto
maggiore del condotto eruttivo. A differenza del precedente, questo effetto
tende a produrre un flusso di massa minore. La conclusione è che non è
possibile stimare a priori se ad eguali condizioni un magma trachitico
corrisponda a maggiore o minore flusso di massa (o intensità)
dell´eruzione rispetto a uno riolitico, a causa degli effetti non lineari
esercitati da viscosità e solubilità dell´acqua sull´intera dinamica
eruttiva. Al contrario, ciascun caso deve essere analizzato mediante
simulazioni numeriche.
I
risultati in Figura 1 mostrano inoltre che per le condizioni specifiche
considerate, l´aggiunta di 2% in peso di anidride carbonica al magma
trachitico è in grado di produrre una viscosità del magma al di sotto del
livello di frammentazione (Fig. 1b) e una profondità di frammentazione (Fig.
1a) simile a quelle che caratterizzano il magma riolitico, a causa
dell´importante effetto dell´anidride carbonica di diminuire la quantità
di acqua che a ciascuna pressione può essere mantenuta in soluzione nel
liquido magmatico (Fig. 1c).
Studi
di sensitività
Un
set di simulazioni relative al magma trachitico e condizioni simili a quelle
ritenute possibili per l´eruzione di Agnano Monte Spina è stato ripetuto
due volte, la prima utilizzando la nuova parametrizzazione della viscosità
del liquido magmatico ottenuta all´interno degli studi di cui al task 2.2,
la seconda utilizzando il modello di Shaw, ampiamente utilizzato in
letteratura per calcolare la viscosità dei liquidi magmatici all´interno
degli studi numerici di dinamica delle eruzioni. I risultati mostrano che
l´utilizzo del modello di Shaw produce importanti errori sulla
distribuzione delle quantità di flusso all´interno del condotto
vulcanico, e una notevole sottostima (dell´ordine delle centinaia o
migliaia di metri) della profondità di frammentazione del magma. Al
contrario, le differenze trovate nelle condizioni eruttive calcolate
all´uscita del condotto eruttivo sono decisamente meno grandi, sebbene non
trascurabili. La ragione appare dovuta al raggiungimento da parte della
miscela eruttiva di condizioni di flusso bloccato in corrispondenza
dell´uscita del condotto eruttivo. Tale condizione funziona come un
tampone per le variazioni possibili nelle condizioni locali di flusso. Al
fine di valutare l´importanza di una descrizione accurata della viscosità
del liquido magmatico per il calcolo della dinamica delle eruzioni a grande
scala, in un caso le simulazioni della dinamica di dispersione di gas e
particelle nell´atmosfera e lungo flussi piroclastici al task 3.2 sono
state ripetute con condizioni all´uscita del condotto eruttivo sia
determinate attraverso la nuova parametrizzazione al task 2.2, sia
attraverso il modello di Shaw.
Determinazione
delle condizioni all´interno e all´uscita del condotto eruttivo per
l´eruzione di Agnano Monte Spina
Un
set di 12 simulazioni numeriche è stato effettuato utilizzando dati di
input e equazioni costitutive come prodotte dai tasks di terreno e di
laboratorio 1 e 2 al fine di riprodurre quanto più accuratamente possibile
le condizioni eruttive durante le fasi B1 e D1 dell´eruzione di Agnano
Monte Spina. Per ciascuna fase eruttiva sono state ripetute le simulazioni
considerando i flussi di massa minimi e massimi stimati attraverso gli studi
compiuti all´interno del task 1.1. E´ stato utilizzato un valore della
pressione in camera magmatica corrispondente a 100 MPa, considerato un
valore minimo sulla base degli studi di petrologia sperimentale al task 2.3.
La temperatura del magma è stata scelta uguale a 1100 K per la fase B1, e
1170 K per la fase D1, in accordo ai risultati ottenuti dalla petrologia
sperimentale (task 2.3) e dall´applicazione di geotermometri K-feldspato
(task 2.1). Per ciascuna fase eruttiva la composizione del liquido magmatico
è stata fissata uguale a quella ottenuta dalla massa di fondo delle pomici
separata meccanicamente (task 2.2). I due magmi appaiono molto simili, con
quello emesso durante la fase B1 leggermente più sodico e meno potassico di
quello emesso durante la fase D1. Il contenuto e distribuzione in cristalli
per ciascuna fase eruttiva è stato ottenuto sulla base delle determinazioni
fatte all´interno del task 2.1. Il contenuto in acqua del magma è stato
parametrizzato, ripetendo le simulazioni per contenuti del 2, 4, e 6% in
peso. Recenti risultati ottenuti all´interno dei task 2.2 e 2.3
suggeriscono che il contenuto reale di acqua fosse almeno del 3.5% in peso.
