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Studi
e costraints su stoccaggi intermedi,
risalita e condotti attraverso la modellizzazione dei
campi di strain, e
tomografia in velocità e attenuazione all´Etna
Coordinatore scientifico del progetto
Maurizio
Bonafede - Professore Ordinario
Dipartimento
di Fisica, Università di Bologna
Partecipanti al progetto
UR#
|
AFFERENZA
|
RESPONSABILE
|
1
|
INGV
Sez. di Catania (ex IIV)
|
Dr.
Alessandro Bonaccorso
|
2
|
Dipartimento
di Fisica - Univ. Bologna
|
Prof.
Maurizio Bonafede
|
3
|
INGV
Sez. di Catania (ex IIV)
|
Dr.
Domenico Patane`
|
4
|
Ist.
di Macchine, Fac. Ingegneria - Univ. di Catania
|
Prof.
Guido La Rosa
|
5
|
Dipartimento
di Scienze Geologiche - Univ. Catania
|
Prof.
Stefano Gresta
|
6
|
Dip.
Scienze della Terra - Univ. Messina
|
Prof.
Giancarlo Neri
|
7
|
INGV
Sez. di Catania (ex IIV)
|
Dr.
Eugenio Privitera
|
8
|
INGV
- Centro Nazionale Terremoti, Roma
|
Dr.
Claudio Chiarabba
|
Premessa
Il
progetto è stato finanziato tramite convenzione con il Sistema POSEIDON
firmata in data 30/9/2000. I
finanziamenti POSEIDON sono pervenuti in data 23/11/2000 al dipartimento
di afferenza del coordinatore. Per motivi amministrativi e contabili,
legati alla stipula dei subcontratti e alla chiusura dell´esercizio
finanziario 2000, detto dipartimento ha potuto trasferirli alle U.R.
afferenti solo nel gennaio 2001. Il presente progetto ha quindi ricevuto
da soli 6 mesi la disponibilita` (parziale) della prima tranche del
finanziamento del primo anno (non sono
stati resi finora disponibili neppure i fondi inventariabili della prima
tranche 2001).
La
convenzione con il Sistema POSEIDON prevedeva una prima relazione di
attività dopo sei mesi dalla stipula della convenzione, regolarmente
trasmessa in data 15/5/2001.
Inoltre
al progetto originario (limitato alle prime 4 UR) sono state accorpate le
UR 5,6,7,8 il che ha reso necessario un lavoro di ridefinizione di
sinergie, obbiettivi e strategie, portato a compimento, con la
collaborazione fattiva di tutte le UR, in occasione del Workshop di
medio termine del Progetto, tenutosi a Catania nel luglio 2001.
A
queste incertezze si è sovrapposta la crisi eruttiva dell´Etna, culminata
nell´eruzione del luglio 2001 che ha impegnato i ricercatori della Sezione
INGV di Catania in operazioni di monitoraggio.
Nonostante
i ritardi e i problemi anzidetti, lo stato di avanzamento della maggior
parte delle ricerche rispetta le previsioni; anzi, alcune attività,
avviate già precedentemente all´inizio ufficiale del progetto,
risultano in fase di completamento.
OBIETTIVI
GENERALI
Il
progetto mira ad utilizzare i dati geodetici, sismologici, petrografici e
geologici (già esistenti o di nuova acquisizione) relativi all´area
Etnea, per migliorare la conoscenza della struttura, del campo di
deformazione e sforzo e dei processi di risalita dei magmi. A tal fine, si
procedera` ad un confronto dei risultati forniti separatamente dai diversi
approcci, per verificare la compatibilita` delle interpretazioni fornite,
con l´obiettivo finale di un impiego integrato dei diversi dati in
procedure di inversione congiunta. In
particolare il Progetto prevede la creazione di modelli numerici
realistici per lo studio della deformazione e della sismicita` associata
ad eventi intrusivi, tenendo conto degli effetti prodotti dalla topografia
e dalle eterogeneita` elastiche ad anelastiche desumibili da inversioni
tomografiche.
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TASK
1 - Modellizzazione dei campi di strain provocati dall´ azione di
condotti elongati verticalmente
UR
PARTECIPANTI: UR1, UR3
OBBIETTIVI
I ANNO
1.a
- Discriminare fra gli effetti indotti da sovrapressione alla sorgente ed
effetti collegati alla geometria dei condotti tramite il confronto fra
dati di deformazione e modelli.
1.b
- Estrarre informazioni sulla profondita` di frammentazione del magma e le
sue variazioni durante eventi esplosivi parossismici tramite analisi di
dettaglio del segnale sismico (polarizzazione e rapporti spettrali alle
diverse stazioni)
RISULTATI
I ANNO
è
proseguita l´analisi preliminare dei segnali clinometrici durante le
numerose fasi parossistiche ai crateri sommitali tra il 1998 e il 2000. In
particolare si è continuato a verificare i dati registati durante le fasi
parossitiche dal clinometro a base lunga ad alta precisione (lettura
laser) installata a quote sommitali presso l´ osservatorio di Pizzi
Deneri.
Inoltre durante il primo
anno, e in particolare nel secondo semestre 2000, si è condotto uno
studio sui meccanismi di
risalita occorsi durante l´ evento intrusivo del gennaio 1998. E´
stata vincolata la messa in posto di intrusione, che trova relazione con
la susseguente eruzione sommitale del febbraio 1999. Lo studio si è
concretizzato attraverso l´ analisi dello sciame sismico associato e
alla modellizzazione del segnale clinometrico.
-
Sviluppi metodologici
·
modelli
analitici per le deformazioni prodotte dall´ azione di condotti
vulcanici elongati verticalmente;
·
utilizzo
integrato di dati sismici e di deformazione per vincolare la sorgente
intrusiva del gennaio 1998;
·
metodo
numerico-analitico di parametrizzazione (grid search + inversione
analitica);
·
Interpretazione e modellistica:
·
interpretazione
e parametrizzazione dell´ intrusione del gennaio ‘98
PRODOTTI
DELLA RICERCA
-
n° 3
pubblicazioni su riviste internazionali (vedi apposito elenco)
-
n° 4
presentazioni a convegni
ELENCO
PUBBLICAZIONI
Bonaccorso A.
and Davis P., Models of ground deformation from vertical volcanic conduits
with application to eruptions of Mount. St. Helens and Mount Etna, J.
Geophys.Res., 104, 10531-10542, 1999. Nota : questo lavoro è stato
avviato e completato nella fase intercorsa tra la presentazione del
progetto e l´ approvazione dello stesso.
Bonaccorso A.
and Patanè D., Shear response to an intrusive episode at Mt. Etna volcano
(January 1998) inferred through seismic and tilt data, Tectonophysics,
334/2, 61-75, 2001.
Bonaccorso A.,
Mt Etna volcano : modelling of ground deformation patterns of recent
eruptions and considerations on the associated precursors, Special Number
on “Mechanics and Thermalfluid Dynamics of the Volcanic Processes”,
Journal Volcanology and Geothermal
Research, in stampa, 2001
Presentazioni
a Convegni
Bonaccorso
A., Patanè D., Shear responce to an intrusive episode atMt. Etna volcano (January 1998) inferred through seismic and tilt data,
Poster presentato al meeting annuale del dell´ American Geophysical
Union, S. Francisco, Dicembre 2000.
Bonaccorso A.,
Ground deformation modelling and associated precursors of recent eruptions
at Mt. Etna volcano, Intervento orale al 18th symposium of the
International School of Geophysics, Advances in the assessment of
earthquake and volcanic hazard, Erice, Sicily, 5-154 July 2001
Bonaccorso
A., Studio dell´eruzione del Gennaio 1998 e dello sciame sismico associato
attraverso dati sismici e clinometrici all´Etna, Convegno di medio termine
del Progetto GNV-POSEIDON, Catania 19-20 luglio 2001.
Bonaccorso
A., Deformazione da condotti vulcanici con particolare riferimento
all´attività esplosiva 1998-2000 all´Etna, Convegno di medio termine del
Progetto GNV-POSEIDON, Catania 19-20 luglio 2001.
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TASK
2 - Modellizzazione “dinamica” delle variazioni clinometriche
asismiche
UR
PARTECIPANTI: UR1
OBIETTIVI
I ANNO
Creazione
di un catalogo delle deformazioni asismiche all´Etna e suo aggiornamento.
Inversione dei dati tramite l´impiego di modelli di sorgenti tensili
pressurizzate finalizzate a vincolare la loro profondita`.
RISULTATI
I ANNO
Per
quanto riguarda le variazioni clinometriche asismiche (transienti
“lenti” da ore a giorni) talvolta registrate a scala dell´ intero
edificio, si è proceduto con l´attenta verifica degli eventi degli
ultimi anni ed è stato aggiornato il catalogo contenente le informazioni
utili. Inoltre per quattro eventi registrati a 7-8 stazioni
sono state condotte delle preliminari localizzazioni che
individuano velocità di propagazione comprese tra 4.8 e 5.6 km/giorno. La
sorgente del fenomeno, in considerazione geometrica puntiforme,
risulterebbe localizzata in un´ area tra 4 e 6 km sotto il livello del
mare, appena decentrata a SW rispetto ai crateri. Gli effetti registrati
appaiono relazionabili a meccanismi tensili.
-
Sviluppi metodologici:
·
inversione
parametrica per un crack tensile con altezza variabile nel tempo per
simulare il segnale clinometrico.
-
Interpretazione e modellistica:
·
interpretazione
e parametrizzazione dell´ intrusione del gennaio ‘98
·
Prima
interpretazione sulla posizione e meccanismi della sorgente che produce le
variazioni clinometriche asismiche.
PRODOTTI
DELLA RICERCA
-
n° 2
pubblicazioni su riviste internazionali (vedi apposito elenco)
-
n° 2
presentazioni a convegni
ELENCO
PUBBLICAZIONI
Bonaccorso A.,
Mt Etna volcano : modelling of ground deformation patterns of recent
eruptions and considerations on the associated precursors, Special Number
on “Mechanics and Thermalfluid Dynamics of the Volcanic Processes”,
Journal Volcanology and Geothermal
Research, in stampa, 2001
Gambino S.,
Coseismic and aseismic tilt variations on Mt. Etna, Pageoph, sottoposto
2001
Presentazioni
a convegni
Bonaccorso A.,
Ground deformation modelling and associated precursors of recent eruptions
at Mt. Etna volcano, Intervento orale al 18th symposium of the
International School of Geophysics, Advances in the assessment of
earthquake and volcanic hazard, Erice, Sicily, 5-154 July 2001
Gambino
S. et al., Deformazioni cosismiche e asismiche all´Etna, Convegno di medio
termine del Progetto GNV-POSEIDON, Catania 19-20 luglio 2001.
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TASK
3 - Verifica risultati SAR attraverso integrazione dati clinometrici,
livellazione, EDM, GPS.
UR
PARTECIPANTI: UR1, subcontraente IRECE-NA
OBIETTIVI
I ANNO
Confronto
dei risultati ottenuti dall´inversione dei dati geodetici e dei dati di
interferometria SAR .
RISULTATI
I ANNO
Sono
state condotte le prime valutazioni di interferogrammi sintetici relativi
agli effetti della sorgente depressurizzante associata all´eruzione
1991-92. Questa sorgente è quella già modellata attraverso le misure
geodetiche terrestri e spaziale. Questo primo studio è stato finalizzato
al confronto con gli interferogrammi misurati con la tecnologia SAR.
Considerati i numerosi miglioramenti approcci di recente presentati in
letteratura riguardo il filtraggio di effetti topografici e troposferici
nella valutazione delle frange interferometriche, nella parte finale del
primo anno si è iniziato, con il contributo dell´IRECE, un´analisi di
ulteriori dati, ottenuti dall´ASI. L´analisi di questo nuovo set di
interferogrammi, tutti a cavallo dell´eruzione e mai sinora utilizzati
nei precedenti lavori , si prefigge lo scopo di meglio vincolare la
sorgente in gioco.
-
Acquisizione dati:
i
dati SAR sono stati forniti dall´ESA al progetto ERS AO3. 359 dal titolo
"Development of SAR Techniques aimed at managing Natural Disasters in
geodynamically active areas ".
PRODOTTI
DELLA RICERCA
Presentazione a convegno
Bonaccorso
A. et al., Applicazione dell´interferometria differenziale per lo studio
dell´eruzione 92-93, Convegno di medio termine del Progetto GNV-POSEIDON,
Catania 19-20 luglio 2001.
TASK
4 - Verifica dell´inflation 1996-97 registrata dal GPS attraverso una
comparazione con la metodologia SAR.
UR PARTECIPANTI: UR1
OBIETTIVI
I ANNO
non previste attività
nel primo anno.
TASK
5A - Influenza delle discontinuità strutturali su anomalie di gravità,
deformazioni e sforzi
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TASK
5B - Misura in laboratorio delle ``Costanti elastiche statiche e
dinamiche´´
UR
PARTECIPANTI: UR2
OBIETTIVI
I ANNO
-
Influenza
delle discontinuità strutturali su deformazioni e sforzi: Studio
degli sforzi indotti da dicchi intrusivi attraverso superficie di
discontinuità strutturali, tenendo conto della inclinazione del dicco
rispetto alla giacitura degli strati, dell´estensione del dicco nonchè di
relazioni costitutive viscoelastiche per gli strati più profondi. Ricerca
di soluzioni matematiche rigorose per
modelli semplificati.
-
Variazioni
di gravità in aree vulcaniche: valutazione dei contributi dovuti a
(1) ingresso di massa magmatica, (2) contrazione e/o dilatazione del mezzo
circostante, (3) deformazione delle superficie sepolte di discontinuità
(4) variazione del livello di essoluzione dei volatili. Nel corso del
primo anno l´attenzione è stata concentrata su modelli elasticamente
omogenei e stratificati in densità.
-
Attivita`
sperimentali di laboratorio: dedicate a studiare la differenza fra
moduli dinamici e statici nelle lave etnee, a pressione e temperatura
normali.
RISULTATI I ANNO
-
Influenza
delle discontinuità strutturali su deformazioni e sforzi.
Sono stati condotti studi di modellistica teorica per valutare l´effetto
delle eterogeneita` strutturali sui campi di deformazione e sforzo indotti
da fenomeni intrusivi. Sono stati elaborati modelli analitici per dicchi
posti in prossimita` o attraverso superfici di discontinuita` strutturale,
con orientazione arbitraria rispetto alla giacitura della superficie di
discontinuita`. I modelli analitici sono stati confrontati con modelli
numerici (Boundary element e Finite element) per verificare la capacita`
dei modelli numerici di gestire soluzioni singolari, come quelle che si
presentano all´intersezione fra il dicco e una superficie di
discontinuita`. Una volta testati, i modelli numerici sono stati impiegati
per inserire nel modello gradi crescenti di complessita`, come la presenza
di una superficie libera, ovvero semplici topografie ed eterogeneita`
sepolte axi-simmetriche. Si sono inoltre studiati gli effetti della
topografia e delle eterogeneita` strutturali sepolte sul campo di
deformazione prodotto da una sorgente isotropa di pressione (sorgente di
Mogi), mostrando come la stima della profondita` della sorgente possa
essere influenzata significativamente dalla presenza di eterogeneita`.
-
Variazioni di
gravità in aree vulcaniche. Abbiamo analizzato modelli di sorgenti
deformative isotrope per valutare il potere risolutivo delle variazioni
gravimetriche, in congiunzione con le deformazioni del suolo,
nell´inferire la reologia del mezzo interessato e la quantita` di magma
immesso in una regione di stazionamento superficiale, nella fase
pre-eruttiva. Infatti, se si assume che la deformazione del mezzo sia
determinata da una immissione di masse magmatiche provenienti dal mantello
e che la reologia del mezzo sia elastica, esiste una relazione univoca fra
massa del magma, deformazione del suolo e variazione di gravita`. Se la
reologia del mezzo è visco-elastica,
si possono avere deformazioni elevate con sovrapressioni contenute, ma i
risultati della ricerca hanno mostrato che le variazioni residue di
gravita` sono in ogni caso quelle previste da un mezzo elastico con pari
deformazione (cioe` con elevata sovrapressione nella sorgente).
- Attività sperimentali di laboratorio. Le costanti
elastiche sono parametri di importanza fondamentale ogni volta che
si debbano considerare forze e deformazioni, il che capita in una
vastissima gamma di problemi vulcanologici.
Esistono due maniere fondamentali di misurare i parametri elastici.
La prima è statica e si basa sulla misura della deformazione
indotta su di un corpo da una forza nota.
Il secondo metodo è dinamico e si basa sulla misura della
velocita` di propagazione delle onde elastiche all´interno del materiale.
Per questioni di fenomeni anelastici intrinseci non è affatto scontato
che i valori coincidano e, anzi, essi possono differire in maniera
sostanziale.. Nel primo anno
di attività abbiamo utilizzato la tecnica di Ciccotti et al. (2001) per
misurare la compliance statica in campioni
di lava e arenaria. Questi campioni erano a forma di lastra con una
frattura centrale di lunghezza variabile, preparati per il test di Double
Torsion. Par tali provini esiste infatti una relazione che lega la
compliance alla lunghezza
(misurata) della frattura in
funzione dei moduli elastici statici. La
relazione originale, che deriva da un modello analitico, porta a
risultati sostanzialmente errati in molti casi,
ed è stata corretta
con un modello numerico agli elementi finiti. Misurando la compliance dei
provini per varie lunghezze della frattura, e adottando la curva teorica
corretta si ottiene una stima accurata dei moduli elastici statici. Nella
fase preliminare i vari metodi sono stati messi a punto su provini in PMMA
(plexiglass) in quanto che le proprieta` reologiche di questo materiale
sono ben note ed inoltre esso è facile da tagliare e permette una
ispezione ottica delle fratture. Confrontando i valori stimati per il
modulo di Young, utilizzando il metodo di Double Torsion,
con oscillazioni forzate da 0.01 kHz a 100 Hz e utilizzando la
propagazione di onde ultrasoniche a 50 kHz e 1 MHz, si è riscontrato un
aumento del modulo di Young del 100%, da 2 a 4 Gpa.
PRODOTTI
DELLA RICERCA
-
n° 5
pubblicazioni su riviste internazionali (vedi elenco)
-
n° 5
presentazioni a convegni, rapporti tecnici, etc
-
2
codici di calcolo
-
2 tesi
di laurea e di dottorato
ELENCO
PUBBLICAZIONI (includendo lavori in stampa e sottomessi)
Ciccotti M.,
2000. A realistic finite-element model for the Double Torsion loading
configuration. J. Am. Ceram. Soc. 83 [11], pp.
2737-44.
Ciccotti
M., Gonzato G., and Mulargia F., 2000. The
Double Torsion loading configuration for fracture propagation: an improved
methodology for the load-relaxation at constant displacement. Int. J. Rock
Mech. Min. Sci., 37, pp. 1103--1113.
Ciccotti M.,
Negri N., Gonzato G., Mulargia F., 2001. Practical application of an
improved methodology for the Double Torsion load relaxation method. Int.
J. of Rock Mech. Min. Sci. In
press.
Bonafede, M.,
Parenti, B. and Rivalta, E., 2001. On strike slip faulting in layered
media, Geophys. J. Int., submitted.
Rivalta, E.,
Mangiavillano, W. and Bonafede, M., 2001. The edge dislocation problem in
a layered elastic medium, Geophys. J. Int., submitted.
Presentazioni a Convegni
Bonafede M.,
2000. Modelling Ground Deformation and Gravity Residuals at ”Campi
Flegrei ” Caldera (Italy): Constraints on Source Processes, EOS Trans. AGU,
81 (48), Fall Meet. Suppl. Abstract G21A-02, 2000.
Bonafede, M.,
2001. Modelling ground deformation and gravity residuals in volcanic
regions, EGS 26-th General Assembly, Geophys. Res. Abstract, 3, GRA3-1069.
Bonafede
M., 2001. Deformazioni del suolo e variazioni di gravita` in aree
vulcaniche: contributo di sorgenti immerse in mezzi elastici e
visco-elastici, Convegno di medio termine del Progetto GNV-POSEIDON,
Catania 19-20 luglio 2001.
Ciccotti
M. e Mulargia F. 2001. Costanti elastiche statiche e dinamiche: relazione
sui primi mesi di attività, Convegno di medio termine del Progetto
GNV-POSEIDON, Catania 19-20 luglio 2001.
Trasatti,
E., Bonafede M., Giunchi C., Cianetti S. 2001. Modellazione numerica di
aree vulcaniche e studio dell´effetto delle eterogeneita` strutturali del
mezzo nelle deformazioni causate, Convegno di medio termine del Progetto
GNV-POSEIDON, Catania 19-20 luglio 2001.
Tesi di laurea
Trasatti,
E., Bonafede M., Giunchi C., Cianetti S. 2001. Modellazione numerica di
intrusioni magmatiche in mezzi eterogenei: applicazione all´Etna, Tesi di
Laurea in Fisica, Università di Bologna.
Bonafede
M. e Pallante, P., 2001. Variazioni residue di gravita` e deformazioni
indotte da fenomeni vulcanici, Tesi di Laurea in Fisica, Università di
Bologna.
TASK
6 - Un nuovo approccio tomografico in velocità all´Etna
TASK
7 - Tomografia in attenuazione all´Etna
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OBIETTIVI
I ANNO
In
seno alla task SCM, L´UR3 (INGV-CT2) effettuerà in collaborazione con
il Department of Geological Sciences Virginia Tech - USA (VT) un nuovo
approccio tomografico in velocità dell´area etnea, utilizzando tutti i
dati recenti (terremoti locali registrati nel periodo 1988-2001) di più
elevata qualità (registrazioni digitali). I risultati che deriveranno da
questa ricerca, consentiranno anche attraverso un confronto con quelli già
pubblicati, di valutare quelli che sono i limiti attuali di uno studio
tomografico all´Etna, al fine di indirizzare in futuro le indagini per
poter ottenere un modello crostale affidabile per l´area. Tale ricerca
sarà propedeutica allo studio tomografico in attenuazione, che verrà
svolto nella seconda fase dall´IIV in collaborazione con l´Università
di Granada – Spagna (UG).
Gli
obbiettivi del primo anno (in parte spostati temporalmente) sono:
-
Analisi dei dati
-
Modello 3D in velocità (Vp e
Vp/Vs)
-
Ri-localizzazione
dei terremoti
utilizzando il modello 3D elaborato
RISULTATI
I ANNO
L´attività
di ricerca dell´UU.RR. INGV-CT2 e VT sono iniziate in ritardo rispetto
agli altri progetti GNV, in quanto il supporto economico, derivante da
fondi Poseidon, è stato messo a disposizione solamente dal Gennaio 2001.
Tuttavia,
già a partire da Novembre 2000 si era proceduto ad intraprendere rapporti
con gli altri gruppi di ricerca coinvolti nei sottoprogetti 6) e 7). In
particolare, nel mese di Dicembre è stato svolto un periodo di lavoro a
Catania con il responsabile dell´U.R. dell´Università di Granada, per
la definizione delle metodologie e delle procedure di analisi da
utilizzare per lo studio tomografico in attenuazione, mentre in occasione
del Convegno AGU tenutosi a S. Francisco sono stati intrapresi rapporti
con l´U.R. VT per lo studio
tomografico in velocità.
Successivamente
si è proceduto ad approntare il data set da utilizzare per le analisi.
L´inizio
del presente progetto ha fatto si che si potesse dare anche avvio ad uno
studio di dettaglio sull´attività che ha caratterizzato l´Etna in
questi ultimi anni, attraverso l´integrazione dei dati sismologici e di
deformazione del suolo. Al convegno AGU è stato pertanto presentato, in
collaborazione con il task SDS, un
lavoro preliminare dal titolo “Shear response to an intrusive episode at
Mt. Etna Volcano (Jannuary 1998) inferred through seismic and tilt
data”. Una parte di questo
lavoro è stato mirato alla ri-localizzazione dei terremoti etnei
utilizzando i modelli di velocità 3D disponibili per l´area. In
particolare, è stato utilizzato il modello 1D di Hirn et al. (1991) e il
modello 3D di Chiarabba et al. (2000) per valutare, anche se
preliminarmente, quelli che sono gli effetti che le variazioni laterali di
velocità hanno sulla stima degli
azimuth e degli angoli di incidenza e quindi sul calcolo dei meccanismi
focali.