Le condizioni eruttive calcolate all´uscita del condotto eruttivo,
utilizzate per le simulazioni numeriche della dinamica di dispersione
gas/particelle all´interno del task 3.2, mostrano i seguenti intervalli:
pressione 0.3 – 2.4 MPa, velocità del gas 144 – 245 m/s, velocità
delle particelle 125 – 215 m/s, frazione volumetrica del gas 0.96 –
0.99, e densità della miscela eruttiva 35 – 100 kg/m3, con
diametri del condotto nell´intervallo 50 – 150 m.
PRODOTTI
DELLA RICERCA
Pubblicazioni
su riviste internazionali
Papale,
P. (2001) Dynamics of magma flow in volcanic conduits with variable
fragmentation efficiency and nonequilibrium pumice degassing. J. Geophys.
Res., 106: 11,043-11,065.
Papale,
P., and Giordano, D., Volcanic conduit dynamics of alkaline versus
calcalkaline eruptions, in preparazione per Earth Planet. Sci. Lett.
Papale, P., Neri, A., Del
Seppia, D., Esposti Ongaro, T., and Polacci, M., Numerical simulations of
coupled conduit and pyroclast dispersion dynamics at Phlegrean Fields, Italy,
in preparazione per J. Volcanol. Geotherm. Res.
Rapporti e presentazioni a convegni
Papale,
P., Dingwell, D.B., Neri, A., Romano, C., Rosi, M. and Rutherford, M.J.,
Possible volcanic scenarios at Phlegrean Fields, based on reconstruction and
numerical modeling of the 4100 BP Agnano Monte Spina eruption. European
Geophysical Society, 2001 Meeting (electronic supported abstracts)

Figura 2 Dinamica all´interno del condotto eruttivo per magmi
alcalini (trachiti) e calcoalcalini (rioliti). a): distribuzione della
frazione in volume del gas e della pressione nondimensionale; b):
distribuzione della viscosità della miscela eruttiva; c) curve di
saturazione dell´acqua (calcolate attraverso il modello di Papale 1999).
Contenuto in volatili per i run AMS_C4 e RHYOL_4: H2O = 4 wt%, CO2 = 0.
Contenuto in volatili per il run AMS_C4_2: H2O = 4 wt%, CO2 = 2 wt%.
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TASK
3.2 - Simulazione numerica dei processi di dispersione gas/piroclasti e
della dinamica dei flussi piroclastici
UR
PARTECIPANTI: UR4, UR1
OBIETTIVI
I ANNO
Studio
parametrico delle variabili principali caratterizzanti la miscela eruttiva
al cratere
RISULTATI
I ANNO
La ricerca svolta è stata
finalizzata al completamento di studi parametrici intrapresi nell´ambito
di precedenti progetti di ricerca, e di grande interesse per lo studio delle
eruzioni dei Campi Flegrei, e alla realizzazione di alcune simulazioni
preliminari della dinamica del condotto e della colonna eruttiva di alcune
fasi dell´eruzione di Agnano Monte Spina. In particolare il lavoro svolto
si è articolato secondo i temi di seguito descritti.
Quantificazione
della partizione di massa dei piroclasti durante le eruzioni esplosive
La
distribuzione spaziale e temporale delle particelle piroclastiche durante i
primi 15 minuti di dispersione da colonne collassate e transizionali è
stata studiata per mezzo di un modello transiente, bidimensionale, e trifase
(una fase gas e due fasi solide rappresentative di piroclasti di diverse
dimensioni e densità) (Neri et al, sub
judice). Il diverso comportamento della colonna è stato simulato
utilizzando diversi contenuti in acqua della miscela eruttiva e assumendo
condizioni di ingresso sia di jet bilanciato che di jet in sovrapressione.
Le simulazioni hanno permesso di quantificare, per ciascun caso considerato,
la massa dei diversi piroclasti in grado di formare le correnti di densità,
la colonna co-ignimbritica, e le nubi convettive che si generano dalla
fontana e dalla zona prossimale del flusso. Nel caso delle colonne
collassati, la massa totale trasportata nel sistema convettivo è stata
stimata tra il 10 e il 30 % in peso della massa totale eruttata e varia a
seconda del contenuto in acqua. In questo caso le particelle fini sono
dominanti nel sistema convettivo. Per più elevati contenuti di acqua la
colonna mostra un carattere transizionale collassate/convettivo. Questo
regime è caratterizzato da più elevate altezze di collasso, generazione di
correnti di densità più diluite, minori distanze raggiunte dai flussi,
comportamento della colonna meno stazionario e alimentazione intermittente
dei flussi. Per queste colonne, la frazione di massa totale che forma la
porzione convettiva può raggiungere il 50 % in peso della massa eruttata
con una percentuale significativa di particelle grossolane.