Si
è proceduto anche ad estendere il rapporto di collaborazione con l´U.R.
ING (responsabile Chiarabba
C.) per gli studi relativi all´analisi dell´attenuazione all´Etna e
per procedere ad effettuare alcuni miglioramenti preliminari al modello 3D
di Chiarabba et al. (2000).
La
maggior parte del lavoro svolto in questi mesi è stato mirato a
realizzare i moduli software e le procedure di analisi necessarie
all´elaborazione dei dati, in maniera tale da integrare e migliorare il
programma di analisi off-line ASDP (Patanè e Ferrari, 1999, Physics of
the Earth and Planetary Interiors, 113/1-4, p. 57-74). Ciò allo scopo di
avere un unico strumento informatico che consenta a tutte le U.R.
coinvolte nel progetto di rielaborare in maniera semplice ed interattiva
l´intero data set (1988-2001) disponibile, costituito dai dati delle
reti permanenti IIV e Poseidon e delle reti temporanee OV, i quali
presentano differenti formati di registrazione.
Il
data set terremoti locali 1988-2001 e´ in fase di completamento e già da
Aprile è iniziate l´analisi dati. Si ritiene che entro fine anno si
possa già avere una prima inversione tomografica.
PRODOTTI
DELLA RICERCA
-
n° 1
pubblicazione su riviste internazionali e 1 presentazione a convegni
-
no
1 presentazione a convegno
-
n° 1
data base (in continuo aggiornamento)
-
diversi
codici di calcolo per l´analisi dati
ELENCO
PUBBLICAZIONI
Bonaccorso A.
and Patanè D. (2001) Shear response to an intrusive episode at Mt. Etna
volcano (January 1998) inferred through seismic and tilt data. Tectonophysics, 334, 61-75.
Presentazione
a Convegni
Patane`,
D.: Tomografia in velocita` ed attenuazione all´Etna: stato dell´arte e
prospettive future, Convegno di medio termine del Progetto GNV-POSEIDON,
Catania 19-20 luglio 2001.
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TASK
8 - Simulazione di sorgenti deformative attraverso l´utilizzo di metodi
numerici
UR
PARTECIPANTI: UR4, UR1, UR2
OBIETTIVI
I ANNO - SDS
Il
programma di ricerca di questa U.R. persegue l´obiettivo di verificare
gli effetti di sorgenti interne al sistema vulcanico, attraverso
l´utilizzo di tecniche numeriche a elementi finiti, utilizzando
specifici software sulla base di modelli analoghi realizzati per
applicazioni di tipo meccanico.
In
particolare, una volta perfezionata la ‘calibrazione´ dei modelli FEM
e meglio individuata la conoscenza del mezzo, si potranno eseguire
simulazioni numeriche sui comportamenti attesi al variare di determinati
parametri fisici (ubicazione, pressioni e/o spostamenti, forme della
sorgente, topografia). La ‘calibrazione´ sarà effettuata basandosi
sui risultati analitici già ottenuti in mezzi omogenei.
RISULTATI
I ANNO - SDS
-
Sviluppi metodologici
Le deformazioni della
superficie di un´area vulcanica sono usualmente causate da variazioni di
pressione o spostamenti delle sorgenti interne, per questo motivo è di
fondamentale importanza studiarne la loro influenza in funzione della loro
forma e profondità.
Per capire un sistema
complesso, come quello in esame, è spesso necessario estrarre le sue
caratteristiche essenziali, ed usarle per la creazione di un modello. Un
modello consente di analizzare il sistema, e di predirne il suo
comportamento in differenti condizioni e parametri.
Nella ricerca da noi
svolta abbiamo utilizzato dei modelli numerici. La chiave di un buon
modello agli elementi finiti, consiste nel trovare un accordo tra la
complessità necessaria per riprodurre la situazione reale, e la semplicità
richiesta per la risoluzione della analisi.
In particolare si è partiti dalla semplificazione della topografia
della zona vulcanica, assunta di forma prismatica o cilindrica, con
superficie libera piana. All´interno di tali sistemi sono state ubicate
delle sorgenti di forma piana (faglie) o sferica con differenti
profondità di posizionamento rispetto alla superficie libera; le
sorgenti piane sono soggette a spostamenti normali alla loro superficie,
mentre le sferiche a spostamenti radiali o a variazioni di pressione
Sono state eseguite
diverse analisi per la calibrazione di questo strumento di calcolo
confrontando i risultati ottenuti con quelli teorici attesi.
Le geometrie sono stata
realizzate al CAD ed importate nel codice di calcolo FEMAP per la ‘meshatura´,
in seguito trasferite in MARC per il set-up dei modelli, necessario per le
successive analisi all´interno dello stesso programma. In tali modelli
è stata sfruttata la simmetria allo scopo di diminuire i tempi
computazionali.
-
Interpretazione e modellistica
La
prima fase del lavoro si è concentrata sulla scelta delle giuste
dimensioni e della tipologia di elementi da usare per questo tipo di
simulazioni. A tale scopo sono stati realizzati 3 modelli bisimmetrici, di
forma prismatica, di dimensioni differenti in cui la sorgente, di forma
piana e verticale, è stata posta alla profondità di 0.5 km; tutti i
modelli sono stati ‘meshati´ con elementi brik a 8 nodi e a 12 nodi ed
elementi tetra 12. Come condizioni al contorno, alla superficie della base
dei modelli è stato impedito lo spostamento verticale, mentre la
superficie superiore e stata lasciata completamente libera; inoltre alla
superficie verticale contenente la sorgente, per simmetria sono stati
impediti gli spostamenti orizzontali.
Le
caratteristiche meccaniche del mezzo sono state assunte come isotropo ed
omogeneo con modulo elastico E=49000 N/mm2 e coefficente di
Poisson n=0.25.
Il valore del modulo elastico si è ricavato come valore medio della
distribuzione dei moduli elastici in funzione della profondità ottenuta
tramite la misurazione della velocità del suono. Questo valore concorda
con quello utilizzato da altri autori in analisi simili (Numerical
modeling of surface deformation and mechanical stability of Vesuvius
volcano-Russo et altri).
Il
confronto dei risultati FEM con quelli
‘analitici´ ottenuti per mezzi omogenei, ha messo in evidenza che ci
sono sostanziali differenze nella scelta della tipologia di elementi;
nello specifico gli elementi che più si addicono a questo tipo di
modellazione sono i brik a 12 nodi, mentre i brik a 8 nodi e i tetra danno
valori che si allontanano sempre più da quelli teorici. Il raffronto dei
modelli con differenti dimensioni ha permesso di affermare che il modello
con dimensioni di 10 km*10 km*14 km fornisce risultati che hanno
sufficiente rispondenza con quelli analitici, consentendo di diminuire
drasticamente i tempi di calcolo.
Stabilite
le giuste dimensioni e gli elementi da usare si sono successivamente
realizzati dei modelli con sorgente inclinata di 15° rispetto alla
verticale, e con sorgente sferica. Nei modelli che contengono un crack
inclinato, per assegnare lo spostamento all´interno del mezzo si è
utilizzata la tecnica degli ‘split-nodes´ (A simple and efficient
method for introducing faults into finite element computations- H. J.
Melosh e A. Rafsky).
In
tutte le simulazioni le deformazioni sulla superficie libera, sul piano di
simmetria della sorgente, mostrano una perfetta rispondenza con quelle
teoriche tranne nel primo tratto, in cui non sono perfettamente
coincidenti ma quasi uguali. Questo è giustificato dalla presenza di
tensioni non nulle sulla superficie libera, che contrasta con la teoria.
Alla soluzione di tale problema stiamo attualmente lavorando incrementando
il numero di elementi nella zona immediatamente vicina alla sorgente anche
se questo provoca un aumento esponenziale dei tempi computazionali.
Dai
risultati dei modelli assialsimmetrici con sorgente sferica si è
calcolato il rapporto tra il sollevamento massimo um, (misurato
sulla superficie libera e
sull´asse di simmetria) e lo spostamento u0 imposto alle
sue pareti per vari rapporti h/a (h= profondità del centro della sorgente
– a=raggio della sfera). La legge di variazione di tale rapporto
rispecchia quella indicata in letteratura (Finite element deformation of
an elastic, non uniform medium produced by a dilating or pressurized magma
chamber-F. Quareni).
PRODOTTI
DELLA RICERCA
-
n° 1
presentazione a convegni
-
codici
di calcolo
Presentazioni a Convegni
Marco Elia M.,
Occhipinti Amato R, 2001. Applicazioni del metodo degli elementi
finiti nello studio di deformazioni in aree vulcaniche, Convegno di medio
termine del Progetto GNV-POSEIDON, Catania 19-20 luglio 2001.
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TASK
9 - Sistema di alimentazione magmatica e deformazione sismica associata
alla risalita del magma: applicazione ad alcuni vulcani italiani
UR
PARTECIPANTI: UR8, UR3, UR7
OBIETTIVI
I ANNO
Modello
tridimensionale della velocita´ delle onde P,
localizzazioni dei terremoti con mezzi di velocita´ eterogenei,
meccanismi focali dei terremoti piu´ forti avvenuti negli ultimi anni
(magnitudo superiore a 2.0), misura dei rapporti spettrali dei terremoti
t*, relazioni di fase che simulano la risalita magmatica trattando il
sistema alle pressioni e temperature ottenute per via modellistica.
RISULTATI
I ANNO
La
ricerca dell´U.R. ING e´ iniziata in ritardo in quanto l´U.R. e´ stata
prima spostata su un altro progetto e quindi condivisa da due progetti. Il
supporto economico, derivante da fondi Poseidon, e´ stato reso disponibile
solamente da Gennaio 2001. Nel primo anno sono stati presi rapporti con
gli altri gruppi di ricerca del progetto per l´analisi dell´attenuazione
del vulcano Etna e per una valutazione circa miglioramenti possibili nel
calcolo del modello Vp e Vp/Vs. Il data set terremoti locali 1994-2000 e´
in fase di costruzione. Per quanto riguarda la parte di geofisica
sperimentale sono stati eseguiti i primi rilievi di fattibilita´,
preparato il data set di campioni di roccia su cui effettuare gli
esperimenti e iniziato un primo stage presso il laboratorio.....
1)
Modello di velocità:
E´ stato calcolato un modello tridimensionale di velocità delle onde P
per la crosta al di sotto del vulcano. Le caratteristiche principali della
struttura profonda sono state riconosciute: un grosso corpo ad alta Vp
nella crosta superiore esteso fino a 18 km di profondità. I terremoti
avvenuti nel periodo 1994-98 sono stati rilocalizzati nel modello
tridimensionale ottenendo forti miglioramenti.
2)
Meccanismi Focali:
Sono state eseguite riletture accurate dei primi arrivi sui sismogrammi
registrati dalla rete Poseidon nel periodo 1994-1998 per il calcolo dei
meccanismi focali degli eventi sismici. La procedura che viene applicata
alle letture per il calcolo dei meccanismi focali è quella delle polarità
delle onde P. Ad oggi sono stati processati e calcolati 112 meccanismi
focali di eventi avvenuti nel periodo Novembre 1994 - Dicembre 1995. Le
letture relative alla rete Poseidon sono in corso di integrazione con
quelle disponibili per altre stazioni sismiche operanti al vulcano.
3)
Attenuazione:
E´ stata messa a punto una procedura per il calcolo dei T-star da usare
nell´inversione per l´attenuazione. La procedura consiste in diversi step:
-
selezione della finestra attorno alla fase P
-
Valutazione del rapporto segnale-rumore
-
Correzione per la risposta strumentale
-
Inversione
degli spettri in spostamento per il calcolo del t-star
-
Correzione
per gli effetti di sito
-
Inversione
dei t-star per il calcolo dell´attenuazione
La
fase di rilettura accurata delle fasi P è propedeutica ed indispensabile
alla stima dei t-star
4) Geofisica
Sperimentale: Sono
in studio le proprietà fisiche delle rocce del M.Etna (basalti e gabbri)
svolgendo esperimenti con l´apparato multi-anvil. E´ stata misurata la
conduttività elettrica di due campioni (basalto CSE 16042k e gabbro TMP
21Y) a pressione di 900 e 1500 Mpa, temperature variabili tra 400 e 800 °C
(subsolidus) e frequenze tra 0.1 e 105 Hz.
I campioni scelti sono rappresentativi della composizione piu´ primitiva
del magma. Le pressioni e temperature alle quali sono stati condotti gli
esperimenti corrispondono a quelle riscontrabili nella crosta inferiore e
al passaggio con il mantello superiore. In esperimenti successivi verranno
condotti alle temperatura del liquidus per investigare il comportamento
sotto condizioni di fusione parziale. Gli esperimenti sono stati condotti
al laboratorio del Bayerisches Geoinstitut of Bayreuth in collaborazione
con il dott. Brent Poe.
Una
interpretazione preliminare degli spettri di impedenza ottenuti durante
gli esperimenti di conduttività mostrano che il basalto e i gabbri hanno
differente resistenza elettrica per le stesse condizioni di pressione e
temperatura, i.e., a 800 °C e
900 MPa i basalti hanno una resistenza di un fattore 4 più alta del
gabbro. I risultati mostrano inoltre che la resistenza dei due campioni è
dipendente dalla pressione, mentre l´energia di attivazione rimane la
stessa.
PRODOTTI
DELLA RICERCA
-
n° 3
pubblicazione internazionale (task 9/1)
-
n° 2
presentazioni a convegni:
-
Banca
dati terremoti della Rete Poseidon 1994-1998.
ELENCO
PUBBLICAZIONI
Chiarabba C, Amato A. Boschi E., and Barberi F., 2000: Recent seismicity
and tomographic modeling of the Mount Etna plumbing system, Journal
Geophysical Research, 10,923-10,938.
De Gori P, G.B. Cimini, C. Chiarabba, G. De Natale, C. Troise and A.
Deschamps, 2001: Teleseismic tomography of the Campanian volcanic area and
surrounding apenninic belt, J. Volcanol. Geotherm. Res., in press.
De Natale G., C. Troise, F. Pingue, P. De Gori, and C. Chiarabba 2001:
Structure and dynamics of the Somma-Vesuvius volcanic complex, Mineral.
and Petrol., in press.
Presentazioni
a Convegni
Chiarabba C., P.
De Gori, M. Moretti, e P. Scarlato 2001: Sistemi di alimentazione
magmatica da tomografia sismica e geofisica sperimentale, atti del
Workshop ´´Evaluation magmatic processes by laboratory experiments,
physical modeling and field measurements, 15-18, Roma, 27-29 Giugno, 2001.
Chiarabba C. et
al., 2001: Vincoli alla struttura profonda del Mt. Etna da tomografia
sismica, Convegno di medio termine del Progetto GNV-POSEIDON, Catania
19-20 luglio 2001.
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TASK
10 - Definizione di scenari eruttivi per l´Etna sulla base di indagini
multidisciplinari integrate
UR
PARTECIPANTI: UR5
OBIETTIVI
I ANNO
Organizzazione
dei diversi data-base; scelta dei diversi eventi eruttivi per i quali
realizzare gli scenari; validazione dei diversi database; realizzazione
degli scenari sulla base delle singole discipline; acquisizione di nuovi
dati.
RISULTATI
I ANNO
La ricerca in
oggetto è stata finanziata per 40 ML per il I anno. Finora è stata
accreditata solo la prima tranche di 20 ML.
I prodotti relativi
al I anno della ricerca sono stati i seguenti:
L´integrazione di dati sismotettonici e
macrosismici per gli anni 1981-1991 ha portato, oltre alla costituzione
del database, anche al confronto tra le anomalie dei campi macrosismici e
quelle relative alla velocità di propagazione delle onde sismiche
all´Etna ha permesso di evidenziare zone di anomalia nei diversi settori
del vulcano che potranno essere utilizzate nello sviluppo di modelli di
velocità 3D.
La costituzione di un database relativo
a dati geofisici, vulcanologici, petrografici, geochimici ed isotopici per
gli anni 1981-1991 ha permesso di iniziare una nuova valutazione del
meccanismo eruttivo per l´eruzione del marzo 1981.
L´analisi dell´attività sismica ne
periodo 1983-1996, in relazione ai fenomeni intrusivi del 1989-1991, ha
evidenziato come anche attraverso l´analisi di parametri sismologici
quantitativi quali le dimensioni frattali e il coefficiente b della
relazione di Gutenberg-Richter, risulti evidente la variazione di stile di
attività del vulcano tra il periodo 1983-88 e quello 1993-96. Tale studio
può essere di notevole interesse nella definizione di possibili scenari
dinamici del vulcano.
L´analisi del
tremore vulcanico associato ad eruzioni parossistiche, con particolare
riguardo agli episodi eruttivi del settembre 1989, ha evidenziato come
previsioni basate su approcci di tipo statistico possano essere effettuate
con una incertezza ragionevole. Resta opinabile l´utilità della
"previsione" di tali fenomeni, mentre è ancora da definire nel
dettaglio la dinamica del loro meccanismo eruttivo. A tale proposito, è
stata testata la validità del modello di Chouet per quanto riguarda la
sorgente del tremore vulcanico all´Etna in occasione di episodi di fontane
di lava al Cratere di NE. Il modello non si mostra soddisfacente nella
rappresentazione del fenomeno.
Risultati molto
promettenti derivano invece dall´applicazione di tecniche di
localizzazione ipocentrale di precisione, ad alcuni sciami di terremoti
associati alle prime fasi dell´eruzione del 1991-93. Il confronto tra i
risultati e i modelli di sorgente di deformazione stanno offrendo numerosi
spunti di riflessione sulla "reale" consistenza ed evoluzione
temporale del dicco eruttivo.
Infine
è proseguita la raccolta dei dati relativi all´attività vulcanica dei
crateri sommitali osservata e documentata per il periodo luglio 2000 -
giugno 2001.
-
Sviluppi
metodologici
localizzazioni
di precisione di eventi sismici in aree vulcaniche
-
Acquisizione
dati
·
nuovi
vulcanologici relativi all´attività intracraterica dell´Etna
·
costituzione
di database
-
Interpretazione
e modellistica
modello
termodinamico di un dicco intrusivo
PRODOTTI
DELLA RICERCA
-
n° 4
pubblicazioni su riviste internazionali
-
n° 1
pubblicazioni su riviste nazionali,
-
n° 6
presentazioni a convegni
-
no
1 banca dati (catalogo
macrosismico dell´Etna)
ELENCO
PUBBLICAZIONI (includendo lavori in stampa e sottomessi)
Azzaro
R., Barbano M.S., Antichi B., Rigano R., 2000. Macroseismic
catalogue of Mt. Etna earthquakes from 1832 to 1998. Acta
Vulcanologica, 12, 1, 3-36, e CDROM.
Barbano
M.S., De Rubeis V., Tosi P., Vinciguerra S., 2000. Clustering
properties of Etna seismicity during 1981-1991. Journal of Seismology, 4 (2),
191-196.
Lombardo
G., Barbano M.S., Costanzo S., 2000. Anomalies
of seismic wave propagation at Mt. Etna Volcano, Italy. Journal of
Volcanology and Geothermal Research. 101, 171-182.
Vinciguerra S.,
Gresta S., Barbano M.S. and Distefano G., 2001. The two behaviours of Mt.
Etna volcano between 1983-1988 and 1993-1996: evidences from b value and
fractal dimension of seismicity. Geophys. Res. Lett., 28, 11, 2257-2261.
Musumeci C.,
Gresta S. and Malone S., 2001. Magma system recharge of Mount St. Helens
(USA) from precise relative hypocenter location of microearthquakes. J.
Geophys. Res. (submitted May 2001)
Presentazioni
a congressi
Lombardo G.,
Imposa S., Coco G., Corrao M. 2000 - Features of volcanic tremor
associated with recent
eruptive episodes at Mt. Etna volcano (Italy). ESC
General Assembly, Lisbon, Portugal, W.G. "Seismic Phenomena
Associated with Volcanic Activity", Sao Miguel, Azzorre, p. 49.
Privitera
E., Gresta S., Cammarata L., 2000. Spectral
analysis of volcanic tremor at Mount Etna during a summit explosive
eruption: a critical study of the Chouet´s source model. ESC General
Assembly, Lisbon, Portugal, W.G. "Seismic Phenomena Associated with
Volcanic Activity", Sao Miguel, Azzorre,
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TASK
11 - Determinazione della distribuzione spazio-temporale degli sforzi
sismogenetici
UR
PARTECIPANTI: UR6, UR7
OBIETTIVI
I ANNO
Analisi
intensiva dei dati degli eventi sismici originatisi nell´area etnea nel
periodo 1988-1999. Elaborazione di tali dati per il calcolo dei parametri
sismici di base (ipocentri, magnitudo e meccanismi focali) ed avvio delle
stime dei parametri di stress e strain
RISULTATI
I ANNO
-
Sviluppi
metodologici
Non
erano in programma specifici sviluppi metodologici, i quali viceversa
dovranno auspicabilmente essere conseguiti nella fase di determinazione
dei parametri di stress e strain (II° anno). Possono comunque essere
citati a ragione gli sviluppi nel calcolo dei parametri focali ottenuti
dalle analisi effettuate in struttura crostale 3D.
-
Acquisizione
dati
I
risultati possono ritenersi soddisfacenti e corrispondono a quanto
programmato e specificatamente indicato alla voce "Obiettivi".
Le
analisi dei parametri focali hanno consentito di costituire un dataset di
meccanismi alquanto consistente (oltre 200 soluzioni focali di qualità
compatibile con le esigenze di calcolo dei tensori stress-strain) il che
rende ottimisti in relazione alle successive fasi di attuazione del
progetto. Il campione comprende tutti gli eventi sismici localizzati nella
crosta etnea nel periodo di riferimento dell´indagine, aventi magnitudo
maggiore o eguale a 2.7. Sono altresì presenti numerosi terremoti di
magnitudo inferiore (2.0<M<2.7). La sismicità copre in maniera
soddisfacente l´intero complesso vulcanico, anche se si evidenziano
eterogeneità di distribuzione ipocentrale peraltro già note da
precedenti studi. Le incertezze sui parametri ipocentrali risultano
generalmente contenute entro i 3 Km e gli errori sui parametri del
meccanismo sono valutati entro i 20°. Sono in corso verifiche dei calcoli
focali attraverso l´impiego di modelli tridimensionali di velocità
crostale.
Le
attività del primo anno, come del resto ampiamente programmato, si sono
sviluppate nell´ambito di una sistematica collaborazione con l´UR.
coordinata dal Dott. E. Privitera. Tale collaborazione rappresenterà un
punto di forza anche nello svolgimento dell´attività del secondo e terzo
anno, anche se in questo caso gli obiettivi primari delle rispettive UU.RR.
(Neri e -Privitera) si diversificheranno, puntando sulle analisi
stress-strain nel primo caso, e sullo studio dei patterns sismici e
confronti con altri dati geofisici e vulcanologici, nel secondo).
-
Interpretazione
e modellistica
Tale
fase del progetto corrisponde al terzo anno di attività
PRODOTTI
DELLA RICERCA
-
n° 1
pubblicazione su rivista internazionale (completamento di un lavoro
iniziato precedentemente all´avvio del progetto)
-
no
1 presentazione a convegni
-
database
dei meccanismi focali etnei per il periodo Gennaio 1988 - Gennaio 1999
ELENCO
PUBBLICAZIONI (includendo lavori in stampa e sottomessi)
Barberi
G., Cocina O., Neri G., Privitera E., Spampinato S., 2000. Volcanological inferences from seismic-strain tensor computations at Mt.
Etna volcano, Sicily. Boll.
Volc., 62, 318-330.
Presentazioni
a Convegni
Neri
G. and Cocina O., Evoluzione del campo degli sforzi sismogenetici e
fenomenologie di sciame nell´area etnea nel periodo 1988-1998, Convegno di
medio termine del Progetto GNV-POSEIDON, Catania 19-20 luglio 2001.
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TASK
12 - Vincoli geofisici sulla dinamica del processo intrusivo
UR
PARTECIPANTI: UR7, UR6
OBIETTIVI
I ANNO
a)
analisi del Tensore Momento Completo (TMC) nel periodo 1994
– 1998;
b)
realizzazione di un data base di meccanismi focali
affidabili nel periodo 1990-´98;
c)
analisi dei tensori di sforzo e di deformazione;
d)
confronto con dati di deformazione del suolo, gravimetria ed
osservazioni vulcanologiche.
RISULTATI
I ANNO
Il
ritardato inizio del progetto e la mancata assegnazione della seconda rata
del finanziamento, hanno determinato alcuni disaggi, tra cui
l´impossibilità di bandire la borsa di studio prevista, che ha impedito
lo sviluppo dell´obiettivo a). Difatti, per quanto riguarda lo studio
del TMC, è stato possibile completare una ricerca, già iniziata negli
anni antecedenti l´inizio del progetto, che è stata recentemente
pubblicata (vedi elenco delle pubblicazioni).
-
L´obiettivo
b) è stato quasi completamente raggiunto, almeno per ciò che riguarda il
calcolo delle soluzioni del piano di faglia mediante il metodo delle
polarità, e necessita solamente di alcune verifiche che permettano di
validare la qualità del dato elaborato. In questo caso è stato possibile
raggiungere risultati superiori, rispetto a quanto programmato, in quanto
l´analisi è stata estesa anche agli anni successivi (sino al giugno
2001).
-
è
tuttora in corso l´analisi dei tensori degli sforzi e delle deformazioni
(il raggiungimento dell´obiettivo c) era previsto per il secondo anno
del progetto) che a giudicare dalle prime analisi sembrerebbe in grado di
arricchire (e forse modificare) alcune delle conclusioni tratte dagli
studi precedenti. La recente attività sismica (novembre 2000 – giugno
2001) ha modificato il pattern della sismicità osservato negli
anni immediatamente precedenti, pertanto si è ritenuto opportuno
approfondire alcuni aspetti, avviando delle analisi (tuttora in corso) che
potessero indirizzare alla comprensione del fenomeno. In particolare, si
è osservato che la distribuzione areale dello strain release nei primi 10
Km di crosta, avviene in aree che sono state attive anche negli anni
precedenti prima dell´accadimento di cicli eruttivi al Cratere di
Sud-Est, evidenziando che alcune zone sismogenetiche reagiscono alle
variazioni positive dello sforzo, attivandosi ripetutamente. L´analisi
della distribuzione spaziale degli eventi sismici nell´ultimo periodo
(novembre 2000 – giugno 2001), evidenzia l´esistenza di due volumi
asismici ubicati, rispettivamente, immediatamente ad est dei Crateri
Sommitali (CS), ad una profondità maggiore di 5 Km, ed ovest sud-ovest
dei CS, ad una profondità compresa tra 2 e 5 Km. Questi volumi asismici,
già noti in letteratura, sono stati interpretati come zone di
stazionamento di masse magmatiche e risultano essere sorgenti di
deformazioni lente del suolo e di anomalie di gravità. La sequenza spazio
- temporale della sismicità, induce a supporre che nel periodo analizzato
si sia verificato un trasferimento di massa tra le due zone di
stazionamento. La distribuzione epicentrale evidenzia due importanti
allineamenti: il primo con orientazione circa NNW-SSE, è ubicato
nell´area che va dalla Schiena dell´Asino, La Montagnola ed i CS; il
secondo mostra un allineamento ENE-WSW ed è localizzato nell´area CS,
M. Palestra e M. Intraleo. Altre aree sismogenetiche sono state
individuate nel settore compreso tra i due allineamenti precedentemente
citati e nella Valle del Bove. Sono di rilievo le seguenti osservazioni:
i) la distribuzione epicentrale enfatizza la zona asismica superficiale;
ii) la sismicità che delinea l´allineamento NNW-SSE presenta un
parametro b piuttosto elevato; iii) sempre lo stesso allineamento
NNW-SSE presenta un analogo andamento planimetrico della sismicità
verificatesi in occasione dello sciame sismico che ha preceduto ed
accompagnato (12 – 18 luglio) l´apertura delle fratture da cui si è
verificata l´eruzione attualmente in corso. Infine, l´analisi di 98
meccanismi focali elaborati per il periodo novembre 2000 – giugno 2001
ha evidenziato che la direzione azimutale degli assi P converge verso la
zona asismica superficiale, individuando pertanto un centro di pressione
in tale volume che potrebbe essere all´origine della sismicità
osservata.
-
L´obiettivo
d) viene perseguito gradualmente in funzione della disponibilità delle
informazioni che provengono dalle altre discipline e dall´avanzamento
delle ricerche esposte ai punti precedenti (il raggiungimento
dell´obiettivo d) era previsto per il terzo anno del progetto). Alcune
interessanti convergenze sono state già evidenziate ed è attualmente in
corso la raccolta sistematica delle informazioni bibliografiche.
PRODOTTI
DELLA RICERCA
-
n° 2
pubblicazioni su riviste internazionali
-
n° 1
presentazioni a convegni,
-
banca
dati di meccanismi focali nel periodo Gennaio 1988 – Giugno 2001
ELENCO
PUBBLICAZIONI (includendo lavori in stampa e sottomessi)
Barberi
G., Cocina O., Neri G., Privitera E., Spampinato S., 2000. Volcanological inferences from seismic-strain tensor computations at Mt.
Etna volcano, Sicily. Boll.
Volc., 62, 318-330.
Sarao`,
A, Panza, G.F., Privitera E., Cocina O., 2001. Non-double-couple
mechanisms in the seismicity preceding the 1991-93 Etna volcano eruption,
Geophys. J. Int., 145, 319-335.
Presentazioni
a Convegni
Privitera
E., Analisi dell´evoluzione spazio-temporale dei campi di sforzo e
deformazione sismica all´Etna e relazioni con i recenti cicli eruttivi del
cratere di Sud-Est, Convegno di medio termine del Progetto GNV-POSEIDON,
Catania 19-20 luglio 2001.
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Pericolosità
del vulcano Stromboli
Coordinatore
scientifico del progetto
Mauro
Rosi - Professore Ordinario
Dipartimento
di Scienze della Terra - Università di Pisa
Partecipanti
al progetto
UR#
|
AFFERENZA
|
RESPONSABILE
|
1
|
Dip.
Scienze della Terra Univ. Pisa
|
M.
Rosi
|
2
|
INGV
Catania
|
M.
Pompilio
|
3
|
Dip.
Scienze della Terra Univ. Firenze
|
L.
Francalanci
|
4
|
Istituto
Geologia Marina Bologna
|
M.
Marani
|
5
|
CIRCFT
Università di Padova
|
A.
Vettore
|
6
|
Dip.
Sc. Geol. Geotecniche Univ. Milano-Bicocca
|
A.
Tibaldi
|
7
|
Dip.
Fisica Univ. Bologna
|
S.
Tinti
|
8
|
Dip.
Scienze della Terra Univ. Parma
|
G.
Serri
|
9
|
INGV
Roma
|
M.
L. Carapezza
|
10
|
CNRS-CEA
Gif/Yvette Francia
|
P.
Allard
|
OBIETTIVI
GENERALI
Il progetto triennale è
finalizzato alla raccolta integrata di dati geologici, petrologici,
geochimici e di geologia marina che permetta un sostanziale avanzamento di
conoscenze per la definizione degli scenari eruttivi attesi e la
previsione a medio termine dei fenomeni pericolosi. Il progetto prevede
inoltre l´acquisizione di dati rilevanti alla definizione della
pericolosità di fenomeni connessi al franamento catastrofico della Sciara
del Fuoco (fenomeni esplosivi e onde di tsunami) con relativa
identificazione delle aree esposte ai diversi pericoli. Il progetto si
prefigge infine di contribuire alla mitigazione del rischio, mediante la
sperimentazione di nuove tecniche di monitoraggio geochimico e petrologico,
da utilizzare per la previsione dei fenomeni eruttivi pericolosi.
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TASK
1 - Esplosioni maggiori e parossismi
UR
PARTECIPANTI: UR1, UR2, UR10, UR3
OBIETTIVI
I ANNO
Raccolta
e integrazione di dati stratigrafici, geocronologici, petrologici,
isotopici e geochimici sui prodotti emessi dall´attività attuale del
vulcano fino dal suo inizio. Stima del contenuto in volatili dei magmi,
tramite l´analisi delle inclusioni vetrose e delle matrici della
frazione juvenile e di misure con tecniche di remote-sensing (COSPEC e
FTIR) dei gas contenuti nel pennacchio
vulcanico.
RISULTATI
I ANNO
Sono
state eseguite indagini sull´evoluzione temporale della composizione del
magma dello Stromboli attuale (UR Francalanci) analizzando 60 campioni di
scorie e pomici eruttate nel corso di “esplosioni maggiori” avvenute
negli anni 1998, 1999, e 2000 e di scorie emesse dall´attività
ordinaria. Oltre alle analisi di maggiori e tracce su roccia totale, sono
state eseguite analisi isotopiche su roccia totale e cristalli singoli di
clinopirosseni e plagioclasi di una scoria e di una pomice, con il metodo
delle traverse nucleo-bordo. I dati relativi alle traverse, indicano la
presenza di complesse zonature isotopiche. I valori dei nuclei registrano
una diminuzione nel tempo del rapporto isotopico. I nuclei dei
clinopirosseni e dei plagioclasi di una scoria del 1996 sono sia più che
meno radiogenici (0.70605-0.70633) dei bordi (circa 0.7061). Le fasi
minerali della pomice del 1996 sono più omogenee isotopicamente
(0.70608-0.70616), con solo rari nuclei riassorbiti aventi due
composizioni distinte (0.7061 e 0.7063). I risultati sono in accordo con
il modello di evoluzione dello Stromboli in cui una riserva di magma di
composizione come quella delle scorie è continuamente rialimentata da un
magma un po´ più primitivo che ha la composizione della pomice.
Il
sistema magmatico attuale dello Stromboli, rappresentato dalle due
componenti, scorie emesse dall´attività ordinaria e pomici emesse dai
parossismi e dalle esplosioni maggiori, è stato indagato dal punto di
vista delle inclusioni silicatiche contenute nei minerali (UR Rosi). I
risultati fino ad ora ottenuti indicano che le inclusioni silicatiche nei
cristalli di olivina coprono un ampio intervallo composizionale (CaO/Al2O3
= 0.99-0.29) e testimoniano della presenza di liquidi piuttosto primitivi
intrappolati in cristalli forsteritici di olivina contenuti nelle pomici.
Le inclusioni silicatiche primitive analizzate in cristalli di olivina
delle pomici, alla microsonda elettronica e spettrometria infrarossa (FTIR),
mostrano alti contenuti in volatili con H2O tra 2.3 e 2.8 wt.%,
CO2 tra 894 e 1689 ppm, S tra 2250 e1660 ppm e Cl tra 2030 e
1660 ppm, e rapporto S/Cl intorno all´unita´. Le inclusioni contenute
nei cristalli più faialitici delle scorie dell´attività ordinaria sono
praticamente prive di volatili ovvero presentano valori praticamente
identici a quelli del vetro della massa fondamentale. Sulla base dei
risultati ottenuti viene proposto che il magma degassato, che alimenta
l´attivita´ “normale”, sia il risultato della cristallizzazione
del magma piu´ ricco in volatili indotta da decompressione e perdita di
H2O a bassa pressione. Questo processo dovrebbe verificarsi
all´interno del cono. La rapida risalita e l´arrivo in superficie di
batches di magma ricco in volatili, e´ proposto come il meccanismo
principe che produce le esplosioni piu´ energetiche (parossismi ed
esplosioni maggiori) a Stromboli.
Sono
state eseguiti studi sulla composizione della componente gassosa emessa
sia in modo continuo (attività fumarolica) sia impulsivo (esplosioni),
che contribuiscono a formare il pennacchio gassoso del vulcano, (UR Allard),
utilizzando come metodo di telerilevamento la spettrometria infrarossa con
trasformata di Fourier (open-path FTIR). Il metodo consente di
determinare, in modo simultaneo, le concentrazioni di vari componenti
gassosi nelle emanazioni vulcaniche, misurando il loro spettro di
assorbimento della radiazione emessa da una sorgente calda. I risultati
dell´applicazione del metodo a Stromboli mostrano: a) una relativa
costanza della fase gassosa durante gli intervalli di emanazione non
esplosiva, b) brusche e riproducibili variazioni durante le esplosioni
che, oltre ad un aumento delle concentrazioni, includono un brusco aumento
del CO/CO2 e COS/CO2 (x5-10), SO2/HCl (x2-4) e CO2/SO2 (x2-3). Alla luce
dei dati sugli stessi volatili disciolti nelle inclusioni vetrose dei
cristalli di olivina, le variazioni nei rapporti chimici osservate durante
le esplosioni sono consistenti con la risalita veloce e periodica di
grosse bolle (slugs) che si formano in profondità con un processo di
degassamento in disequilibrio (Rayleight distillation). In contrasto la
fase gassosa non esplosiva è rappresentativa di un degassamento
all´equilibrio integrato lungo l´intera colonna magmatica (batch
equilibrium degassing). La combinazione di questi dati con quelli di
COSPEC per il flusso di SO2 permetterà di quantificare, in modo più
accurato, i flussi gassosi emessi allo Stromboli affinando il bilancio del
degassamento magmatico.
PRODOTTI
DELLA RICERCA
-
n° 6
pubblicazioni e presentazioni a congressi
ELENCO
PUBBLICAZIONI
Mètrich,
N., Bertagnini, A., Landi, P., Rosi, M. (2000) Crystallisation driven by
decompression and water loss at Stromboli volcano (Aeolian islands). J.
Petrol., 42:1471-1490.
Davies G.R.
(2000) Complex magma chamber dynamics at Stromboli during
the 20th century. Goldschmidt 2000, Journal of Conference Abstracts,
5(2), 335.
Landi, P.,
Bertagnini, A., Mètrich, N., Rosi, M. Oscillatory zoning in plagioclase
as a record of the evolution of the crystal-rich magma body at Stromboli .
Annual meeting of Coordinate Project «Hazard Assessment of Stromboli
Volcano» – 6-8 June 2001.
Mètrich,
N., Bertagnini, A., Landi, P., Rosi, M.
Chemical variability and volatile content of magmas that sustain the
current activity at Stromboli. Annual meeting of Coordinate Project «Hazard
Assessment of Stromboli Volcano» – 6-8 June 2001.
Rosi, M .,
Bertagnini, A., Landi, P., Mètrich, N. The activity of Stromboli from the
Sciara del Fuoco collapse to date. Annual meeting of Coordinate Project «Hazard
Assessment of Stromboli Volcano» – 6-8 June 2001.
Mètrich,
N., Bertagnini, A., Landi, P., Rosi, M.
Crystallization driven by decompression and water loss. Stromboli (Aeolian
islands): a school case. IAVCEI congress,
Bali July 2000.
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TASK
2 - Collassi di versante e frane
UR
PARTECIPANTI: UR6, UR4
OBIETTIVI
I ANNO
Esecuzione
di indagini geologiche e geotecniche mediante un rilevamento
litostratigrafico e strutturale in scala 1:2000 – 1:5000 della struttura
della Sciara del Fuoco; individuazione dei siti più significativi da
campionare per la caratterizzazione geotecnica che sarà effettuata negli
anni successivi. Revisione ed elaborazione di dati di geologia marina già
disponibili presso l´IGM di Bologna da usare come base per la campagna
di acquisizione dati in programma per l´anno prossimo.
RISULTATI
I ANNO
Ricordando
che esistono pochissimi lavori sulla caratterizzazione litotecnica dei
prodotti vulcanici, al fine di preparare una carta litotecnica necessaria
alle fasi successive del lavoro, si è sperimentata una classificazione
della successione rocciosa in unità litologiche utili ai fini
geologico-applicativi. Le unità litostratigrafiche sono quindi state
suddivise o accorpate in base alle caratteristiche reologiche dominanti,
funzione del tipo di materiale, granulometria, grado di cementazione,
presenza di matrice, caratteristiche tessiturali dei clasti, ecc.
-
Acquisizione
dati
La
depressione della Sciara del Fuoco e le zone circostanti sono state
rilevate in scala 1:5000 al fine di preparare una mappa strutturale, una
di meccanica delle rocce, una litologica e una geomorfologica. Queste
mappe rappresentano i dati di base che verranno utilizzati per il
prosieguo della ricerca negli anni successivi. Il rilevamento strutturale,
assieme ai dati litostratigrafici esistenti, hanno confermato lo sviluppo
di quattro collassi di settore verso NO negli ultimi 13 ka. In più, il
rilevamento strutturale e di meccanica delle rocce hanno mostrato uno
scenario complesso di deformazione post 13 ka BP. La deformazione si è
prodotta soprattutto attraverso lo sviluppo di fratture e dicchi di
direzione da NNE a ENE lungo la zona di debolezza principale di direzione
NE che attraversa l´isola e la cima del vulcano. Lo stesso campo di
deformazione ha anche interessato, anche se meno pervasivamente, il fianco
NO del cono (cioè a NO della zona di debolezza NE-SO). Le fratture sono
rappresentate per lo più da giunti, seguiti in ordine di abbondanza
decrescente da fessure, microfaglie e rare faglie. Tutte queste fratture
sono per lo più verticali o sub-verticali con immersione bimodale.
I piani di frattura sono di estensione moderata con bruschi cambi
di direzione nell´ordine di +/- 15° che probabilmente riflettono l´anastomizzazione
di strutture originali di raffreddamento sotto l´influenza di un campo
di sforzo successivo. Queste strutture hanno interagito con altre
deformazioni riconducibili ad un campo di sforzo connesso con la mancanza
di contenimento lungo le spalle del primo collasso di settore di 13 ka fa,
nonchè lungo le spalle dei successivi collassi laterali. Altri giunti
hanno direzioni più disperse e
rappresentano l´effetto di condizioni locali di erosione, di richiamo
gravitativo e raffreddamento dei depositi. Nella parte sommitale della
Sciara del Fuoco abbiamo scoperto un sistema di fratture lungo circa 150 m
sviluppatosi nell´anno 2000. Esso è costituito da segmenti di direzione
NE con dilatazione NW-SE posti a sud dei crateri attivi, e da segmenti ESE
con movimenti dominanti trascorrenti sinistri posti lungo la traccia del
fianco meridionale dell´ultimo collasso di settore. I movimenti sono
stati nell´ordine di 30-50 cm. La carta geomorfologica rivela la
distribuzione delle frane superficiali e delle relative scarpate, le zone
di erosione preferenziale e i cammini di erosione regressiva delle
scarpate principali dei vari collassi di settore. Sono state riconosciute
tre tipologie principali di frane superficiali: rock falls, debris flows e
rock slides. Alcune scarpate di frana sono presenti anche a monte del
villaggio di Stromboli, ad un´altitudine di circa 750 m. Le mappe e i
risultati qui esposti brevemente centrano completamente gli obiettivi di
questa UR per il primo anno di ricerca.
Altro
Le fratture del 2000 sopra descritte sono state monitorate
tramite ripetuti controlli diretti e con l´installazione di capisaldi di
ferro fissati con cemento. Dall´inizio del 2001 e fino all´ultimo
controllo effettuato il 5 giugno 2001, queste fratture non hanno
evidenziato indizi superficiali di ulteriori movimenti. I dati dettagliati
su queste fratture sono stati inviati sotto forma di rapporto al Prof.
Gasparini, come Presidente del GNV.
Durante
il 2000 e il 2001, l´UR Marani ha condotto due crociere oceanografiche,
una e´ stata dedicata all´acquisizione di dati di eco-scandaglio e di
sidescan sonar ad alta risoluzione, l´altra alla campionatura dei
fondali marini nelle porzioni sottomarine dell´edificio di Stromboli. Le
ricerche sono state pianificate tramite l´interpretazione di dati
multibeam acquisiti dall´Istituto per la Geologia Marina di Bologna nel
1996 e 1999, che forniscono una batimetria di dettaglio delle zone piu´
profonde di 200 m.
Nel
dicembre del 2000, durante la campagna TIR2000, sono stati acquisiti
profili di eco-scandaglio ad alta risoluzione (CHIRP) nell´area
adiacente la Sciara del Fuoco e nel Canyon di Stromboli. Sulla base
dell´interpretazione dei profili CHIRP, sono stati selezionati 10 siti
di campionatura nei quali sono state effettuati carotaggi a gravita´.
Solo 2 dei 10 campionamenti hanno avuto successo con il recupero di una
successione sedimentaria di 480 e 91 cm.
Nell´aprile
del 2001, durante la campagna VST01, sono stati acquisiti 300 km di linee
di sidescan sonar ad alta risoluzione, che offrono la copertura della
scarpata sommersa dell´edificio di Stromboli da una profondita´ di 200
a 1000 m. La scala delle immagini sidescan sonar e´ 1:3000 con una
risoluzione di 0,75 m. I dati sono ancora in corso di correzione ed
elaborazione.
-
Interpretazione
dati
Da
un primo studio preliminare, le carote recuperate durante la crociera
TIR2000, campionate rispettivamente nel bacino Marsili (profondita´ di
3300 m) e nel fianco profondo nordoccidentale dell´edificio di Stromboli
(profondita´ 3000 m), risultano composte da una successione
stratigrafica costituita principalmente da livelli torbiditici. Nella
prima, i livelli sono costituiti soprattutto da una successione di
numerose torbiditi volcanoclastitiche a spessori ridotti e a grana
generalmente fine; un livello di tefra, individuato alla base della
carota, e´ stato campionato ed analizzato dall´U.R dell´Universita di
Pisa, allo scopo di stabilire la sua provenienza. La seconda carote
contiene livelli piu´ spessi costituiti da volcanoclastiti a granulometria
piu´ grossolana. Lo studio dei livelli piu´ significativi di entrambe le
carote, attraverso l´analisi sedimentologica, geochimica e
micropaleontologica e´ attualmente in corso presso l´IGM-CNR e UNIPI.
L´interpretazione
preliminare dei dati sidescan sonar acquisiti durante la crociera VST01,
integrati dai dati CHIRP acquisiti nella campagna TIR2000, ha messo in
luce i processi gravitativi attualmente in atto nelle porzioni sommerse
dell´edificio di Stromboli. In particolare, la zona adiacente la Sciara
del Fuoco e´ caratterizzata da un cuneo vulcanoclastico di mare profondo
costituito da materiale grossolano organizzato in barre e canali
longitudinali con disposizione a ventaglio. In alcune aree blocchi con
dimensioni fino a 50 m sono presenti sulla superficie del cuneo. Altri
cunei di mare profondo, costituiti da materiale vulcanogenico grossolano,
sono stati evidenziati nei fianchi occidentali e meridionali
dell´edificio di Stromboli caratterizzati da assenza di piattaforma;
anche in questi corpi deposizionali prevalgono forme di fondo orientate
longitudinalmente. Depositi vulcanoclatici fini sono presenti nella
porzione settentrionale dell´edificio caratterizzata dalla presenza di
una piattaforma. Numerose superfici di distacco gravitativo sono la
testimonianza di frequenti franamenti sottomarini dovuti a una forte
instabilita´ dei sedimenti, e che originano l´arretramento del ciglio
della piattaforma.
PRODOTTI
DELLA RICERCA
-
n° 4
pubblicazioni su riviste internazionali, nazionali, presentazioni a
congressi, rapporti tecnici e carta
geologica
ELENCO
PUBBLICAZIONI
Tibaldi
A., 2001. Multiple sector collapses at Stromboli volcano, Italy: how they
work. Bulletin Volcanology, 63, 2/3, 112-125.
Tibaldi
A. e Pasquarè G. Geological Map of Stromboli. National
Project on 1:50,000 Prototype Map Atlas, CNR-SGN-CARG. In
stampa.