Applicazioni
alla valutazione della pericolosità da flussi piroclastici
I
risultati di alcune simulazioni di flussi piroclastici realizzate per il
Vesuvio nell´ambito di un precedente progetto europeo sono stati
ulteriormente analizzati in modo da avere una migliore quantificazione della
loro pericolosità. Tramite le simulazioni è stato possibile stimare i
tempi di arrivo dei flussi, la loro densità, temperatura, e le massime
distanze raggiunte lungo due diversi profili topografici assisimmetrici del
Vesuvio. Sono state inoltre analizzate due ulteriori variabili; la pressione
dinamica del flusso e la variazione della pressione isotropica rispetto alla
pressione atmosferica indisturbata. La stima di queste due variabili è
infatti rilevante per la determinazione dei danni e delle vittime causati da
un flusso piroclastico al Vesuvio (Todesco et al., sub
judice; Esposti Ongaro et al., sub
judice). Anche in questo caso l´analisi delle simulazioni realizzate
può essere utile per la stima della pericolosità dei flussi piroclastici
ai Campi Flegrei.
Simulazione
dell´eruzione di Agnano Monte Spina
E´
stata intrapresa la simulazione della dinamica eruttiva associata all´unità
B1, una delle due principali unità deposizionali della sequenza eruttiva
dell´eruzione di Agnano-Monte Spina. Questa unità del deposito appare
generata da una colonna alla transizione ovvero tra i regimi collassate e
convettivo (vd. risultati UR01).
I dati di input del modello di dispersione consistono nelle condizioni di
uscita del condotto calcolate dal modello di risalita del magma (vd
risultati UR03). A sua volta, le condizioni all´uscita del condotto sono
state calcolate in funzione della composizione del liquido magmatico, del
contenuto in acqua e cristalli, del flusso di massa, e della
pressione-temperatura-profondità del magma in ingresso al condotto. In
particolare, la dinamica della colonna è stata studiata per tre diversi
contenuti d´acqua della miscela (2, 4, e 6% in peso) e per due diversi
valori di flusso di massa (2.5x107 e 108 kg/s). La
figura 1 mostra la distribuzione della frazione volumetrica delle
particelle, a 600 s, per contenuti di acqua del 2, 4, e 6 % in peso, e per
un flusso di massa di 2.5x107 kg/s. I risultati delle simulazioni
sono sostanzialmente in accordo con lo stile eruttivo determinato da studi
vulcanologici indipendenti. In particolare, contenuti in acqua tra il 4 e 6
% in peso sembrano riprodurre al meglio lo stile eruttivo transizionale. Una
conclusione simile è stata ottenuta utilizzando un valore dell´intensità
quattro volte superiore. Infine, è stata intrapresa l´analisi degli
effetti di diverse leggi di viscosità sullo stile eruttivo.
PRODOTTI
DELLA RICERCA
Pubblicazioni
su riviste internazionali
Esposti
Ongaro T., A.Neri, M.Todesco, G.Macedonio, Pyroclastic flow hazard at
Vesuvius by using numerical simulations. II. Analysis of local flow
variables, Sub
judice.
Neri
A., A. Di Muro, M. Rosi, Mass partition during collapsing and transitional
columns by using numerical simulations. Sub
judice.
Todesco
M., A.Neri, T.Esposti Ongaro, P.Papale, G.Macedonio, R.Santacroce, A.Longo,
Pyroclastic flow hazard at Vesuvius by using numerical simulations. I.
Large-scale dynamics, Sub judice.
Rapporti e presentazioni a convegni
Esposti
Ongaro T., A.Neri, M.Todesco, G.Macedonio, Pyroclastic flow hazard at
Vesuvius by using numerical simulations. II. Analysis of local flow
variables, VSG Report 2001-4,
Edizioni ETS, 2001.
Neri
A., G.Macedonio, T.Esposti Ongaro, D.Gidaspow, Simulation of pyroclastic
dispersion processes by using multiphase flow models. Atti AGU Fall Meeting,
San Francisco, Dicembre 2000.
Neri
A., T.Esposti Ongaro, M.Todesco, G.Macedonio, Pyroclastic flow impact at
Vesuvius, Italy, Analysis of some hazardous flow variables, Atti Cities on
Volcanoes 2, Ackland, Febbraio 2001.
Neri
A., A. Di Muro, M. Rosi, Mass partition during collapsing and transitional
columns by using numerical simulations, VSG Report 2001-1, Edizioni ETS, 2001.
Papale
P., D. Dingwell, A.Neri, C.Romano, M.Rosi, M.Rutherford,
Possible volcanic scenarios at Phlegrean Fields based on
reconstruction and numerical modeling of the 4100 BPO Agnano Monte Spina
eruption, Atti XXVI EGS General Assembly, Nice, Marzo 2001.
Todesco
M., A.Neri, T.Esposti Ongaro, P.Papale, G.Macedonio, R.Santacroce, A.Longo,
Pyroclastic flow hazard at Vesuvius by using numerical simulations. I.
Large-scale dynamics, VSG Report
2001-3, Edizioni ETS, 2001.

Figura 1. Distribuzione della frazione volumetrica di particelle a
600s per tre simulazioni con il 2 (sinistra), 4 (centro), e 6 (destra) % in
peso di acqua nella miscela. L´intensità dell´eruzione è di 2.5x107
kg/s in tutti i casi. I valori delle isolinee rappresentano il logaritmo in
base 10 della frazione volumetrica di particelle piroclastiche.
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