Tibaldi
A. e Rosi M., 2001. Il campo di fratture del 2000-2001 nella parte SE
della Sciara del Fuoco, Stromboli. Rapporto per il G.N.V., Protezione
Civile, Milano-Roma, 4 figg. + 4 pagg.
Gamberi F. e
Marani M. (2001). Preliminary results of two oceanographic cruises over
the submarine portions of the Stromboli edifice. Annual meeting of the
coordinated project "Hazard assessment of Stromboli Volcano". Stromboli
6-8 June 2001.
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TASK
3 - Tsunami
UR
PARTECIPANTI: UR7, UR5
OBIETTIVI
I ANNO
Aggiornamento
del codice attualmente in uso per la propagazione delle onde di tsunami,
portandolo da 1.5D a 2D, sviluppo di modelli numerici che considerino
l´accoppiamento dinamico frana-onde marine, messa a punto di un sistema
eco-GPS, realizzazione di una rete GPS ed esecuzione del rilievo
batimetrico nel tratto di mare compreso fra Scari e Piscità.
RISULTATI
I ANNO
Nell´ambito del primo
anno, l´attività dell´Unità di Padova è stata rivolta allo
svolgimento dei seguenti compiti: 1) materializzazione di punti di
appoggio GPS a terra; 2) predisposizione di un primo prototipo del
software di acquisizione e gestione dei dati del rilievo batimetrico; 3)
esecuzione di rilievi batimetrici di test sottocosta.
Per quanto riguarda il primo punto si è
provveduto alla materializzazione di 6 punti GPS per le stazioni di
riferimento a terra, i cui dati sono stati utilizzati per effettuare le
correzioni differenziali, in tempo reale, delle osservazioni acquisite
durante la navigazione sottocosta. In base alla morfologia dell´isola di
Stromboli, l´ubicazione di tali punti è stata scelta in modo da avere
una distribuzione uniforme delle stazioni di riferimento garantendo
comunque la copertura GPS lungo tutto il perimetro dell´isola stessa.
Infine è stata eseguita la compensazione della rete per la determinazione
delle coordinate 3D dei punti.
I
dati GPS sono stati acquisiti mediante ricevitori Trimble 4000 SSi, a
doppia frequenza, con tempi di permanenza su ogni vertice della rete
variabili tra 45 minuti e 1 ora, in dipendenza della disponibilità di un
numero adeguato di satelliti. Infine le baselines sono state compensate
mediante software commerciale Trimble GPSurvey.
Successivamente
è stato affrontato l´aspetto relativo all´implementazione di un
software dedicato al rilievo batimetrico, che fosse in grado sia di
gestire contemporaneamente il flusso di dati provenienti dall´ecoscandaglio
e dal ricevitore GPS, sia di visualizzare a video la rotta percorsa
durante la navigazione. Il software è caratterizzato da una struttura
modulare, i cui componenti principali riguardano la sezione di
visualizzazione della traccia seguita dalla barca, il modulo per
l´esecuzione in tempo reale della trasformazione di coordinate e quello
di sincronizzazione tra i dati acquisiti dall´ecoscandaglio e dal GPS.
Il software così realizzato consente sia di pianificare in sede di
progetto i profili ortogonali alla costa lungo i quali eseguire il rilievo
batimetrico, sia di controllare in tempo reale, durante il rilievo stesso,
l´eventuale scostamento della barca dalle traiettorie programmate.
Nel giugno di quest´anno
è stato realizzato un rilievo batimetrico di test, che ha interessato la
zona dell´isola di Stromboli compresa tra il molo di Scari e Punta
dell´Omo, per un´estensione lineare di circa 2.5 Km. Si sono così
ottenuti profili batimetrici caratterizzati da interasse di 5m, distanza
massima dalla costa di 150-200m e precisione nelle coordinate 3D dei punti
dei profili dell´ordine del cm.
Avendo acquisito
esperienza nell´ambito della modellazione 3D, l´Unità di Padova ha
eseguito delle prove di modellazione del fondale rilevato, trasformando i
dati acquisiti come file ASCII in un formato binario compatibile con
quello richiesto dal software di modellazione 3D. In tal senso un primo
test è stato eseguito su una porzione limitata dell´intero rilievo
batimetrico, ottenendo risultati incoraggianti, ma con problematiche
legate principalmente alla gestione di elevate quantità di dati avendo a
disposizione piattaforme hardware con limitate capacità elaborative.
E´ intenzione
dell´Unità di Ricerca di Padova di proseguire nell´esecuzione del
rilievo batimetrico sottocosta dell´isola. Tuttavia, l´esperienza
conseguita nella prima fase di test ha posto in evidenza alcune difficoltà
per l´esecuzione del rilievo completo dell´isola nei tempi e modi
programmati inizialmente. In particolare la risoluzione richiesta per la
maglia di acquisizione (5m) e condizioni meteorologico-ambientali non
sempre favorevoli, determinano necessariamente un notevole allungamento
dei tempi di lavoro, non garantendo pertanto il rispetto delle specifiche
del progetto proposto.
Uno
degli obiettivi dell´UR Tinti è l´estensione del codice numerico per
la simulazione di frane in modo che possa essere applicato a frane ove gli
effetti bidimensionali sono importanti. Il primo passo in questa direzione
è stato effettuato simulando la frana che causò la catastrofe del Vajont
nel 1963. Si tratta di un caso che è stato ritenuto utile studiare perchè:
1) è una frana con fronte molto ampio, ossia molto maggiore della
lunghezza longitudinale del corpo di frana, per il quale quindi non è
conveniente usare un codice 1D; 2) è una frana emblematica, che generò
una catastrofe con oltre 2000 vittime, per la quale è disponibile un set
di dati nutrito, ed è quindi possibile confrontare i risultati della
simulazione con le osservazioni sperimentali post-evento; 3) è una frana
per la quale l´approccio lagrangiano utilizzato dal codice attuale
dell´UR Tinti sembra essere il più adatto. La frana è stata simulata
suddividendo il corpo di frana in senso longitudinale in subfrane che
evolvono in modo indipendente, con verifica a posteriori che il
sincronismo tra le varie subfrane sia rispettato in modo soddisfacente:
con ciò intendendo che le varie subfrane si staccano contemporaneamente e
si muovono assieme con velocità simili sino all´arresto. Il modello ha
dato risultati apprezzabili, e particolarmente buono è risultato il
confronto tra i depositi calcolati ed osservati (Zaniboni, 2000;
Bortolucci et al., 2001). Un ulteriore avanzamento è lo sviluppo di un
codice completamente 2D: il codice, già realizzato, è attualmente in
fase di test su casi analitici: scivolamento di corpi rigidi su superfici
a geometria semplice.
In
generale il maremoto prodotto da una frana sottomarina viene studiato
considerando che l´energia fluisca a senso unico dal corpo di frana al
moto ondoso. In realtà, i due sistemi debbono essere considerati come
sistemi mutuamente interagenti anche nel caso di un fluido inviscido che
non esercita resistenza sulla superficie del corpo di frana. Lo studio
dell´accoppiamento completo fra corpo di frana che si muove sul fondo
marino e onde di maremoto è stato affrontato su casi semplici (corpi
rigidi, batimetria semplice ed approssimazione di shallow water in fluido
inviscido 1D). Lo studio ha messo in evidenza che nella prima fase
predomina il passaggio di energia dal corpo di frana al corpo d´acqua
(fase di prima generazione del maremoto). Successivamente, l´energia si
può trasmettere anche dal moto ondoso al corpo di frana: la frana può
cioè essere accelerata o decelerata dalle variazioni di pressione
idrostatica associate a cavi e creste delle onde. L´effetto è maggiore
quando il moto avviene in regime critico (numero di Froude prossimo a 1).
Si è comunque osservato che la dinamica è prevalentemente
determinata dal passaggio di energia dal corpo solido al moto ondoso, il
che giustifica l´approccio tradizionale che trascura l´accoppiamento
completo tra i due sistemi, studiando solo l´effetto del primo sul
secondo.
Nel
corso del primo anno è stato inoltre migliorato il codice agli elementi
finiti per la propagazione del maremoto generato da frane: è stato
infatti utilizzato su griglie a risoluzione variabile (da 100 m a 2000 m)
che coprono un bacino assai vasto (circa 2 104 km2).
Il codice è stato prima testato sul caso del maremoto prodotto dal
collasso laterale del vulcano Oshima nel mare del Giappone avvenuto nel
1741 (Tinti et al., 2000), per il quale esiste una soddisfacente
documentazione storica. Esso è stato poi usato per studiare la
propagazione di un maremoto nel Tirreno Meridionale prodotto dal collasso
della Sciara del Fuoco a Stromboli (Bortolucci e Tinti, 2001). Lo studio,
concentrato sulla propagazione nel mid-field a nel far-field, ha
evidenziato che il maremoto non solo produce grandi effetti sulle coste di
Stromboli, ma che determina onde di grande ampiezza anche nelle isole
vicine (p.e. Panarea, Lipari, Vulcano, ecc.) e che entro 10-15 minuti
attacca con violenza le coste di Calabria e Sicilia: le coste più colpite
sono quelle attorno a Tropea e Capo Vaticano in Calabria.
PRODOTTI
DELLA RICERCA
n°
4 pubblicazioni su riviste internazionali e presentazioni a congressi
ELENCO
PUBBLICAZIONI
Tinti
S., Bortolucci E., Satake K., 2000, The 1741 Oshima-Ohshima Tsunami, XXVII
General Assembly of the European Seismological Commission, 10-15 September
2000, Lisbon, Book of abstract, p.27
Bortolucci E.,
Tinti S., 2001, Impact on Calabria and Sicily of a large tsunamigenic
scenario-collapse of Stromboli volcano, XXVI EGS General Assembly, 25-30
March 2001 Nice, Geophysical Research Abstracts, Vol. 3, CDROM.
Bortolucci E.,
Tinti S., Zaniboni F., 2001, Lagrangian modelling of the 1963 Vajont
catastrophic landslide, XXVI EGS General Assembly, 25-30 March 2001 Nice,
Geophysical Research Abstracts, Vol. 3, CDROM.
Tinti
S., Bortolucci E., Chiavettieri C., 2001. Tsunami
excitation by submarine slides in shallow-water approximation, Pure
Applied Geophysics, 158, 759-797.
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TASK
4 - Sperimentazione di tecniche di monitoraggio
UR
PARTECIPANTI: UR9, UR1
OBIETTIVI
I ANNO
Installazione
di due stazioni di monitoraggio in continuo del flusso di CO2 a Pizzillo e
nell´area craterica, integrate con sensori per la misura di parametri
ambientali, installazione di due stazioni per il monitoraggio in continuo
di T, pH e conducibilità in due pozzi, studio di fattibilità di un
campionatore continuo di cenere mirato all´individuazione dei siti
migliori per posizionare lo strumento e all´ottimizzazione delle sue
caratteristiche tecniche.
RISULTATI
I ANNO
Gli
obiettivi del primo anno sono stati pienamente raggiunti. Le acque termali
dei pozzi ubicati alla base dell´edificio vulcanico sono state
campionate mensilmente e sono state eseguite le analisi per la
composizione chimica, isotopica, elementi in tracce e contenuto in gas
disciolti. Quest´ultimo si è rivelato un ottimo tracciante geochimico
per l´elevata mobilità del gas, combinata con le differenti solubilità
dei vari componenti. La composizione chimica ed isotopica indica che le
acque termali sono una miscela di acqua meteorica e acqua di mare
(dominante) modificata chimicamente dall´interazione con gas caldi e
acidi (principalmente CO2) di origine profonda. Le acque
studiate hanno temperature comprese tra 35 e 52 °C e sono caratterizzate
dalla presenza di elio ed anidride carbonica disciolti in concentrazioni
diversi ordini di grandezza superiori rispetto ad un acqua in equilibrio
con l´atmosfera. Il carbonio della CO2 disciolta ha inoltre
la stessa composizione isotopica di quello della fumarola craterica. In
due pozzi (Fulco e Zurro) monitorati in continuo con sonde
multiparametriche (pH, temperatura, conducibilità, livello piezometrico),
si sono notate variazioni di alta frequenza probabilmente correlate con le
maree. Purtroppo le stazioni di misura hanno avuto diversi problemi
tecnici e il set di dati disponibili per il primo anno è molto
incompleto. Le stazioni dovranno essere modificate ed in parte
riprogettate. Dal dicembre 2000, la piovosità viene misurata e vengono
prelevati campioni mensili di pioggia per la composizione isotopica da tre
siti (bordo craterico, Pizzillo e Sirenetta). Nel luglio 2001 una
prospezione di radon è stata effettuata su 50 punti al suolo lungo i
fianchi bassi del vulcano e nelle acque termali. I dati preliminari
confermano la presenza di aree di degassamento anomalo a Pizzillo, Piscità
e Le Schicciole. Sono state installate due stazioni per la misura del
flusso di CO2 dal
suolo (metodo della camera di accumulo): la prima a dicembre 1999 alla
mofeta di Pizzillo e la seconda nell´agosto 2000 sul bordo craterico. I
due siti erano stati preventivamente identificati per il rilascio anomalo
di gas, la cui composizione chimica ed isotopica indicava la presenza di
una componente profonda (magmatica). I gas di questi due siti sono stati
mensilmente campionati ed analizzati. Le stazioni misurano anche i
parametri ambientali (pressione e temperatura dell´aria, direzione e
velocità del vento, umidità dell´aria e del suolo, piovosità). Nel
primo anno di misura le due stazioni hanno confermato le ovvie differenze
di degassamento tra il cratere (fondo di 8000 g*m2/giorno con
picchi fino a 45000) e la base del vulcano (fondo di circa 200 g*m2/giorno
in inverno e di 300 – 400 in estate, con picchi fino a 2000).
L´influenza dei parametri ambientali sul flusso di CO2 è
stata valutata mediante un modello di regressione lineare multipla.
Pressione e temperatura dell´aria, e umidità del suolo sono i fattori
che più influenzano il flusso alla stazione di Pizzillo, mentre sul bordo
del cratere il flusso risente soprattutto della velocità del vento che vi
raggiunge spesso valori molto elevati. In Fig. 1 sono riportati i valori
di flusso di CO2 misurati a Pizzillo (A) e sul bordo craterico
(B) insieme alla curva dei valori “previsti”. Questi ultimi sono stati
calcolati dal modello statistico assumendo che tutte le variazioni di
flusso siano imputabili a variazioni dei parametri ambientali. Buona parte
delle variazioni si spiegano con questo modello: circa il 60% per la
stazione di Pizzillo e il 35% per quella craterica. Rimangono comunque
evidenti anomalie in entrambe le stazioni, particolarmente in alcuni
periodi, che lasciano intravedere una possibile connessione con il sistema
di degassamento profondo. Nel secondo anno di attività
queste anomalie saranno confrontate con i dati sismici e di
osservazione diretta dell´attiva esplosiva dello Stromboli.
Un´altra
interessante applicazione è la sperimentazione, in corso a Pizzillo, di
due tecniche addizionali per il monitoraggio del flusso di CO2:
la concentrazione di CO2 viene misurata , in continuo, a
quattro differenti profondità nel suolo, insieme alla concentrazione
dinamica di CO2 misurata a 50 cm di profondità. Il gradiente
di concentrazione della CO2 verrà utilizzato per stimare la
componente diffusiva del flusso sulla base dei valori di permeabilità e
porosità misurati sperimentalmente su una carota prelevata in situ. Si
sta esplorando la possibilità di utilizzare una strumentazione capace di
misurare gradienti di pressione molto piccoli, allo scopo di valutare
anche la componente viscosa del flusso. La disponibilità di un set di
dati continui sul flusso di CO2 ottenuti con i metodi della
camera di accumulo e della concentrazione dinamica, insieme con i più
rilevanti parametri ambientali consentirà, per la prima volta, un
confronto sistematico tra i due metodi di misura.
PRODOTTI
DELLA RICERCA
n°
3
comunicazioni a congressi
ELENCO
PUBBLICAZIONI
M.
L. Carapezza and S. Inguaggiato (2001). Interaction
between thermal waters and CO2-rich fluids at Stromboli volcano (Italy). Proc.
WRI-10 (R. Cidu ed.) Rotterdam, Balkema.
M.
L. Carapezza and S. Inguaggiato (2001). Continuous
and automatic geochemical monitoring at the Stromboli natural laboratory (Aeolian
Islands, Italy). Geophys. Res. Abstract, EGS 26th General Assembly, Nice,
March 2001.
M. L. Carapezza
and S. Inguaggiato (2001). Search of possible geochemical precursors of
major explosions of Stromboli. GNV Stromboli project annual meeting (abstract
and oral presentation).
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TASK5
- Storia eruttiva
UR
PARTECIPANTI: UR1, UR2
OBIETTIVI
I ANNO
Ricostruzione
della storia eruttiva con tecniche tefrostratigrafiche, datazioni
radiometriche e caratterizzazione chimica, mineralogica e del contenuto in
volatili dei depositi recenti, post-5.000 yr BP, del vulcano.
RISULTATI
I ANNO
Sono
state eseguite indagini stratigrafiche sui depositi piroclastici recenti
del vulcano, mediante scavo di trincee e osservazioni di campo sia nella
zona di Punta Lena (UR Rosi), sia sui fianchi del cono (UR Pompilio). Le
trincee stratigrafiche nelle zone distali pianeggianti di Scari /Punta
Lena/S. Vincenzo, hanno consentito il riconoscimento di sottili livelli di
tefra compositi da cenere e lapilli pomicei riconducibili a eventi
parossistici dello Stromboli attuale di età compresa tra il III-VII
secolo e l´attuale. In due trincee è stato inoltre riconosciuto, poco
al disotto dei tefra dello Stromboli attuale, un livello millimetrico
composto di cenere e piccole pomici afiriche, di composizione chimica
identica a quella del M. Pilato di Lipari. La correlazione pone l´inizio
dell´attività attuale dello Stromboli in epoca medievale dopo il secolo
VII d.C. Una trincea scavata a monte di S. Vincenzo, ha attraversato due
strati archeologici datati all´Età del Bronzo Antico (2000-1500 a.C.) e
alla fine del Neolitico (3500-3000 a.C.). Poco al di sotto dello strato
archeologico più antico sono stati rinvenuti carboni che hanno dato età
calibrate di 2630-2470, 3330-2900, e 2900-2620 a.C. Le età radiometriche
sono in ottimo accordo con quelle archeologiche. Poichè i carboni si
collocano immediatamente a tetto di ceneri pedogenizzate delle Secche di
Lazzaro, le datazioni danno un´età minima all´unità eruttiva delle
Secche di Lazzaro. Sui versanti del vulcano e nella parte sommitale, sono
state eseguite oltre 40 sezioni stratigrafiche. Lungo i bordi della Sciara
si riconoscono depositi di scorie agglutinate che, localmente danno
origine a pseudocolate. Altrove
sono stati identificati depositi di caduta di (pomici e scorie) e di
flusso caldi (hot avalanches). In gran parte dei campioni raccolti e
studiati sono presenti le due componenti (povera e ricca in cristalli) che
caratterizzano i prodotti dell´attività attuale del vulcano.
Datazioni radiometriche preliminari indicano una età convenzionale
di 240± 40 anni per la successione più alta. Data la vicinanza delle
tematiche affrontate le UR Rosi e Pompilio hanno convenuto di unire gli
sforzi per pervenire nel secondo anno ad un´unica ricostruzione degli
eventi esplosivi maggiori avvenuti nel periodo VII-VIII secolo d.C. -
attuale.
PRODOTTI
DELLA RICERCA
n°1
pubblicazioni su riviste internazionali
ELENCO
PUBBLICAZIONI
Rosi,
M., Bertagnini, A. Landi, P. (2000) Onset of the persistent activity at
Stromboli volcano (Italy). Bull. Volcanol., 62, 294-300.
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TASK
6 - Xenoliti
UR
PARTECIPANTI: UR8, UR3
OBIETTIVI
I ANNO
Studio
petrografico di noduli campionati in varie unità eruttive e delle
inclusioni fluide al loro interno.
RISULTATI
I ANNO
Tra
i noduli studiati provenienti dalle sei unita´ eruttive di Stromboli,
solo i noduli di quarzo contengono inclusioni fluide studiabili.
La
ricerca e´ consistita prevalentemente nello studio delle inclusioni
fluide presenti nei noduli di quarzo inclusi nelle lave calcalcaline di
Strombolicchio e di Paleostromboli II.
I noduli studiati sono
costituiti prevalentemente da cristalli di quarzo e subordinati piccoli
minerali interstiziali quali plagioclasi, clinopirosseni, K-feldspati,
biotiti e quarzo unitamente a del vetro silicatico interstiziale. Alcuni
noduli mostrano una ben preservata struttura originaria mentre la maggior
parte risulta aver subito un esteso processo di fusione ed un successivo
processo di ricristallizzazione ad alta temperatura.
Nei cristalli di quarzo
sono state identificate quattro principali categorie di inclusioni fluide
distinte sulla base di relazioni tessiturali e sulla base del tipo di
fluido contenuto.
Le inclusioni denominate
di Tipo I contengono CO2 in fase liquida+vapore. Si rinvengono
isolate o in piccoli gruppi entro gli originari cristalli di quazo e
pertanto possono essere considerate primarie sebbene abbiano subito un
processo di riequilibrio successivo al loro incorporamento nella lava
ospite.
Le
inclusioni di Tipo II risultano monofasiche a temperatura ambiente e
contengono CO2 in fase vapore. Sono le inclusioni piu´ comuni
e si rinvengono lungo allineamenti
intercristallini. Su basi tessiturali possono venir suddivise in tre
sottotipi. La loro origine appare secondaria e successiva ad un processo
di decrepitazione delle inclusioni primarie/riequilibrate di Tipo I.
Le
inclusioni di Tipo III sono bifasiche, contengono vetro silicatico e CO2
in fase vapore e sono prevalentemente associate alle inclusioni di Tipo II.
Le
inclusioni di tipo IV sono inclusioni bifasiche acquose di chiara origine
secondaria disposte lungo piani di frattura ed allineamenti con un
evidente aspetto “immaturo”.
Le
analisi microtermometriche sono state condotte mediante tavolino
scaldante/raffreddante sulle inclusioni di Tipo I e II. Il fluido
contenuto in entrambi i tipi e´ supposto essere CO2 pura in
quanto i dati microtermometrici sono molto prossimi alla temperatura del
punto triplo per la CO2 pura.
I
dati microtermometrici sulle temperature di omogeneizzazione indicano che
le inclusioni di Tipo I omogenizzano in fase liquida o in condizioni
critiche in un intervallo compreso tra 21 e 31 °C con un picco di
frequenza a 29-30 °C. Le inclusioni di Tipo II
invece omogenizzano in fase vapore mostrando una distribuzione
continua compresa tra 13.5 e 23 °C con un picco di frequenza a 28-29 °C.
In generale, non si osservano variazioni nella distribuzione delle
temperature di omogeneizzazione tra i campioni di Strombolicchio e quelli
di Paleostromboli II.
Nota
la composizione del fluido, la temperatura di omogeneizzazione ed i
meccanismi di omogeneizzazione puo´ essere calcolata la densita´ del
fluido contenuto. Applicando
l´equazione di stato dei gas reali al microsistema inclusioni a due sole
variabili (P e T) e´ possibile ricavare la curva isocora che esprime le
condizioni P-T della fase fluida. (Nella presente ricerca e´ stata
utilizzata l´equazione di Kerrick e Jacob per il sistemi a CO2
pura).
I
dati di densita´ ed i relativi dati di pressione, ottenuti dai due
picchi di frequenza delle inclusioni di Tipo I e Tipo II, suggeriscono due
fasi i di stazionamento del magma a pressioni rispettivamente di circa
2.5-2.6 kbar e 0.8 k bar.
-
Acquisizione dati
·
due
campagne di terreno a Stromboli (campionatura) per ampliare il "range"
composizionale degli inclusi magmatici e degli xenoliti crostali del
basamento in corso di studio. La campionatura è stata focalizzata sia sui
prodotti del Paleostromboli che sugli ejecta dell´attività parossistica
attuale ("eruzioni maggiori");
·
studi
petrografici in sezione sottile dei campioni;
·
analisi
al SEM e in microsonda elettronica delle principali fasi minerali e dei
vetri silicatici interstiziali presenti negli xenoliti;
·
studi
preliminari al TEM;
·
studi
sulle inclusioni fluide e vetrose presenti negli xenoliti;
·
analisi
degli elementi maggiori e in tracce in ICP-OES-MS (Actlabs, Canada) su
roccia totale degli xenoliti più rappresentativi;
·
analisi
isotopiche (TIMS) di Sr, Nd e Pb su campioni selezionati (Copenhagen);
·
partecipazioni
a congressi nazionali e internazionali e al meeting annuale del Progetto.
-
Interpretazione dei dati
Per
quanto riguarda la caratterizzazione dei liquidi di fusione parziale della
crosta continentale di Stromboli (Renzulli et al., 2000a, b) è stato
portato a termine e pubblicato sul Bulletin of Volcanology uno studio
sull´origine dei liquidi silicatici ad elevati contenuti di silice
presenti in alcuni xenoliti (Renzulli et al., 2001a).
Tra
gli ejecta delle eruzioni attuali più violente (rispetto alle normali
esplosioni del vulcano), sono stati recentemente scoperti e campionati
xenoliti vetrosi ("buchiti") ricoperti o non da un sottile
"film" (millimetrico) di scoria basaltica juvenile. Le "buchiti"
stricto sensu sono
rocce dominantemente vetrose che si formano per fusione parziale di rocce
ricche in Al (protoliti pelitici o arenacei), tipicamente indotte da
intrusioni di magmi. Differenti campioni di queste buchiti probabilmente
emessi durante alcune delle eruzioni "parossistiche" attuali e
recenti di Stromboli (1930? 1944?) sono attualmente oggetto di un
approfondito studio petrologico (Salvioli et al., 2001a). Questo tipo di
xenoliti rappresentano uno strumento ideale per la caratterizzazione
geochimica dei liquidi che si formano “oggi” per fusione parziale
“in-situ” del basamento crostale del vulcano e per lo studio dei
processi di contaminazione dei magmi basaltici dell´attività attuale del
vulcano.
La
mineralogia modale (mullite, sillimanite, spinello ercinitico, cordierite,
corindone ± quarzo) ed il vetro ricco in Al delle buchiti di Stromboli
sono a favore di una loro origine per fusione parziale sia di sedimenti di
tipo pelitico che di arenarie. Lo studio al SEM di queste rocce ha messo
in evidenza variazioni composizionali dei vetri anatettici sono ben
correlate con quelle mostrate dalle fasi minerali coesistenti. Stime
geotermobarometriche preliminari indicano che la fusione parziale delle
rocce sorgenti che hanno prodotto le buchiti è avvenuta in situ,
nella crosta continentale di Stromboli ad una temperatura di 700-850° C
ed una pressione di 2-3 k bars. I dati per ora raccolti suggeriscono una
rapida risalita dei liquidi anatettici “buchitici” all´interno del
sistema magmatico attuale del vulcano.
Durante
il primo anno di attività sono stati selezionati per uno studio
petrologico anche xenoliti di quarziti feldspatiche e di hornfelses,
caratterizzati da una mineralogia modale e da una tessitura che forniscono
importanti informazioni sul le relazioni spazio-temporali dei processi di
fusione parziale nella crosta continentale e la risalita in superficie di
questi xenoliti (Renzulli et al., 2001b, c). In particolare, l´insieme
delle microstrutture presenti nelle quarziti feldspatiche indicano un
raffreddamento relativamente lento dei liquidi ibridi prodotti. I processi
di fusione parziale che hanno interessato queste rocce sono perciò
avvenuti in situ e non
sono legati alla storia degli xenoliti durante il loro trasporto in
superficie da parte del magma. L´associazione di minerali presenti negli
hornfelses (cordierite, Na-K-Ca feldspato, sillimanite, corindone)
indicano un metamorfismo di contatto di alto grado su rocce pelitiche, in
cui si sono raggiunte le condizioni di incipiente fusione parziale. Le
composizioni dei feldspati a Na-K-Ca suggeriscono temperature di circa 850°C,
mentre una pressione di formazione di 2-4 kbars può essere estrapolata da
comuni griglie petrogenetiche delle rocce metapelitiche. Da indagini
preliminari al TEM (Renzulli et al., 2001b), i feldspati di alta
temperatura che caratterizzano questi hornfelses non sono interessati da
processi di riordino strutturale e/o smescolamenti di tipo pertitico/criptopertitico.
Per questo motivo è ipotizzabile che la storia sub-solidus (lento
raffreddamento) di questi xenoliti sia stata preclusa da una loro risalita
in superficie subito dopo il raggiungimento della facies di alto grado
metamorfico.
Sono
state ultimate le indagini sulle inclusioni vetrose e fluide presenti in
alcuni inclusi gabbroidi campionati nella sequenza piroclastica della
Petrazza allo scopo di definire la temperatura di cristallizzazione delle
fasi e la composizione dei fluidi circolanti. Le indagini
microtermometriche e spettrometriche hanno rivelato la presenza di CO2 e
S come importanti componenti della fase fluida. H2O,
non riscontrata nelle inclusioni fluide, rimane dissolta nel magma, in
quantità anche significative, come dimostrato anche dalle composizioni
dei plagioclasi (Salvioli et al., 2001b, c).
Infine
è in corso di studio una indagine su noduli cumulitici a granulometria
medio-fine, rappresentati da rocce gabbroidi deformate contenenti quantità
variabili di materiale interstiziale (vetro e/o vetro + minerali "quenched").
Le relazioni composizionali tra i minerali e le microstrutture di queste
rocce indicano una transizione graduale tra i differenti tipi di "fabric"
riconosciuti, in stretta relazione con gli incrementi dei tassi di
deformazione. I primi risultati di questo studio suggeriscono che lo
sviluppo di foliazioni in rocce gabbroidi sub-vulcaniche è controllato da
un insieme di condizioni chimico-fisiche comprese tra i due end-members
rappresentati dalle deformazioni di flusso "sub-magmatiche" e le
deformazioni plastiche relative a processi di ricristallizzazione
sub-solidus (Mattioli et al., 2001a, b).
PRODOTTI
DELLA RICERCA
n°1
pubblicazione su rivista internazionale
ELENCO
PUBBLICAZIONI
Renzulli
A., Serri G., Santi P., Mattioli M., Holm P.M. (2001a) - Origin of
high-silica liquids at Stromboli volcano (Aeolian Islands, Italy) inferred
from crustal xenoliths. Bull. Volcanol., 62, 400-419.
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Eruzioni
Esplosive di Vulcani Attivi Italiani - Scenari Eruttivi, Carte di
Pericolosita´ e di Rischio: Vesuvio, Vulcano e Lipari
Coordinatore
scientifico del progetto
Roberto
Santacroce - prof. ord. Vulcanologia
Dip.
Scienze della Terra - Universita´ di Pisa
Partecipanti
al progetto
UR#
|
Affiliazione
|
Responsabile
|
1
|
Dip.
Scienze della Terra, Universita´ della Calabria
|
Rosanna
De Rosa
|
2
|
Dip.
Geomineralogico Universita´ di Bari
|
Luigi
La Volpe
|
3
|
Dip.
Scienze della Terra, Universita´ di Pisa
|
Roberto
Mazzuoli
|
4
|
Centro
di Studio di Geologia Strutturale e Dinamica, Pisa
|
Maria
Teresa Pareschi
|
5
|
Dip.
Scienze della Terra, Universita´ di Perugia.
|
Angelo
Peccerillo
|
6
|
Dip.
Scienze della Terra, Universita´ di Pisa.
|
Alessandro
Sbrana
|
7
|
CRSCM-CNRS,
Orleans
|
Bruno
Scaillet
|
OBIETTIVI
GENERALI
L´obiettivo
finale e´ quello di ricostruire gli scenari eruttivi, in termini di
fenomeni esterni e cause interne dei medesimi, di alcune eruzioni
esplosive di magnitudo media e medio-piccola (V.E.I. = 3-5) verificatesi
nel passato recente (<10.000 anni) al Vesuvio (eruzioni AP2 e AP3, 472
d.C., 512 d.C, 1631), a Vulcano (eruzioni di Commende del VI°sec d.C., di
“Pietre Cotte” e del 1888-1890)
e verificatesi a Lipari negli ultimi 20.000 anni. I risultati della
ricerca dovrebbero permettere di coprire la variabilita´ dello spettro
fenomenologico degli eventi attesi a medio-breve periodo per i vulcani
studiati. I diversi scenari ricostruiti per i diversi vulcani
costituiranno la base per la verifica ed il miglioramento dei modelli di
funzionamento esistenti (Vesuvio e Vulcano) o prodotti nel corso della
ricerca (Lipari) e per la produzione (Lipari) o l´aggiornamento (Vesuvio
e Vulcano) delle carte di zonazione della pericolosita´ Tali carte
verranno inserite in Sistemi Informatici Territoriali, aggiornati o
costruiti nell´ambito della ricerca, permettendo il passaggio a carte
preliminari di zonazione del rischio.
Il
progetto si sviluppa attraverso ricerche a carattere tematico
raggruppabili in tre task principali:
1.
Sistemi di alimentazione
2.
Dinamica eruttiva e
meccanismi di trasporto e di messa in posto
3.
Zonazione della
pericolosita´ e del rischio
Nel
complesso i risultati del primo anno di lavoro devono essere considerati
molto lusinghieri e positivi, con tutti i principali obiettivi prefissati
raggiunti o vicini ad esserlo. Nella realta´ delle cose questo sarebbe
tanto piu´ vero in quanto la disponibilita´ di finanziamenti e´
iniziata tra novembre e gennaio e, di conseguenza, questa relazione e´
relativa a non piu´ di 6-7 mesi di spesa. E´ pero´ ovvio,
soprattutto per alcune UR, che l´abbondanza dei risultati conseguiti e
dei lavori pubblicati riflette un´attivita´ gia´ in corso al momento
dell´approvazione del progetto.
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TASK
1 - Sistemi di alimentazione
UR
PARTECIPANTI: UR 5, UR6, UR7
OBIETTIVI
I ANNO
a)
Avanzamenti
nella conoscenza delle condizioni P-T di cristallizzazione del sistema di
alimentazione del Vesuvio
b)
Avanzamenti
nella conoscenza delle condizioni P-T di cristallizzazione ed evoluzione
nei sistemi di alimentazione di La Fossa e Vulcanello
c)
Ricostruzione
dei processi di evoluzione e delle condizioni di cristallizzazione dei
magmi di Vulcano e Lipari (e delle Eolie in generale) attraverso indagini
petrologiche e geochimiche sui prodotti juvenili e sugli inclusi
RISULTATI
I ANNO
-
Sviluppi metodologici
In
collaborazione tra le UR 6 e 7 si stanno sviluppando metodologie
analitiche in spettrometria FTIR per la determinazione delle specie
volatili (H2O e CO2) in inclusioni silicatiche
attraverso attività coordinate interlaboratorio. Sono stati sintetizzati
vetri fonolitici standard a tenore noto nelle specie volatili sopra dette.
I vetri standard sono stati utilizzati per la determinazione dei
coefficienti di assorbanza e sono in corso le misure FTIR degli stessi
standard. E´ in fase di pre-installazione a Siena un tavolino
riscaldante Vernadsky.
-
Acquisizione dati
Vesuvio
- Nelle inclusioni silicatiche (MI) di olivine forsteritiche nei
prodotti piroclastici delle eruzioni del 1794, 1822 e 1872 del Vesuvio
e´ stata riconosciuta la presenza di fusi tefritici intrappolati in
condizioni di medio-alta pressione in condizioni analoghe a quelle
ottenute per le eruzioni del 1944 e del 1906. Sono proseguite le ricerche
sulla interazione tra magmi e rocce incassanti per i diversi tipi di
camere magmatiche vesuviane. (UR 6-7). Sono proseguiti gli studi sull´attivita´
del periodo medievale. Sono stati studiati i prodotti delle eruzioni
stromboliane dell´VIII secolo, caratterizzate dalla emissione dei magmi
meno evoluti del periodo. Sono stati raccolti dati microanalitici (EDS e
FTIR) su masse di fondo, fasi minerali ed inclusioni silicatiche in
pirosseni (UR6). Sono stati condotti esperimenti a 100-200 Mpa, 800-900°C
e fO2 tra NNO-NNO+1 (membrane a H2), su vetri
ottenuti dalla fusione delle pomici fonolitiche vesuviane a contenuto
variabile in acqua. Gli esperimenti sono stati capaci di riprodurre tutte
le fasi mineralogiche presenti nelle fonoliti (UR7).
Vulcano
e Isole Eolie - E´ stato completata la raccolta dati (mineralogici,
geochimici, isotopici e delle inclusioni silicatiche e fluide) relativa
alla ricostruzione del funzionamento del sistema di alimentazione di La
Fossa (UR 6-7). E´ stato completato lo studio delle patine di
alterazione (UR 6). Sono stati eseguiti gli studi sulle inclusioni fluide
e vetrose contenute negli xenoliti quarzosi delle isole di Vulcano,
Filicudi, Alicudi e Salina (UR5).
-
Interpretazione e modellistica
Vesuvio
- E´ stata ottenuta conferma che magmi profondi hanno alimentato
serbatoi magmatici superficiali per l´intero periodo 1631-1944. Sono stati
ricostruiti i processi di interazione tra magmi vesuviani di diversa
temperatura e composizione e rocce carbonatiche portando significativi
contributi alla comprensione della genesi delle rocce di skarn. I dati
raccolti per le eruzioni medievali suggeriscono la presenza di processi di
degassamento preeruttivo a sistema aperto in risalita e una importante
cristallizzazione sineruttiva per decompressione (UR 6). Le relazioni
sperimentali di fase a 200 MPa mostrano andamenti sistematici e
consistenti. Il risultato piu´ significativo riguarda la non
stabilita´ dell´anfibolo a temperatura superiore agli 825°C nei fusi
fonolitici (eruzioni di Mercato, Avellino e Pompei) qualunque sia il loro
contenuto in acqua. La temperatura pre-eruttiva delle fonoliti (per P
intorno a 200 Mpa) deve quindi essere stata < 825°C (UR7). Lo studio
delle MI dei prodotti femici del Vesuvio ha confermato il coinvolgimento
di magma profondo, risalito rapidamente e mescolatosi con magma residente.
Tale processo appare, come gia´ ipotizzato, ripetitivo e ciclico. Esso
puo´ essere riconosciuto solo attraverso lo studio delle MI (UR 6-7).
E´ stato sviluppato un modello numerico per l´evoluzione termica e
composizionale della camera magmatica al Vesuvio per i periodi 1874/1906 e
1944 attuale, ottenendo le caratteristiche fondamentali reologiche del
magma nella camera. Inoltre, uno studio numerico su tre secoli di
evoluzione termica della camera e della roccia incassante e´ stato
focalizzato sulle caratteristiche dell´anomalia termica attorno al
reservoir vesuviano. Il modello utilizza dati di partenza geologici
derivanti dagli studi precedentemente descritti (UR6).
Vulcano
e Isole Eolie -
La distribuzione bimodale delle densità dei fluidi intrappolati nei
cristalli di quarzo degli xenoliti di Vulcano indica chiaramente che
esistono due distinti livelli di intrappolamento posti a diverse profondità.
Se tali livelli rappresentano camere magmatiche, viene confermata
l´ipotesi basata su dati geochimici di una evoluzione polibarica dei
magmi di Vulcano. I dati cristallochimici relativi ai clinopirosseni
provenienti da rocce mafiche di composizione analoga di vari apparati
eoliani hanno mostrato forti variazioni che indicano una cristallizzazione
a varie pressioni. Tali variazioni sono fortemente correlate con il tempo
e la posizione dei vulcani indicando una risalita delle camere magmatiche
verso livelli più superficiali procedendo dagli apparati più antichi a
quelli più recenti e dai vulcani della parte occidentale a quelli
centrali e orientali dell´arco (UR5)
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TASK
2 - Dinamica eruttiva e meccanismi di trasporto e di messa in posto
UR
PARTECIPANTI: UR1, UR2, UR3, UR6
OBIETTIVI
I ANNO
-
Definizione degli schemi interpretativi da usare per la categorizzazione
dei depositi di flusso, in funzione dei caratteri strutturali e
tessiturali e dei risultati delle indagini di laboratorio.
-
Vesuvio: avanzamenti nella definizione degli scenari di eruzioni
subpliniane; studio tessiturale e composizionale dei depositi di caduta
riferiti a eruzioni di diversa energia rappresentative della variabilità
eruttiva del vulcano.
- Vulcano:
avanzamenti nella definizione degli scenari di eruzioni vulcaniane;
- Lipari:
avanzamenti nella definizione della dinamica eruttiva dei magmi riolitici
recenti di Lipari;
RISULTATI
I ANNO
-
Sviluppi metodologici
E´
stato elaborato un metodo fisico-sedimentologico che, dai caratteri
strutturali e tessiturali dei depositi, consente di ricavare la velocità
e la densità dei flussi piroclastici diluiti e turbolenti (surge). Esso
(brevemente discusso nella relazione dell´UR 2) può essere direttamente
utilizzato per il calcolo della pressione dinamica, e quindi per definire
in modo quantitativo la pericolosità dei flussi piroclastici turbolenti e
diluiti.
Attraverso
analisi di immagini è stato costruito un diagramma classificativo binario
basato sul prodotto fra circolarità e allungamento e sul prodotto fra
rettangolarità e compattezza, che rende possibile la discriminazione fra
clasti dovuti a frammentazione fragile e clasti dovuti a frammentazione
duttile. E´ stato messo a punto un metodo per il calcolo della
dimensione frattale e per l´elaborazione statistica elementare e
multivariata dei risultati dell´analisi frattale (UR 2).
-
Acquisizione dati
Vesuvio
– Sono
state intraprese campagne di terreno comuni (UR 1-2-6) per lo studio di
dettaglio della stratigrafia e delle facies dei depositi delle eruzioni
AP2 e del 472.
Vulcano
– E´ stata completata la raccolta dati relativa ai depositi della
eruzione della Breccia di Commenda. E´ stato condotto uno studio al SEM
sui caratteri delle particelle di cenere dei depositi dell´eruzione
1888-1890 affioranti sull´orlo del cratere di La Fossa, con lo scopo di
definire: i) i processi di frammentazione e quindi migliorare la
ricostruzione dei processi eruttivi ii) contribuire all´aggiornamento
dello scenario eruttivo. E´ stata inoltre condotta una campagna per il
campionamento di strati da surge di tutte le successioni stratigrafiche
del cono di La Fossa, mirata agli studi sperimentali sui processi di
devetrificazione e di trasformazione sin e posteruttiva del vetro
vulcanico per definire il tipo di fluidi con cui il magma ha interagito
durante i processi freatomagmatici e risalire alla temperatura di messa in
posto dei flussi.
Lipari -
stratigrafia di dettaglio dei prodotti piu´ recenti e studi
tettonico-strutturali (UR3); dati preliminari sulla temperatura, il
contenuto in volatili pre-eruttivo e la profondità di stazionamento del
magma riolitico di Monte Guardia (UR1)
-
Interpretazione e modellistica
Vesuvio
- Per quanto la ricostruzione stratigrafica sia ancora preliminare
viene confermato che l´eruzione di Pollena e´ stata caratterizzata da
una fase iniziale con dinamiche prevalentemente da caduta e frammentazione
magmatica ed una fase successiva con dinamiche prevalentemente da surge e
frammentazione freatomagmatica (UR2). I caratteri strutturali e
tessiturali dei depositi da surge fanno prevedere che nel prosieguo del
progetto sarà possibile applicare il modello fisico-sedimentologico,
illustrato nella sezione sugli sviluppi metodologici, per ricostruire la
velocità e la densità dei flussi. I dati preliminari sembrano indicare
che per le eruzioni di tipo pliniano e sub-pliniano i parametri
composizionali della frazione cineritica, non variano significativamente
con la distanza dal centro di emissione (UR1).
Vulcano
– E´
in stesura una nota scientifica dedicata alla ricostruzione dello scenario
e dei meccanismi eruttivi dell´eruzione della Breccia di Commenda nella
quale il “motore” prevalente della eruzione è rappresentato dal
sistema idrotermale acido di La Fossa (UR6). I risultati delle indagini
sulle ceneri dell´eruzione 1888-1890 hanno permesso di chiarire che le
dinamiche di frammentazione siano da legare prevalentemente a processi di
interazione magma/acqua. L´eruzione del 1880-1890 non deve essere
considerata come una tipologia eruttiva a se stante: essa, piu´
semplicemente, è caratterizzata da esplosioni freatomagmatiche di
magnitudo molto più piccola che nelle eruzioni precedenti di La Fossa
(UR2).
Lipari
- lo studio di dettaglio dell´eruzione del Monte Guardia (ca 22 ka)
ha messo in evidenza che l´efficienza dell´interazione magma-acqua è
aumentata nel corso dell´eruzione. La componente juvenile della sequenza
piroclastica mostra evidenze del mescolamento del magma riolitico con uno
più basico. Sono state determinate le proporzioni del mescolamento, i
processi di mingling e mixing e le ricadute di questi sulle dinamiche
eruttive (UR1-3).
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TASK
3 - Zonazione della pericolosità e del rischio
UR
PARTECIPANTI: UR4, UR6
OBIETTIVI
I ANNO
Vesuvio
– Avanzamenti
nella valutazione della pericolosita´ legata allo scorrimento delle
colate di fango: indagini geologiche e geomorfologiche sulle zone sorgenti
delle colate di fango; mappe preliminari di propensione al dissesto;
indagini sui debris flows sineruttivi in Appennino.
Affinamento
delle carte di pericolosita´ relative alla caduta di piroclastiti al
Vesuvio
RISULTATI
I ANNO
-
Sviluppi metodologici
Vesuvio
- E´
iniziata la ricostruzione 3D dei fan di dispersione dei flussi
piroclastici nel settore nord orientale del Somma e la messa a punto di
tecniche di rappresentazione 3D su programmi dedicati (UR6). E´ in corso
lo studio sugli effetti dello scorrimento di debris flows in aree abitate
(Episcopio), per valutare i danni indotti dall´impatto di questi flussi
sulle strutture. Sono in elaborazione tabelle preliminari che mettono in
correlazione i danni (distruzione totale, danneggiamento parziale, ecc)
con opportuni valori delle forze di impatto (idrostatica, dinamica a
collisionale – dovuta ai grossi oggetti trasportati).
-
Acquisizione dati
Vesuvio
- Sono
stati raccolti dati geologici, geotecnici e sedimentologici sui depositi
di lahar presenti sulle pendici del Somma-Vesuvio e sui debris flows
sineruttivi presenti sui contrafforti appenninici: oltre 40 sezioni sono
state studiate in dettaglio (UR4).
-
Interpretazione e modellistica
Vesuvio
- E´ stata completata l´elaborazione dei dati relativi ai depositi di
caduta di 24 eruzioni esplosive post 20ka e sono state approntate carte
tematiche di pericolosità probabilistiche attraverso l´integrazione di
dati geologici e di modellistica fisica (UR6). Le analisi di facies hanno
portato alla distinzione di due principali tipi di depositi
vulcanoclastici (lahar): sineruttivi, quelli originati durante e/o
immediatamente dopo un´eruzione (essenzialmente caratterizzati dalla
omogeneità litologica del materiale vulcanico rimosso, appartenente
spesso per più del 90% all´eruzione alle cui spese si è avuta
l´erosione) e intereruttivi, originatesi in periodi di prolungata stasi
eruttiva o comunque a distanza di tempo dall´ultimo evento eruttivi (molto
piu´ eterogenei); è stata effettuata la suddivisione, su basi
morfologiche e stratigrafiche, tra aree sorgenti ed aree inondabili per
debris flows sineruttivi. Per quanto riguarda l´aspetto relativo agli
alluvionamenti (flussi diluiti) sono state effettuate delle simulazioni
con un modello bidimensionale che dà informazioni sulle grandezze
idrauliche integrate sulla profondita di flusso; l´evento massimo di
riferimento si è ricavata dalle misurazioni storiche (150 mm). (UR4).
PRODOTTI
DELLA RICERCA
-
n° 18
pubblicazioni stampate (10) o in stampa su riviste internazionali
-
n° 1
pubblicazione su Atti di Congressi Internazionali
-
n° 1
pubblicazione su Riviste Nazionali
-
n° 14
lavori terminati e sottoposti per la stampa
-
n° 20
presentazioni a convegni
ELENCO
PUBBLICAZIONI
1.
lavori pubblicati
Ambrosio
M., Dellomonaco G., Fagioli M.T., Giannini F., Pareschi M.T., Pignatelli
L., Rosi M., Santacroce R, Sulpizio R., Zanchetta G, (2000): Utilizzo di
fioretto meccanico e carotiere microstratigrafico inguainante per la
valutazione degli spessori e della stratigrafia delle coltri
vulcanoclastiche soggette a fenomeni di colata rapida di fango, Geologia
Tecnica e Ambientale, , 23-32.
Cioni
R., Gurioli L., Sbrana A., Vougioukalakis G. (2000). Precursory
phenomena and destructive events related to the 1628 BC Minoan (Thera,
Greece) and AD 79 (Vesuvius, Italy) plinian eruptions. Inferences from the
stratigraphy in the archaeological areas. Royal Geol. Soc. of London,
Spec. Pubbl. 171, 123-141.
DE ASTIS G.,
PECCERILLO A.,. KEMPTON P. D., LA VOLPE L, WU T.W. (2000) Transition from
calcalkaline to potassium-rich magmatism in subduction environments:
geochemical and Sr, Nd, Pb isotopic constraints from the Island of Vulcano
(Aeolian arc). Contrib. Mineral. Petrol., 139, 684-703.
Dellino P, La
Volpe L (2000) Structures and grain size distribution in surge deposits as
a tool for modelling the dynamics of dilute pyroclastic density currents
at La Fossa di Vulcano (Aeolian Islands, Italy). J Volcanol Geoth Res 96:
57-78
Fulignati P.,
Marianelli P. and Sbrana A. (2000): The feeding system of 1944 eruption of
Vesuvius: data from mafic nodules. Neues Jahrbuch fur Mineralogie,
Monatshefte 419-432.
Fulignati P.,
Marianelli P., Santacroce R. and Sbrana A. (2000) The skarn shell of the
1944 Vesuvius magma chamber. genesis and P-T-X conditions from melt and
fluid inclusion data. Eur. Journ. Mineralogy, 12 , 1025-1039.
Fulignati P.,
Marianelli P., Sbrana A. (2000): Glass-bearing fergusites from the rigid
crust of the 1944 Vesuvius magma chamber. Mineral. Mag. 64:263-278.
NAZZARENI S.,
MOLIN M., PECCERILLO A., ZANAZZI P.F.(2001) Volcanological implications of
crystal chemical variations in clinopyroxenes from the Aeolian arc
(Southern Tyrrhenian Sea, Italy). Bull. Volcanol.,
Pareschi M.T.,
GIS tecnology for Volcanic risk management and mitigation, NATO Advanced
Research Workshop, GIS for Emergency Preparedness and Health Risk
Reduction, Budapest, 22nd-25th April 2001, pag. 32
Pareschi M.T.,
Favalli M., Giannini F., Sulpizio R., Zanchetta G., Santacroce R. (2000):
May 5, 1998, debris flows in circumvesuvian area (southern Italy): Insight
for hazard assessment. Geology 28 (7), 639-642.
Zanchetta G.,
Di Vito A., Fallick A.E., Sulpizio R. 2000 - Stable isotopes of pedogenic
carbonate from
Somma-Vesuvius area, southern Italy, over the last 18 ka:
palaeoclimatic implications. Journal of Quaternary Science, 15(8),
813-824.
Sulpizio R., Di
Vito M., Zanchetta G. 2000 - Landscape response to the deposition of
airfall pyroclastics from large explosive eruptions: an example from the
Campanian area (Southern Italy). Phys.
Chem. Earth, 25(9-11), 759-762.
2.
lavori in stampa
Del
Moro., Fulignati P., Marianelli P., Sbrana A. (2001).
Magma-carbonate
wall rocks exchanges in the shallow magma chamber of the 1944 eruption of
Vesuvius. Journ. Volcan. Geoth. Res. In press
Dellino, P.,
Isaia, R., La Volpe, L., Orsi, G. (2001) Statistical Analysis Of Textural
Data From Complex Pyroclastic Sequences: Implications For Fragmentation
Processes Of The Agnano - Monte Spina Tephra (4.1 Ka), Phlegraean Fields
(Southern Italy). Bull. Volcanol. In Press
Dellino, P.,
Liotino, G. (2001) The fractal and multifractal dimension of volcanic ash
particles contour: a test study on the utility and volcanological
relevance. Jour. Volcanol. Geoth. Res. In press
Fulignati P.,
Kamenetsky V.S., Marianelli P., Sbrana A., Mernagh T.P. (2001). A melt
inclusion record of immiscibility between silicate, hydrosaline and
carbonate melts: applications to skarn genesys at Mt. Vesuvius. Geology.
In press
Mazzarini
F., Pareschi M.T., Sbrana A., Favalli M., and Fulignati P. (2001). Surface hydrothermal alteration mapping at Vulcano Island using MIVIS
data. International Journal of Remote Sensing in press.
Pareschi M.T.,
Santacroce R., Sulpizio R., Zanchetta G. (2001): Volcaniclastic debris
flows in the Clanio Valley (Campania, Italy): insights for the assment of
hazard potential. Geomorphology, in press.
PECCERILLO A
Geochemistry of Quaternary magmatism in central-southern Italy: genesis of
primary melts and interaction with crustal rocks. Geoch. Intern. In
stampa.
PECCERILLO A.
Geochemical similarities between Vesuvius and Stromboli volcanoes:
petrogenetic and geodynamic implications. Mineral. Petrol., in stampa.
3.
lavori sottoposti per la stampa
Andronico D,
Cioni R. Contrasting styles of Mount Vesuvius activity in the period
between the Avellino and Pompeii plinian eruptions, and some implications
for assessment of future hazards. Bull. Volcanol. Sottoposto
Bisson M.,
Cosimi G., Favalli M., Leoni F.M., Mazzarini F., Pareschi MT., Santacroce
R., Sgro S., Sulpizio R., Zanchetta G. 2001 A comprehensive database for
the assessment of debris flows hazard in two-selected areas of Campania (southern
Italy). submitted.
Büttner, R.,
Dellino, P., La Volpe, L., Lorenz, V., Zimanowski, B. Thermohydraulic
explosions in phreatomagmatic eruptions as evidenced by the comparison
between pyroclasts and products from Molten Fuel Coolant Interaction
experiments. Jour. Geoph. Res. Submitted
CALANCHI N.,
PECCERILLO A., ROSSI P.M., TRANNE C., KEMPTON P., BARBIERI M., WU T.W.
Compositional variability and dynamics of the upper mantle beneath the
Aeolian arc: data from the island of
Panarea. Inviato per la pubblicazione.
Cioni R., Longo
A., Macedonio G., Santacroce R., Sbrana A., Sulpizio R., Andronico D.
Assessing pyroclastic fall hazard through field data and numerical
simulations: the example from Vesuvius. Journal Geophysical Research
Sottoposto
De Rosa R.
Guillou H. Mazzuoli R. Ventura G.: New K-Ar ages of volcanic rocks from
the western and central sector of the Aeolian islands: implications for
the evolution of the volcanism. Sottomesso per la stampa
DE ROSA R.,
VENTURA G., PECCERILLO A., MAZZUOLI R., BARBIERI M., WU T.W. Magmatic
evolution of Salina Island (Aeolian Archipelago, Southern Tyrrhenian Sea).
Sottomesso per la pubblicazione.
Fulignati P.,
Luperini W., Sbrana A., Greco V. Environmental impact of an acid fumarole
plume on a passively degassing volcano (Vulcano island, Italy): I -
formation of rock coatings. Journal Volcanology and Geothermal Research.
Sottoposto.
Gurioli L,
Cioni R, Sbrana A, Zanella E Transport and deposition from pyroclastic
flows over a densely inhabited area: the deposits of AD 79 eruption of
Vesuvius at Herculaneum (Italy). Sedimentology. Sottoposto
Scaillet, B.,
Pichavant, M., Cioni, R., Sbrana, A. and Marianelli, P. Phase equilibrium
constraints on pre-eruption conditions of Plinian events at Vesuvius. To
be submitted for the special issue of Journal of Geothermal and
Volcanological Research on Vesuvius and Campi Phlegrei.
Siani G.
Sulpizio R., Paterne M. and Sbrana A. Detailed tephrochronology for the
last 18000 years in the South Adriatic deep-sea sediments and correlations
with terrestrial deposits. Journ. Volcan. Geoth. Res. Sottoposto
Todesco M.,
A.Neri, T.Esposti Ongaro, P.Papale, G.Macedonio, R.Santacroce, A.Longo
``Pyroclastic flow impact at Vesuvius from numerical modeling. I.Large
scale dynamics´´ J. Geoph. Res. Sottoposto
Zanchetta G.,
Leoni F.M, Pareschi M.T., Santacroce R., Sulpizio R., 2001: The
destructive power of debris flows: dynamic pressures and structural
damages of May, 5-6 1998 event in the Sarno area (Campania, southern Italy).
submitted.
ZANON V.,
FREZZOTTI M.L., PECCERILLO A. (2001) Magmatic feeding system and crustal
magma accumulation beneath Vulcano Island (Italy): evidence from fluid
inclusions in quartz xenoliths. Sottomesso
per la pubblicazione.
4.
Riassunti e presentazioni a Convegni
Barontini
S., S. Cavazza, M.T. Pareschi , G. Zanchetta , Delineation of sin-eruptive
floods in circumvesuvian plain, 2001 General Assembly of the EGS, Nice,
26-30 March, 2001.
Dellino,
P. (2000) Phreatomagmatic deposits:fragmentation, transportation and
deposition mechanisms. Terra Nostra/6, 99-105. International Maar
Conference, August 20-23,2000.
Dellino,
P., Isaia, R., Veneruso, M. (2001). Is
”Boundary Layer” A Good Approximation Of Pyroclastic Density Currents
At Phlegraean Fields? EGS conference, Nizza, Aprile 2001.
Dellino, P.,
Isaia,R., La Volpe, L., Orsi, G. (2001).Contrasting Eruption Dynamics
Revealed By The Complex Pyroclastic Sequence Of The Agnano - Monte Spina
Eruption (4.1 Ka) At Phlegraean Fields (Southern Italy). EGS General
Assembly, Nice, 25-30 March 2001.
Fulignati P.
(2000): Study of the hydrothermal systems related to Italian active
volcano magma chambers (Vesuvius and Vulcano): application to volcanology
and to the search for geothermal and mineral resources. Plinius, 23,
77-83. Abstract
Fulignati, P.,
Kamenetsky, V.S., Marianelli, P., Sbrana, A., Mernagh, T.P. (2001): The
472AD (Pollena eruption) Vesuvius magma chamber: magmatic immiscibility
and skarn genesis at the crystallizing margins as evidenced from melt
inclusion study. Riassunti III congresso FIST, Chieti 2001. Abstract
Fulignati, P.,
Marianelli, P., Santacroce, R., Sbrana, A. (2001): Evolution of Vesuvius
magma chamber-wall rock interface as constrained by fluid inclusion
studies. Riassunti del EUG XI Strasbourg 8-12 Aprile 2001, 809. Abstract
Fulignati, P.,
Marianelli, P., Santacroce, R., Sbrana, A. (2001): The feeding system of
1944 eruption of Vesuvius: P-T-X conditions from melt and fluid inclusion
data. Riassunti del EGS XXVI General Assembly, Nice 2001. Abstract
Fulignati, P.,
Marianelli, P., Santacroce, R., Sbrana, A. (2001): Melt and fluid
inclusion study as a tool for investigating the feeding system of Vesuvius
and the evolution of the magma chamber-wall rock interface. Riassunti III
congresso FIST, Chieti 2001. Abstract
Leoni
F.M.,
Pareschi M.T., Santacroce R., Sulpizio R., Zanchetta G, Volcanoclastic
debris flows in circumvulcanic areas: the May 5-6 1998, event in the
Campanian region, Italy, II International Conference: Cities on Volcanoes,
New Zeland, 12-16 February 2001
Longo A.,
Macedonio G., Santacroce R. - A numerical model for the thermal evolution
of the Vesuvius magma chamber´´ European Union of Geosciences, EUG XI,
Strasburgo, France, 8-12 Aprile 2001. Abstract
Longo A.,
Macedonio G., Santacroce R. - Crystals nucleation and growth within a
cooling magma chamber´´ European Geophysical Society, XXVI General
Assembly, Nice, France, March 26-30 2001. Abstract
Longo A.,
Macedonio G., Santacroce R. - Modelling Vesuvius magma chamber cooling and
compositional evolution´´ European Geophysical Society, XXV General
Assembly, Nice, France, Aprile 25-29 2000. Abstract
Pareschi M.T.,
M.Rosi, A.Meriggi, GIS and Volcanic Risk Management, abstract
accepted for oral presentation at the International conference: Cities on
Volcanoes, 12-16 February 2001, New Zealand.
PECCERILLO A.
(2000) Stromboli and Vesuvius: two volcanoes one source. IAVCEI General
Assembly, Bali, Idonesia, July 18-22, 2000.
SANTO A.,
PECCERILLO A. (2000) Magma evolution at Filicudi, Aeolian arc, Southern
Tyrrhenian Sea. IAVCEI General Assembly, Bali, Idonesia, July 18-22, 2000.
Scaillet, B.,
Pichavant, M., Cioni, R., Sbrana, A. and Marianelli, P. (2001) Phase
equilibrium constraints on pre-eruption conditions of Plinian events at
Vesuvius. EGS.
ZANON V., ,
FREZZOTTI M.L. PECCERILLO A. (2001) Melt and fluid inclusion studies on
quartz xenoliths from the Aeolian Islands (Southern Italy): evidence for
crustal contamination. EUG, Strasbourg, Aprile 2001.
ZANON V.,
FREZZOTTI M.L., PECCERILLO A. (2000) Fluid inclusions in quartz xenoliths
in lavas and pyroclstics from Vulcano (Aeolian Islands, Italy):
implications for a multi-stage magma ascent. IAVCEI General Assembly,
Bali, Idonesia, July 18-22, 2000.
ZANON V.,
PECCERILLO A., FREZZOTTI M.L. (2000) Magmatic feeding system and crustal
magma accumulation beneath the Island of Vulcano (Aeolian Arc, Italy) as
evidenced by fluid inclusions. 31st
Internat. Geol. Congress, Rio de Janeiro, Brasile, August 2000.
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Scenari
eruttivi da ricerche di modellistica fisica e vulcanologia sperimentale
Coordinatore
scientifico del progetto
Prof.
Raffaello Trigila - Professore ordinario di Vulcanologia.
Dipartimento
di Scienze della Terra - Università di Roma, “La Sapienza”.
Partecipanti
al progetto
UR#
|
AFFERENZA
|
RESPONSABILE
|
01
|
Dip. di Fisica , Univ. di Bologna
|
Prof.Michele
Dragoni
|
02
|
Mars Center, Napoli
|
Prof.Francesco
Gaeta
|
03
|
Osserv. Vesuviano-INGV, Napoli
|
Prof. Giovanni Macedonio
|
04
|
CSGSDA-CNR,c/o DST,Univ. Pisa
|
Dott. Augusto Neri
|
05
|
INGV, c/o DST, Univ. di Pisa
|
Dott. Paolo Papale
|
06
|
DST, Università di Camerino
|
Prof. Michael Carroll
|
07
|
DSMP, Università di Torino
|
Dott. Corrado Cigolini
|
08
|
DGV, Univ. Federico II, Napoli
|
Prof. Benedetto De Vivo
|
09
|
DSG, Università di Roma 3
|
Prof. Daniela Dolfi
|
10
|
IGF-INGV, Palermo
|
Prof. Pasquale M. Nuccio
|
11
|
IIV-INGV,
Catania
|
Dott. Massimo Pompilio
|
12
|
DST, Univ.di Roma “La Sapienza”
|
Prof. Raffaello Trigila
|
13
|
CNT-INGV,
Roma
|
Prof. Claudio Chiarabba
|
14
|
Osserv. Vesuviano-INGV, Napoli
|
Prof. Giuseppe De Natale
|
15
|
BGHRC, Univ.College, London
|
Prof. Christopher Kilburn
|
16
|
DST, Università di Trieste
|
Prof. Giuliano Panza
|
17
|
DST, Università di Firenze
|
Dott. Maurizio Ripepe
|
OBIETTIVI
GENERALI
Il
progetto di ricerca ha come obiettivo primario la costruzione di una base
interpretativo-metodologica dei processi vulcanici basata sul legame
stretto tra i vincoli legati a risultanze fenomenologiche (i.e.:
dell´attività vulcanica, dei suoi precursori e dei suoi prodotti), la
modellistica fisica e, ove le prime manchino (i.e.: nel caso delle
fenomenologie intratelluriche), la vulcanologia sperimentale.
Integrando
la ripartizione usuale della
ricerca in questo campo per “aree vulcaniche”, il progetto si propone,
quindi, di vincolare alcuni principi generali di funzionamento dei
vulcani, che possano essere convenientemente utilizzati per la
comprensione e la previsione delle fasi eruttive alla formulazione di
“scenari”, intesi come la rappresentazione di un processo
che va dall´instaurarsi dei primi fenomeni precursori fino alle
fasi eruttive vere e proprie.
In
quest´ambito sono stati identificati alcuni nodi cruciali dalla cui
analisi dipende l´attendibilità degli scenari che possono essere
proposti per i vulcani
studiati. Questi obiettivi, d´importanza centrale e più congeniali per
le metodologie d´indagine utilizzate nel Progetto approvato, sono
quattro e precisamente: i) il ruolo della componente volatile dei magmi
sull´evoluzione dei sistemi pre-eruttivi ed eruttivi, ii) gli effetti
dell´interazione fra
dinamica del sistema magmatico e struttura vulcanica tramite la
simulazione dei parametri osservabili legati alle variazioni dei campi di
sforzo, iii) la rappresentazione in modelli numerici e termofluidodinamici
dei principi e delle leggi che regolano l´evoluzione dei sistemi
magmatici nei serbatoi subvulcanici, la loro salita in superficie nei
condotti ed infine i meccanismi eruttivi veri e propri, iv) la valutazione
e la verifica sperimentale di alcuni parametri utilizzati come precursori
eruttivi ( i.e.: l´andamento della deformazione e della fratturazione di
sistemi rocciosi sottoposti a campi di sforzo provocati da fluidi o da
fusi magmatici) e di altri considerati di base fra i meccanismi
d´innesco delle eruzioni, come è il caso dell´interazione
magma-acqua.
ATTIVITA´
DI COORDINAMENTO
1.
– E´ stato attivato il sito web del Progetto
per la divulgazione delle informazioni relative al coordinamento
del Progetto e la divulgazione dei risultati scientifici. Il sito, la cui
struttura ed aggiornamento sono a cura di C.Troise, G.De Natale e G.
Macedonio dell´Osservatorio Vesuviano,
si può visitare all´indirizzo: www.res.ov.ingv.it/trigila.
2.
– Nell´ambito delle Riunioni di Progetto previste nella Proposta è
stato organizzato il Workshop
di Primo Anno, dal titolo: “Evaluating magmatic processes by
laboratory experiments, physical modeling and field measurements”.
Il workshop si è tenuto a Roma dal 27 al 29 Giugno 2001, presso la Sede
dell´Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, a Via di Vigna
Murata 605. Si sono iscritti al Workshop ed hanno partecipato ai lavori un
centinaio di ricercatori oltre agli invitati stranieri . I contributi di
questi ultimi, su temi di
ricerca che sono centrali per i Task nei quali è articolato il Progetto,
hanno riguardato: i) Advances in the understanding of
crystal-melt partitioning (Task 1) da parte di B.J. Wood; ii) Dynamics
of magma chambers and caldera collapse (Task 2 e Task 3) da parte di
J. Marti; iii) Modeling the mechanics of volcanic structures (Task
2) da parte di F.Cornet; costituendo
un punto di riferimento per la formazione e l´aggiornamento degli
operatori che fanno capo al Progetto.
Al
Workshop hanno partecipato 16 delle 17
U.R. in cui è articolato il Progetto contribuendo con 26
Comunicazioni. I Proceedings,
sono stati pubblicati in un volumetto di 144 pagine, distribuito al
Workshop e successivamente inviato ai Responsabili interessati
dell´INGV, del GNV, del PROCIV e della Commissione di Valutazione del
GNV-Framework Program.
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TASK
01 - Comportamento
chimico-fisico delle specie volatili nei magmi
UR
PARTECIPANTI: UR 06, UR 08, UR 09, UR 10, UR 11, UR 12
–
responsabile Dr. P.M.Nuccio
OBIETTIVI
I ANNO
- Sviluppi metodologici
·
Sviluppo
di metodologie sperimentali sulla solubilità di He,
Ne, N2 in fusi silicatici contenenti H2O e CO2, e di Cl in fusi di
composizione fonolitica e trachitica. Sviluppo di una metodologia FTIR a
riflettanza diffusa per l´analisi dell´H2O su vetri finemente
vescicolati non analizzabili secondo il metodo classico per trasmissione.
- Acquisizione dati
·
Studio
nelle vulcaniti del Somma-Vesuvio delle inclusioni silicatiche od anche
fluide (per CO2 + H2O) con l´analisi degli altri
componenti volatili presenti (SO2, Cl, F)
e messa a punto di metodologie sperimentali per la determinazione
della solubilità di questi componenti volatili; acquisizione di dati sul
contenuto di H2O e
sulla struttura dei vetri delle pomici dell´eruzione del Vesuvio del 79
d.c..
·
3.-
Studio del contenuto in H2O
+ CO2 delle inclusioni vetrose di eruzioni dell´Etna a
diversa tipologia e chimismo.
·
4.-
Studio sperimentale del controllo di H2O e CO2 sulle
relazioni di fase fino a 500 MPa in sistemi rappresentativi dei magmi
dell´Etna e di Stromboli anche al fine di una loro evoluzione di tipo
seriale
RISULTATI
I ANNO
1. E´ stata
sviluppata una metodologia originale per la realizzazione di un sistema
chiuso multifase contenente nel fuso i
volatili maggiori H2O + CO2
ed un gas inerte in concentrazioni rigorosamente note per
potere condurre quei bilanci di massa necessari al calcolo della
ripartizione vapore-fuso del gas inerte. Il problema è stato risolto
tramite la sintesi ad alta
pressione di un vetro silicatico di composizione uguale a quella del
campione studiato contenente una quantità misurabile di
gas inerte disciolto ed utilizzando frammenti di quel vetro per
caricare di una quantità nota di gas inerte il campione studiato. Con
tale procedura è stata studiata la solubilità di He in fusi silicatici
contenenti H2O + CO2 ottenuti da campioni di
composizione basaltica e riolitica provenienti dall´Is di Vulcano. E´
stata anche verificata un´importante dipendenza della suddetta solubilità
in funzione delle quantità di CO2
ma soprattutto di H2O presenti nel sistema. E´ in fase
di studio l´estensione del metodo per la determinazione delle solubilità
di N2, Ne ed Ar e la preparazione di un modello che consenta di
calcolare direttamente la solubilità del gas inerte note le variabili
intensive di controllo del sistema fra
cui H2O(m) e CO2(m).
Le
ricerche sulla solubilità di Cl in fusi
di composizione trachitica e fonolitica si svolgono all´Università
di Camerino dove è in fase di installazione un
impianto idrotermale a raffreddamento rapido. I risultati finora
ottenuti mettono in evidenza
la maggiore solubilità del Cl (di un fattore 2) in fusi alcalini evoluti
rispetto a fusi riolitici sintetizzati alle stesse condizioni dei primi.
Gli esperimenti sono stati eseguiti in condizioni in cui il fuso
trachitico coesiste sia con una fase fluida acquosa che con una brina
ricca in sali. I risultati ottenuti indicano che la solubilità del Cl
aumenta al diminuire della pressione; confrontando questi dati con le
abbondanze di Cl misurate nelle inclusioni di melt e nella matrice vetrosa
delle pomici dei depositi dell´Ignimbrite Campana suggeriscono che i
magmi trachitici più evoluti abbiano avuto origine ad una profondità
minima di 2-3 km.
2. Dallo studio sistematico delle composizioni delle inclusioni
vetrose nei fenocristalli delle vulcaniti emesse nel corso dell´attività
del Somma-Vesuvio si osserva
che i magmi dell´attività precalderica (>14.000 YBP) risultano più
ricchi in silice rispetto a quelli sin-
e post-calderici che a loro volta risultano arricchiti in S, Cl, CaO, MgO
e P2O5 ed altri elementi in traccia. Inoltre, i dati
delle inclusioni vetrose indicano che i magmi (di età < 3.550YBP)
associati all´attività pliniana e sub-pliniana sono più ricchi in H2O
ed S e con rapporti S/Cl significativamente più elevati
rispetto ai magmi associati alle eruzioni interpliniane. I
risultati delle ricerche mostrano come la solubilità di Cl possa variare
nei magmi vesuviani in funzione della loro composizione. A causa di ciò
al diminuire di Ca, Mg, e Fe si
determina una brusca riduzione della concentrazione in Cl ed ipotizzando
un meccanismo di “third boiling” si può osservare un aumento
generale della componente volatile nei melts per effetto della
cristallizzazione di fasi anidre o povere in elementi volatili. Altri
risultati riguardano lo studio delle inclusioni fluide e vetrose degli
skarns al Vesuvio che chiarisce come l´assimilazione di rocce
carbonatiche da parte del magma alcalino sia avvenuta a moderata profondità
(<5km) e lo studio delle
inclusioni vetrose nei fenocristalli di xenoliti in brecce e litici sia
del Somma che dei Campi Flegrei che
fa ipotizzare un legame
genetico fra i due complessi vulcanici.
Tramite
la preparazione di standard ottenuti sperimentalmente ad alta P ed alta T
è stata calibrata su campioni di pomici grigie e bianche dell´eruzione
del Vesuvio del 79 d.c. la tecnica per l´analisi FTIR dell´H2O
disciolta nel vetro. I risultati ottenuti dallo studio sui caratteri
strutturali delle pomici e sul loro contenuto in H2O indicano
che: a) Le caratteristiche granulometriche, di porosità e di tenore in H2O
evidenziano uno stato stazionario della colonna durante la fase di
emissione delle pomici bianche. b) Le stesse caratteristiche rivelano, per
le pomici grigie modalità di emissione
controllate dalle dimensioni del condotto. c) La porosità,
ed il contenuto di acqua residua
sono indipendenti sia dalla classe granulometrica dei clasti
analizzati, sia dalla zona di provenienza e pertanto rispecchiano, al
contrario dei caratteri granulometrici, l´evoluzione del magma fino al
momento della frammentazione. d) Il tenore in H2O nei vetri
subisce una brusca diminuzione al passaggio pomici bianche-pomici grigie
per aumentare successivamente nel corso dell´eruzione. f) La BSD
evidenzia , sia nei campioni delle pomici bianche che in quelli delle
grigie, un doppio stadio di vescicolazione: il primo relazionabile alla
depressurizzazione nella camera magmatica; il secondo, numericamente più
importante, relazionabile alla risalita nel condotto prima della
frammentazione. Infine, sempre al Vesuvio su campioni dell´eruzione del
1944, è stata valutata sperimentalmente l´influenza della diffusione di
CO2 da parte delle rocce incassanti la camera magmatica come trigger
per la exsoluzione dell´H2O e quindi del quenching del
magma residuo nella camera stessa, ed il controllo dell´H2O(liq),
sui coefficienti di partizione fra clinopirosseno e fuso di alcuni
elementi traccia, in particolare terre rare,.
3. Lo studio sui tenori in H2O e CO2 nelle
inclusioni vetrose dei fenocristalli di olivina nei tefra basaltici a
composizione picritica dell´Etna, in quelli hawaiitici dell´eruzione
pliniana del 122BC, in quelli delle fontane di lava dell´eruzione
1995-96,ed nelle inclusioni dei bordi vetrosi di lave a pillow
a chimismo tholeitico dragate fino a 1700m sul versante E del
vulcano hanno dato valori massimi di H2O e CO2 rispettivamente
di 2.7%, del 3%, dell´1.8% e
dell´1.3% per l´H2O e di 1500ppm, 4-500ppm, 200ppm e non
rilevabili per il CO2. Il complesso dei dati raccolti indica
che i magmi dell´Etna sono già ricchi in volatili negli stadi iniziali
dell´evoluzione magmatica con conseguenze significative sulle relazioni
di fase e sulle proprietà reologiche dei magmi stessi.
4. Su campioni rappresentativi di magmi dell´Etna a vario grado
di differenziazione sono stati effettuati fino ad oggi 98 esperimenti, a
temperature nell´intervallo liquidus - solidus ed a pressioni
comprese fra quella
atmosferica e 500MPa. Questi dati oltre a fornire informazioni sul
controllo della componente volatile sulla composizione dei liquidi
differenziati permettono una
stima delle proprietà reologiche di questi ultimi in particolare della
pressione di galleggiamento esercitata dai fusi a seconda del tenore in
volatili disciolti e quindi della loro velocità di salita in superficie.
I
risultati di esperimenti d´equilibrio effettuati a pressione atmosferica
ed a temperature nell´intervallo liquidus-solidus
su 4 campioni raccolti
al Vulcano Stromboli e rispettivamente di serie magmatica calco-alcalina,
calco-alcalina alta in potassio, shoshonitica e alcalino-potassica mettono
in evidenza un significativo arricchimento in K2O
a fronte di un moderato arricchimento in SiO2. Risultati
preliminari di esperimenti in saturazione di H2O
ed a pressioni fino a 200MPa mostrano invece un´inversione di
questa tendenza.
PRODOTTI
DELLA RICERCA
-
n° 13 pubblicazioni su riviste internazionali
-
n° 15 pubblicazioni su riviste nazionali, atti,
presentazione a convegni, etc
ELENCO
PUBBLICAZIONI (includendo lavori in stampa e sottomessi)
Corsaro R.A.,
Neri M., Pompilio M.: (2001) - Paleo-environmental and volcano-tectonic
evolution of the south-eastern flank of Mt.Etna in the last 225 ka
inferred from the volcanic succession of the “Timpe”, Acireale,
Sicily. Journal of Volcanology and Geothermal Research, (in press).
Corsaro R. A. e
Pompilio M.: (2001) - Buoyancy of magmas at Mt.Etna: effects on the
localisation of magma reservoirs and on the eruptive styles . Earth and
Planetary Science Letters (submitted).
Couch, S.,
Sparks RS.J., Carroll M.R.: (2001) - Convective self-mixing of magmas in
open-system chambers. Nature, 411, 1037-1039.
Danyushevky
L.V., and Lima A.: (2001) - Relationships
between Campi Flegrei and Mt Somma volcanism:
evidence from melt inclusions in clinopyroxene phenocrysts from volcanic
breccia xenoliths. Mineralogy and Petrology. Special issue: Mt Somma –
Vesuvius and volcanism of the Campanian Plain (De Vivo B. & Rolandi
G., Edts) (in press).
De Natale, G.,
Chiarabba, C., Troise, C., Trigila, R., Dolfi, D., Kissling. E.:(2001) -
Determination of 3D sub-structure at Somma-Vesuvius volcano: the
effect of magma quenching due to gas exolution, J.Geophys. Research (submitted).
Gilg H.A., Lima
A., Somma R., Belkin H.E., De Vivo B., Ayuso R.A.: (2001) -
Isotope geochemistry and fluid inclusion study of skarns from
Vesuvius. Mineralogy and Petrology. Special issue: Mt Somma – Vesuvius
and volcanism of the Campanian Plain (De Vivo B. & Rolandi G., Edts)
(in press).
Nuccio
P.M.,
Paonita A.: (2000) - Investigation
of the He solubility in H2O-CO2 bearing silicate liquids at moderate
pressure II: the Extended Ionic Porosity (EIP) model. Earth Planet. Sci.
Lett., 183, 499-512.
Paonita A.,
Gigli G., Gozzi D., Nuccio P.M., Trigila R.: (2000) -
Investigation of the He solubility in H2O-CO2 bearing silicate
liquids at moderate pressure: a new experimental method. Earth Planet.
Sci. Lett., 181, 595-604.
Raia F.,
Webster J.D., De Vivo B.:(2000) - Pre-eruptive volatile contents of
Vesuvius magmas: constraints on eruptive history and behavior. I – The
medieval and modern interplinian activities. Eur. J. Mineral., 12: 179 –
193.
Signorelli, S,
Carroll, M.R.:(2000) - Solubility and fluid-melt partitioning of Cl in
hydrous phonolitic melts. Geochimica Cosmochimica Acta 64, 2851-2862.
Signorelli, S.,
Vaggelli G., Romano C., Carroll M.R.: (2001) -
Volatile zoning (H2O, F, Cl, S) of Campanian Ignimbrite magmas
(Phlegrean Fields, Italy): evidence from the study of glass inclusions and
matrix glasses. Contributions
to Mineralogy and Petrology, 140, 543-553.
Webster J.D.,
De Vivo B.:(2001) - Experimental
and modeled solubilities of chlorine in aluminosilicate melts,
consequences of magma evolution, and implications for magmatic brine
exsolution at Mt. Somma-Vesuvius. American Mineralogist (in press).
Webster J.D.,
Raia F., De Vivo B., Rolandi G.: (2001) - The behavior of chlorine and
sulfur during differentiation of the Mt Somma-Vesuvius magmatic system.
Mineralogy and Petrology. Special issue: Mt Somma – Vesuvius and
volcanism of the Campanian Plain (De Vivo B. & Rolandi G., Edts) (in
press).
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TASK
02 - Dinamica dei sistemi magmatici ed interazione con la struttura
vulcanica
UR
PARTECIPANTI: UR 13, UR 14, UR 15, UR 16
– responsabile
Dr. G. De Natale)
OBIETTIVI
I ANNO
Nell´ambito
dell´obiettivo generale sulla
messa a punto di modelli strutturali di edifici vulcanici vengono
sviluppati i metodi per:
1.-
L´inversione e l´interpretazione di dati sismici e geodetici in
relazione alle variazioni di stress e strain e le ricerche sul tensore
momento sismico e tomografia da onde di superficie con interpretazione dei
processi sismogenetici di tipo vulcano-tettonico ai Campi Flegrei e
Vesuvio.
2.-
L´analisi, con applicazione al Vesuvio, delle modalità di fratturazione
lenta delle rocce vulcaniche e
della sua influenza sui
fenomeni sismici e sulle emissioni acustiche che precedono le
fenomenologie eruttive
3.- L´elaborazione
di un modello tridimensionale
della velocità delle onde P per il vulcano Etna,
utilizzando le localizzazioni di terremoti con mezzi di velocità
eterogenei e sulla base di mecccanismi focali dei terremoti (M>2.0)
degli ultimi anni, con misura spettrale dei terremoti t*, e
l´interpretazione dei processi intrusivi tramite tecniche di inversione
bayesana dei dati di deformazione.
4.- Lo studio
sperimentale ad alta P ed alta T, delle proprietà fisiche (inizialmente
la conduttività elettrica) delle rocce costituenti il sistema
magmatico-vulcanico ai fini di
una migliore definizione del loro comportamento sismico.
RISULTATI
I ANNO
- Interpretazione e modellistica
1. E´ stata ricavata, dall´inversione congiunta di tutti i
dati disponibili di sismica attiva e passiva, un modello strutturale
dettagliato P ed S per il Somma-Vesuvio fino a 5 km di profondità. Le
anomalie, in particolare l´alta rigidità in asse craterico, è stata
interpretata come magma cristallizzato per essoluzione di gas, e modesta
diminuzione di temperatura. Integrando la conoscenza strutturale del
vulcano nella modellistica dei campi di sforzo generati sia dal peso
dell´edificio vulcanico che da variazioni esterne ed interne, è stato
possibile ricavare un modello che spiega la genesi della sismicità
vulcano-tettonica, che sembra avere validità molto generale nei vulcani
centrali. Analoghe interpretazioni strutturali, dall´inversione
tomografica dei terremoti avvenuti ai Campi Flegrei dal 1970 al 1984,
integrate in un modello semplice di variazione di sforzo in camera
magmatica, permettono di spiegare la genesi della sismicità dei Campi
Flegrei, che avviene sempre in concomitanza di episodi deformativi
significativi. La differenza nella genesi dei terremoti nelle due aree
vicine Vesuvio e Campi Flegrei sembra riflettere, in maniera molto più
generale, le differenze tra la sismicità delle caldere rispetto ai
vulcani centrali. In entrambe le aree studiate, sono stati ricavati
modelli generali di attività, di particolare rilievo per
l´interpretazione dei futuri processi pre-eruttivi. Ai Campi Flegrei, in
particolare, è evidenziata l´importanza dell´interscambio tra sistema
magmatico e sistema geotermale. Sebbene già siano stati raggiunti diversi
risultati significativi, le ricerche in questi campi saranno continuate
nei prossimi anni del progetto, e permetteranno di ricavare modelli ancora
più attendibili per l´evoluzione dei processi pre-eruttivi, in
particolare per i Campi Flegrei dove l´informazione da dati recenti è
molto più dettagliata. Lo studio del tensore momento sismico su 18
terremoti avvenuti nel marzo 1984 in corrispondenza dell´ultima crisi
bradisismica, evidenzia un´evoluzione temporale della componente
isotropica che merita ulteriori approfondimenti; inoltre si osserva una
maggiore concentrazione di elevati valori di componente isotropica intorno
ai 3 km di profondità. Le mappe di tomografia ottenute mostrano anomalie
nella velocità di gruppo in prossimità del Golfo di Pozzuoli, della
regione del Gauro e degli Astroni. Dalle inversioni delle curve di
dispersione regionali si otterranno i modelli strutturali.
2. Nel primo anno è stato concluso lo sviluppo di un nuovo
modello teorico ed è stata avviata la ricerca sperimentale. Il nuovo
modello descrive la crescita di una popolazione di fratture sotto uno
stress costante. Questo meccanismo favorisce la fratturazione in grande di
una roccia ad uno stress che è inferiore alla sua resistenza teorica. La
crescita si sviluppa in tre fasi: la nucleazione di nuove fratture, la
crescita di fratture già esistenti, e la coalescenza delle fratture per
creare una fratturazione in grande
della roccia. Sono stati riconosciuti tutti e tre gli andamenti prima
delle eruzioni di Pinatubo (Filippine) nel 1991 e di Montserrat (Caraibi)
nel 1995. Al contrario, fin adesso da dati sperimentali sulle emissioni
acustiche è stato riconosciuta solo la fase di nucleazione.
A
livello qualitativo, la combinazione delle tre fasi può simulare il
comportamento sismico registrato prima di un´eruzione e cioè:
un´accelerazione semplice della frequenza degli eventi fino
all´eruzione, accelerazione ed attenuazione senza attività eruttiva, ed
alternanze fra accelerazione ed attenuazione fino all´eruzione. A livello
quantitativo, sono stati individuati dal modello i parametri chiave che
controllano la fratturazione lenta: il fracture toughness, il
modulo di Young, e l´efficienza di corrosione.
3. E´ stato elaborato un modello tridimensionale di velocità
delle onde P per la crosta sottostante il vulcano Etna. Le caratteristiche
principali della struttura profonda indicano un grosso corpo ad alta Vp
nella crosta superiore esteso fino a 18 km di profondità. In questo
modello tridimensionale i terremoti avvenuti nel periodo 1994-98 sono
stati, pertanto, rilocalizzati. Circa i meccanismi focali sono state
eseguite riletture accurate dei primi arrivi sui sismogrammi registrati
dalla rete Poseidon nel periodo 1994-1998. La procedura che viene
applicata alle letture per il calcolo dei meccanismi focali è quella
delle polarità delle onde P. Le letture relative alla rete Poseidon sono
in corso di integrazione con quelle disponibili per altre stazioni
sismiche operanti al vulcano. Altri dati riguardano la procedura per il
calcolo dei t* per l´attenuazione.
E´
stata inoltre messa a punto una nuova metodologia di inversione Bayesiana
dei dati di deformazione, per l´interpretazione di processi intrusivi.
Il metodo è stato applicato all´interpretazione degli spostamenti
verticali osservati all´Etna dal 1994 al 1998, ed ha messo in evidenza
l´episodio intrusivo più evidente degli ultimi 20 anni. Questi studi,
presentati sia al GNGTS 2000 che all´EGS di Nizza 2001, hanno permesso
di ipotizzare l´accadimento di un importante episodio eruttivo, che in
effetti è iniziato alcuni giorni fa e che, in base all´entità della
deformazione osservata, alla profondità dell´intrusione primaria (circa
4 km dal livello del mare), potrebbe innescare una delle più grandi
eruzioni (nel senso dei volumi eruttati) degli ultimi 20 anni. I risultati
di questo studio hanno evidenti ed attuali implicazioni pratiche, la prima
della quale è la necessità di ripetere le misure di livellazione per
controllare il grado di drenaggio dell´intrusione primaria da parte
della recente attività.
4.
Sono in corso di studio le proprietà fisiche delle rocce del
M.Etna (basalti e gabbri) tramite esperimenti con un apparato multi-anvil
dell´Università di Bayreuth (D). E´ stata misurata la conduttività
elettrica di due campioni (basalto CSE 16042k e gabbro TMP 21Y) a
pressione di 900 e 1500 Mpa, temperature variabili tra 400 e 800 °C
(subsolidus) e frequenze tra 0.1Hz e 0.1 MHz. Le pressioni e temperature
alle quali sono stati condotti gli esperimenti corrispondono a quelle
riscontrabili nella crosta inferiore e al passaggio con il mantello
superiore. Una interpretazione preliminare degli spettri di impedenza
ottenuti durante gli esperimenti di conduttività mostrano che il basalto
e i gabbri hanno differente resistenza elettrica per le stesse condizioni
di pressione e temperatura.
PRODOTTI
DELLA RICERCA
-
n° 11 pubblicazioni su riviste internazionali:
-
n° 15 pubblicazioni su riviste, nazionali, atti,
presentazione a convegni, etc
ELENCO PUBBLICAZIONI
(includendo lavori in stampa e sottomessi)
Chiarabba C.,
Amato A., Boschi E., and Barberi F.: (2000) - Recent seismicity and
tomographic modeling of the Mount Etna plumbing system, Journal
Geophysical Research, 10,923-10,938.
De Gori P.,
Cimini G.B., Chiarabba C., De Natale G., Troise C. and Deschamps A.:
(2001) - Teleseismic
tomography of the Campanian volcanic area and surrounding apenninic belt,
J. Volcanol. Geotherm. Res.,(in press).
De Natale G.,
Chiarabba C., Troise C., Trigila R., Dolfi D. and
Kissling E.: (2001) - Determination
of 3D sub-structure at Somma-Vesuvius volcano: the effect of magma
quenching due to gas exolution. Journal Geophysical Research, (submitted).
De Natale G.,
Kuznetzov I., Kronrod T., Peresan A., Saraò A., Troise C. & Panza
G.F: (2001) - The recent
seismic crisis of Mt. Vesuvius in the framework of its past 30 years
seismic activity. Geophys. J. Int. (submitted)
De Natale G.,
Troise C., Pingue, F., De Gori, P. and Chiarabba, C.: (2001) - Structure
and dynamics of the Somma-Vesuvius volcanic complex. Mineralogy and
Petrology (in press).
De Natale, G.,
Troise, C. and Pingue, F.: (2001)
- A 2D mechanical-thermalfluid-dynamical model for bradisisma at Campi
Flegrei caldera., Journ. of Geodynam (in press).
Panza G.F.
& Saraò A.: (2000) - Monitoring
volcanic and geothermal areas by full seismic moment tensor inversion: are
non-double couple components always artefacts of modeling? Geophys. J.
Int., 143, 353-364.
Rocchi, V.,
Sammonds, P., Kilburn C.R.J.: (2001) -
Deformation and fracture maps for basaltic rocks. J. Volcanol.
Geotherm. Res. (in press)
Saraò A.,
Panza G.F., Privitera E., Cocina O.: (2001) -
Non double couple mechanisms in the seismicity preceding 1991-1993
Etna volcano eruption. Geophys. J. Int. 145, 319-335
Troise C.,
Castagnolo D., Peluso F., Gaeta F.S., Mastrolorenzo G. and De Natale G.:
(2001). - A 2-D mechanical-thermal-fluid-dynamical model for geothermal
systems at calderas, J. Volcanol. Geotherm. Res. (in press) .
Troise C.,
Pingue F., and De Natale G.: (2001) - Coulomb stress changes at calderas:
modeling the seismicity of Campi Flegrei (Southern Italy), Journ. Geophys.
Res., (submitted).
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TASK
03 - Modellistica termofluidodinamica dei processi di salita magmatica e
di trasporto in superficie
UR
PARTECIPANTI: UR 01, UR 03, UR 04, UR 05, UR 14
–
responsabile Dr. G. Macedonio
OBIETTIVI
I ANNO
1. Sviluppo di un
modello fisico di svuotamento di una camera magmatica.
2. Sviluppo di un modello fluidodinamico multifase e
multicomponente per la simulazione dei processi di dispersione
piroclastica da eruzione esplosive.
3. Studi numerici sulla dinamica di ascesa del magma e sulla
frammentazione
4.
Studi sulla vescicolarità dei prodotti di eruzioni esplosive e
loro caratterizzazione tessiturale.
5. Sviluppo di un modello di flusso tridimensionale per un liquido
di Bingham isotermo in un canale lavico a pendenza costante
6. Generalizzazione di software di simulazione di maremoti di
origine sismica al caso di generazione da flussi piroclastici
RISULTATI
I ANNO
1.
La dinamica dello svuotamento di una camera magmatica viene
descritta quantitativamente modellizzando l´espansione del magma come
quella di un fluido comprimibile per pressioni inferiori alla pressione di
nucleazione delle bolle che si formano per exsoluzione dei gas. Nel
modello la camera magmatica è assisimmetrica con distribuzione di
pressione idrostatica, accoppiata ad un condotto eruttivo a sezione
costante in cui scorre il fluido magmatico. La miscela bi-fase liquido/gas
viene considerata isoterma, e trattata in modo omogeneo. La frammentazione
magmatica viene postulata al raggiungimento del massimo compattamento
delle bolle sferiche, quando la frazione volumetrica di gas raggiunge il
75%. Il modello di camera magmatica proposto si pone come un´evoluzione
dei modelli proposti da Druit e Sparks (1984), e Bower e Woods (1997,
1998), che considerano nella camera un gradiente di pressione verticale
litostatico prefissato. Al contrario, in questo modello la distribuzione
in pressione viene ottenuta dall´integrazione dell´equazione
dell´idrostatica, dove la densità del magma viene considerata costante
per pressioni superiori alla pressione di nucleazione mentre, è
modellizzata come quella dello pseudo-gas (liquido incomprimibile + gas
perfetto) per pressioni inferiori. La solubilità del gas (vapore acqueo)
nel magma viene calcolata in funzione della pressione utilizzando una
relazione semi-empirica di tipo potenza. I parametri della relazione sono
ottenuti utilizzando il modello di Ghiorso e Sack (1995) in funzione della
composizione chimica del liquido magmatico. Il modello per il flusso di
magma nel condotto eruttivo è basato sulla soluzione delle equazioni di
trasporto per uno pseudo-gas isotermo, in condotto a sezione costante.
Nella parte dopo la frammentazione, il modello di flusso nel condotto è
simile a quello di Buresti e Casarosa (1989, 1990) ma con approssimazione
isoterma, e viene esteso in modo naturale anche alla regione a bolle,
mediante opportuna modifica del coefficiente di attrito con le pareti. Le
condizioni al contorno per il modello del condotto sono sulla pressione
alla base del condotto, e sulla velocità, assunta sonica al cratere. Il
valore della pressione alla base del condotto coincide con la pressione al
tetto della camera magmatica e costituisce la variabile di interfaccia tra
i due modelli. La massa di magma nella camera viene ottenuta per
integrazione della densità del magma nel volume nella camera, mentre la
sua variazione viene fornita dal tasso eruttivo attraverso il condotto. In
tal modo i due modelli accoppiati di camera e condotto permettono di
conoscere la variazione dei diversi parametri nel tempo tra cui il tasso
eruttivo, la velocità del fluido, e la pressione lungo il condotto, al
cratere, e alle pareti della camera. Durante gli anni successivi, questo
modello verrà accoppiato a modelli strutturali per la descrizione del
campo di stress nella parte esterna della camera, al fine di conoscere le
eventuali condizioni di collasso della camera magmatica od ostruzione del
condotto.
2.
Questo aspetto della ricerca ha riguardato l´estensione del
precedente modello fisico bifase alla descrizione di miscele multifase e
multicomponte Le fondamentali equazioni di conservazione della massa e di
bilancio della quantità di moto e dell´energia per la fase gas e per N fasi solide, rappresentanti particelle di diverse dimensioni e
proprietà, sono state risolte su un dominio di calcolo bidimensionale e
assisimmetrico. Il modello è stato utilizzato per la realizzazione di
alcune simulazioni di messa in posto di flussi piroclastici su topografia
piana e con diversa composizione granulometrica. In particolare, le
simulazioni hanno permesso di descrivere la diversa dinamica delle varie
componenti granulometriche del flusso dando rilevanti indicazioni sui
processi di sedimentazione ed elutriazione che avvengono durante la sua
messa in posto. Si è inoltre intrapreso lo studio per la
parallelizzazione del codice numerico in modo da poter realizzare nel
futuro simulazioni tridimensionali del fenomeno.
Questo modello è stato applicato simulando
l´eruzione del Vesuvio del 79 AD.
Sono state simulate due distinte fasi di picco del flusso di massa
Vesuvio che corrispondono rispettivamente all´emissione di magma bianco
e grigio con formazione di depositi di fallout intercalati da depositi di
flusso durante la fase grigia. I dati di input delle simulazioni,
rappresentativi delle due fasi eruttive e determinati indipendentemente,
consistono nella composizione del magma liquido, nel contenuto in
cristalli e acqua, del flusso di massa, della
pressione-temperatura-profondità del magma all´entrata del condotto. I
risultati delle simulazioni sono in sostanziale accordo con la dinamica
eruttiva ricostruita da studi vulcanologici indipendenti. In particolare,
sia la fase bianca che la fase grigia producono delle colonne sostenute
quando si considera la presenza di un 20 wt.% di microliti nel magma. La
fase grigia mostra comunque un carattere meno sostenuto con la formazione
di collassi parziali della colonna. Senza la presenza di microliti nel
magma, le simulazioni prevedono il collasso totale della colonna indicando
che, almeno nei casi esaminati, la nucleazione di microliti può giocare
un ruolo chiave nella dinamica eruttiva.
Il
modello è stato inoltre applicato allo studio della pericolosità dei
flussi piroclastici. Sono stati analizzati i risultati delle simulazioni
di propagazione di flussi piroclastici al Vesuvio realizzate in un
precedente progetto europeo. Le simulazioni numeriche hanno permesso di
stimare i tempi di arrivo dei flussi, la loro velocità, densità,
temperatura, nonchè le massime distanze raggiunte. Inoltre sono stati
analizzati gli andamenti della pressione dinamica e della variazione di
pressione isotropica, la cui stima è fondamentale per la determinazione
delle conseguenze sulle strutture investite .
3. Simulazioni numeriche sono state disegnate per valutare quale
tra i due criteri di alto "strain rate" o di "gas bubble
overpressure" possa dare luogo alla frammentazione del magma. Abbiamo
usato il modello di condotto stazionario, multifase, modificato per tenere
conto dell´aumento di pressione nelle bolle di gas. Il criterio di
frammentazione secondo strain rate, che si basa sulla transizione di un
comportamento del magma da duttile a fragile in seguito
all´attraversamento della transizione vetrosa, produce vescicolarità alla
frammentazione pari a 0.70-0.80, valore che del resto costituisce il
tipico intervallo di vescicolarità delle pomici dei depositi esplosivi.
Il criterio di gas bubble overpressure, invece, da luogo a un intervallo
di vescicolarità alla frammentazione di 0.30-0.50, molto inferiore a
quello mostrato dai campioni naturali. In questo caso, per ottenere
vescicolarità dell´ordine di 070-0.80 devono essere impiegati valori non
realistici della resistenza del magma di alcune decine di MPa. Questo
criterio mostra inoltre una corrispondenza diretta tra il contenuto totale
di acqua del magma e la sua vescicolarità, relazione che non è mai stata
trovata in campioni naturali o riportata in letteratura, e che il criterio
di strain rate invece non mostra.
Abbiamo
anche condotto uno studio per vedere come i diversi parametri
composizionali (composizione del liquido, contenuto in volatili e in
cristalli) influenzino la frammentazione. Il primo risultato mostra che,
se variamo queste quantità composizionali su un largo spettro di valori,
la vescicolarità alla frammentazione non cambia, e abbraccia l´intero
intervallo mostrato dalle pomici naturali da 0.60 a 0.85. Inoltre, ognuno
dei parametri composizionali gioca un ruolo più o meno complesso sulle
condizioni di frammentazione. Un aumento di cristalli porta infatti a una
minore vescicolarità alla frammentazione, mentre l´acqua non segue un
comportamento lineare, poichè un decremento di acqua produce una
vescicolarità più bassa, ma solo per le rioliti e non per le daciti.
Infine, l´anidride carbonica influenza soprattutto la profondità di
frammentazione, con un aumento di CO2 che porta a una minore
profondità di frammentazione
4.
Sono state studiate le tessiture di campioni di pomice provenienti
da depositi di caduta e di flusso piroclastico di grandi eruzioni
esplosive, inclusa l´eruzione del Pinatubo 1991 e altre eruzioni nell´area
Napoletana. I clasti pomicei sono stati studiati attraverso tecniche di
analisi di immagine, e i parametri tessiturali che sono stati misurati
sono la vescicolarità, la densità numerica delle vescicole, la forma e
taglia delle vescicole, e il contenuto di cristalli totale e in pasta di
fondo.
La
presenza di prodotti juvenili con diverse caratteristiche tessiturali
mescolati insieme e presenti in tutti i livelli stratigrafici viene
interpretata come dovuta a gradienti orizzontali delle proprietà del
magma nel condotto. Questi gradienti sembrano essere responsabili
dell´innesco di processi quali dissipazione viscosa alle pareti del
condotto, quindi locali incrementi di temperatura e decrementi di viscosità
che, a loro volta, influenzano la distribuzione delle variabili di flusso
durante la risalita del magma.
5. E´ stato sviluppato un
modello fluidodinamico tridimensionale di una colata di lava canalizzata
che si può applicare anche sui fronti lavici, ove, a causa del
raffreddamento, la reologia binghamiana della lava non può essere
ignorata. Si è assunto che la lava sia un fluido di Bingham isotermo che
scorre in un canale rettangolare con una inclinazione costante. Il profilo
di velocità del fluido è stato calcolato risolvendo, in modo
semianalitico, l´equazione di Navier-Stokes stazionaria accoppiata con
l´equazione costitutiva del fluido di Bingham. Si è calcolata la
vorticità del fluido e tramite questa si sono definite la forma e la
posizione del plug per differenti flussi: un condotto completamente
pieno, un condotto parzialmente pieno, un canale aperto. Ciascuna
componente del vettore vorticità del fluido soddisfa l´equazione di
Laplace ed è stata calcolata applicando il metodo del rilassamento. La
portata della colata è stata calcolata per diversi valori dello sforzo di
soglia; è emerso che all´aumentare dello sforzo di soglia la reologia
di Bingham provoca una significativa diminuzione della portata. Per i
valori più elevati dello sforzo di soglia, il plug al centro del
flusso si salda con quello negli angoli suggerendo un possibile meccanismo
reologico di formazione dei tubi di lava. Si è inoltre formulato un
modello che descrive gli effetti termici stazionari di un tubo di lava. Si
è infine avviato uno studio sistematico dei processi termici che
avvengono nelle colate di lava. Tali processi rivestono un ruolo decisivo
nella dinamica delle colate. Essi sono studiati tramite la formulazione di
modelli analitici o semi-analitici che consentono di riprodurli e di
valutarne l´importanza relativa nel raffreddamento dei corpi lavici.
6. Sono stati esaminati i risultati dei modelli sviluppati dal
gruppo di Pisa e dell´Osservatorio Vesuviano, INGV, relativi ad eruzioni
vesuviane (Esposti Ongaro et al., 2001; Todesco et al., 2001), che
verranno indicati con la sigla MFP (Modello di Flussi Piroclastici)
con l´obiettivo di individuare il tipo di meccanismo tsunamigenico “più
ragionevole” e di definire i dati calcolabili mediante MFP ed
utilizzabili come data-set di ingresso al modello di generazione di
maremoto. Si è potuto così determinare che i flussi piroclastici
vesuviani che raggiungono il mare con sufficiente energia cinetica hanno
densità bassa e tendono a muoversi sulla superficie marina: la pressione
esercitata dal flusso sull´acqua è la sorgente del maremoto. I dati
rilevanti che calcolabili da MFP sono i dati 1) di fluttuazione della
pressione atmosferica a livello del mare, 2) della velocità del flusso
piroclastico disaggregata nelle tre componenti (gas, solid phase,
mixture), 3) della velocità aggregata del flusso. è stata effettuata la
modifica del software di generazione di maremoto per consentire la
generazione di onde marine da parte di flussi piroclastici superficiali.
Si rammenta che tale software contemplava solo due meccanismi di
generazione: generazione tettonica da parte di un terremoto che provoca
deformazioni del fondo marino e generazione da parte di movimento di massa
(frana subaerea che precipita in mare o frana sottomarina). Infine sono
state effettuate simulazioni di maremoto nel golfo di Napoli utilizzando
una sorgente statica (assimilabile ad una sorgente sismica):
l´esperimento ha consentito di ricavare informazioni significative sulle
proprietà di propagazione del bacino napoletano (Piatanesi e Tinti,
2001). Uno dei risultati più interessanti è che l´energia del moto
ondoso rimane in parte intrappolata entro il golfo dove vengono eccitati i
modi propri di oscillazione e non si trasmette in modo significativo a sud
della penisola sorrentina.
PRODOTTI
DELLA RICERCA
-
n° 10
pubblicazioni su riviste internazionali
-
n° 16
pubblicazioni su riviste nazionali, atti, presentazione a convegni, etc
ELENCO
PUBBLICAZIONI (includendo lavori in stampa e sottomessi)
Dragoni
M., D´Onza F., Tallarico A.:(2001) -
Temperature distribution inside and outside a lava tube.J.
Volcanol. Geotherm. Res., (submitted).
Esposti Ongaro
T., Neri A., Todesco M., Macedonio G.: (2001) -
Pyroclastic flow hazard at Vesuvius by using numerical simulations.
II. Analysis of local flow variables, Sub judice (b).
Esposti Ongaro
T., Cavazzoni C., Neri A., Erbacci G., Macedonio G.: (2001) -
Parallel numerical simulation of pyroclastic flow dynamics at
Vesuvius, Sub judice (a).
Mastrolorenzo,
G., Brachi, L., Canzanella, A.: (2001) -
Vesicularity of various types of pyroclastic deposits of Campi
Flegrei volcanic field: evidences of analogies in magma rise and
vesiculation mechanisms. J. Volcanol. Geotherm.
Res. (in press).
Neri A.,
Macedonio G., Gidaspow D., Esposti Ongaro T.: (2001) -
Multiparticle simulation of collapsing volcanic columns and
pyroclastic flows. Sub judice (a).
Neri A., Papale
P., Del Seppia D.e Santacroce R.: (2001) -
Coupled conduit and atmospheric dispersal dynamics of the AD79
Plinian eruption of Vesuvius. EPSL, (submitted).
Papale
P.:(2001) - Dynamics of magma
flow in volcanic conduits with variable fragmentation efficiency and
nonequilibrium pumice degassing. J. Geophys. Res.,
B6, 106:11043-11065
Polacci M.,
Papale P. e Rosi M.: (2001) - Textural
heterogeneities in pumices from the climactic eruption of Mount Pinatubo,
15 June 1991, and implications for magma ascent dynamics. Bull Volcanol
63:83-97
Tallarico A.,
Dragoni M.: (2000) - A
three-dimensional Bingham model for channeled lava flows, J. Geophys.
Res., 105, 25969-25980.
Todesco M.,
Neri A., Esposti Ongaro T., Papale P., Macedonio G., Santacroce R., Longo
A. : (2001) - Pyroclastic
flow hazard at Vesuvius by using numerical simulations. I. Large-scale dynamics, Sub
judice.
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TASK
04 – Simulazione sperimentale e modellistica parametrizzata di processi
eruttivi e loro precursori
UR
PARTECIPANTI: UR 02, UR 03, UR 07, UR 12, UR 15
–
responsabile
Prof. R. Trigila
OBIETTIVI
I ANNO
-
Sviluppi metodologici.
1. Messa a punto dell´attrezzatura sperimentale per la
simulazione del processo di interazione magma-H2O. Calibrazione
dei parametri chimici, fisici e cinetici di controllo per la riproduzione
quantitativa del fenomeno simulato. Analisi dell´influenza della
cinetica del processo sulle variazioni di volume del sistema interagente.
2. Modello termo-fluido-dinamico del Bradisisma flegreo. Misure
sperimentali di flussi di volume su campioni di tufo giallo napoletano in
condizioni di equilibrio e di non equilibrio termico.
3.
Studio sperimentale sulla fratturazione delle rocce a P =1atm.e a T
fino a 700°C.
-
Acquisizione dati
4.
Studio termodinamico delle relazioni di fase in sistemi magmatici
rappresentativi di vulcaniti eruttate al Vesuvio e a Stromboli per la
determinazione dei parametri di input nei modelli che definiscono le
modalità di alimentazione magmatica ed i processi eruttivi.
RISULTATI
I ANNO
1. Hanno riguardato essenzialmente
la messa a punto dell´assetto
dell´attrezzatura sperimentale
in ordine a: i) gli aspetti concernenti
la riproducibilità sperimentale del processo d´interazione magma-H2O
e, ii) quelli tesi ad isolare
gli effetti dei diversi parametri che controllano il processo stesso. Il
primo problema è stato risolto tramite un controllo accurato della massa
del campione interagente, della massa dell´acqua, della pressione di
iniezione di quest´ultima, della pressione di confine del campione
interagente, della temperatura d´interazione del campione e di quella
dell´acqua. La riproducibilità sperimentale del processo misurata sulla
base della variazione di volume nella camera portacampioni in seguito
all´interazione è risultata sempre
migliore del 90%.Le analisi sugli effetti dei parametri che
controllano il processo d´interazione e cioè: i) dello stato fisico del
materiale interagente (totalmente fuso, in parte fuso ed in parte
cristallino e con o senza volatili disciolti); ii) della pressione e delle
modalità di iniezione dell´acqua (isobariche, impulsive); iii) delle
proprietà reologiche del materiale interagente (viscosità, densità);
iv) del rapporto fra la massa dell´acqua e quella del materiale
interagente (che per le caratteristiche strumentali dell´apparecchiatura
comporta comunque una integrale trasformazione dell´acqua allo stato
soprecritico); v) delle variabili intensive P,T alle quali avviene
l´interazione; sono, tuttora, in corso. I dati finora raccolti
riguardano, a parità di tutti gli altri parametri di controllo, gli
effetti legati allo stato fisico del materiale
interagente ed alle diverse
modalità di iniezione dell´H2O sulla distribuzione
dell´energia meccanica derivante dalla trasformazione H2O(liq)
→ H2O(gas).
Le
indicazioni fornite da questa prima serie di esperimenti sulla
distribuzione del lavoro svolto nel processo di interazione mettono in
grande evidenza l´importanza dello stato di aggregazione del materiale
interagente e delle modalità di iniezione dell´acqua sul trasporto di
massa del materiale frammentato. Questo dato ha ovvie ricadute sulla
valutazione della pericolosità delle eruzioni idromagmatiche e apre la
strada alla elaborazione di un modello eruttivo che include anche questi
fra i diversi parametri di controllo. Tale modello risulta di grandissima
utilità per quei vulcani come quello dei Colli Albani in cui
l´attività idromagmatica apre e chiude cicli importanti
dell´attività vulcanica perchè
potrebbe portare alla valutazione del rischio collegato al verificarsi di
un nuovo ciclo di attività vulcanica rispetto a quello
derivante da un´attività eruttiva in fase di chiusura.
2.
E´ stato misurato il flusso di volume in condizioni isoterme su
campioni di tufo dei Campi Flegrei provenienti da carote di
perforazione a profondità diverse Conoscendo le dimensioni dei campioni,
trascurando la pressione idrostatica presente nell´apparecchiatura e
utilizzando la legge di Darcy, è stato possibile calcolare la permeabilità
idraulica K di questi tufi. Durante le misure fatte in condizioni
di transiente termico una forza aggiuntiva (termoosmotica) spinge il
permeante dalla parte calda a quella fredda del campione. L´effetto è
quello di far aumentare il valore del flusso di volume in uno stesso
campione, per una stessa pressione di lavoro. I valori del flusso di
volume, misurato in funzione della pressione di esercizio, vengono
riportati su grafici: Il parametro di curva è la temperatura.
Nell´intervallo di pressioni e temperature investigato il flusso di
volume è proporzionale alla pressione applicata e il valore della
permeabilità idraulica K è indipendente dalla temperatura e dalla
pressione, essendo una caratteristica intrinseca del mezzo poroso. E´
perciò corretta in questo caso l´approssimazione lineare di Poiseuille.
I risultati sperimentali sono stati applicati al modello
termo-fluido-dinamico proposto per spiegare sia le grandi crisi
bradisismiche sia i piccoli uplifts. Questo modello spiega la
distribuzione di temperature ai Campi Flegrei in termini di trasporto
advettivo del calore ed indica come responsabile delle deformazioni del
suolo le variazioni di pressione e temperatura che avvengono alla base
degli acquiferi più profondi (circa 3km dalla superficie).
3.
E´ stato costruito presso l´UCL di Londra, un nuovo apparato
sperimentale in grado di operare a T fra quella ambiente e 1,000°C
e a P fra quella atmosferica fino a 50 MPa (equivalente ad una profondità
di 2 km) per studiare gli effetti di alcuni parametri sulla formazione di
fratture, la loro propagazione e la loro coalescenza fino al collasso
strutturale di edifici vulcanici. Fra questi quelli ritenuti più
importanti sono: il fracture toughness, il modulo di Young, e
l´efficienza della corrosione operata dal magma sulla fratturazione di un
edificio vulcanico, Alcune misure di prova sotto uno stress tensile,
utilizzando dei campioni di K-basalto del Vesuvio hanno dato risultati
preliminari (P: 1 atm–30 MPa; T: 20°-650°C)
da cui sembra che l´insieme dei parametri chiave che controllano la
fratturazione lenta possa cambiare all´interno un edificio vulcanico
solo del 10-20%. Se verranno verificati da altri esperimenti, questi
risultati indicano che la corrosione potrebbe essere il parametro di
controllo che innesca la sismicità prima di un´eruzione.
4.
L´analisi petrografica e l´interpretazione tessiturale delle
strutture microscopiche ha permesso di riconoscere l´esistenza di noduli
di natura mantellica e crostale sia all´interno di vulcaniti del Vesuvio
che di Stromboli. Inoltre, lo studio termodinamico
di reazioni chiave (rappresentative delle paragenesi di equilibrio) ha
permesso di quantificare i regimi termobarometrici associati ai processi
d´interazione xenoliti-cumulati-magma che avvengono durante la risalita
e lo stazionamento di questi magmi. In particolare, al Vesuvio,
l´esistenza di paragenesi di “quenching” presenti nella mesostasi
dei noduli dunitici (costituite da microliti di clinopirosseno, olivina
(Fo85), plagioclasio (An75-70) e leucite) permette
di inferire che il materiale dunitico, originariamente formatosi in
corrispondenza della transizione crosta-mantello, ha stazionato a
pressioni di circa 3.5 kbar (a temperature di 1100-1150 °C) prima di
essere eruttato. Questi regimi termobarometrici che identificano la
presenza di una camera magmatica a
circa 10-12 km di profondità. Considerando che il sistema idrotermale di
questo vulcano è situato ad una profondità di circa 3.5-4 km (in
accordo, tra l´altro, con i tempi di risalita e decadimento del gas
radon, 222Rn), la porzione attiva della camera magmatica del
Vesuvio risulterebbe “confinata”, durante le eruzioni recenti, ad una
profondità compresa tra circa 4.5-12 km. Inoltre lo studio sperimentale
dell´equilibrio fra clinopirosseno
e fuso su campioni dell´eruzione del 1944 ha consentito di valutare il
controllo dell´H2O(liq), sui coefficienti di partizione fra
clinopirosseno e fuso di alcuni elementi traccia, in particolare terre
rare e sulla natura geochimica dei fusi che si generano per frazionamento
di clinopirosseno a diverse T, P, e concentrazioni dei componenti
volatili. Situazione
distinta è quella di Stromboli in
cui i processi di “contaminazione” crostale (abbondanti xenoliti di
gabbronoriti e gabbri con reazioni di subsolidus) risultano essere
amplificati. In questo caso l´interazione tra i magmi andesitici
stromboliani e questi
materiali avvengono essenzialmente tra i 20 km ed i 9-10 km di profondità.
PRODOTTI
DELLA RICERCA
-
n° 7
pubblicazioni su riviste internazionali:
-
n° 12
pubblicazioni su riviste nazionali, atti, presentazione a convegni, etc.:
ELENCO PUBBLICAZIONI
(includendo lavori in stampa e sottomessi)
Borghi A,
Cossio R., Olmi F., Ruffini R., Vaggelli G.: (2001) - EPMA Major and trace
element analysis in garnet and its petrological applications. Mikrochimica
Acta (submitted)
Cigolini C.,
Salierno F., G. Gervino, P. Bergese, Marino C., Russo M., Prati P., Ariola
V., Bonetti R., Begnini S.: (2001) – High Resolution Radon Monitoring
and Hydrodynamics at Mount Vesuvius. Geophysical Research Letters
(accepted).
Palladino
D.M.,
Gaeta M., Marra F. - (2001): A large k-foiditic hydromagmatic eruption
from the early activity of the
Alban Hills volcanic District, Italy.
Bull Volcanol (in press)
Peluso F.,
Arienzo I.:(2001) - Experimental
determination of equilibrium and nonequilibrium thermodynamic properties
of natural porous media. Entropie (submitted)
Peluso F.,
Arienzo I.:(2001) - Thermoosmostic
effect in natural porous media: nonequilibrium thermophysical properties
of Neapolitan Yellow Tuff samples.JETC(submitted)
Rocchi, V.,
Sammonds, P., Kilburn C.R.J.: (2001) -
Deformation and fracture maps for basaltic rocks. J. Volcanol.
Geotherm. Res. (in press)
Wood B.J. and
Trigila R. – (2001): Experimental determination of aluminous
clinopyroxene-melt partition coefficient for potassic liquids, with
application to the evolution of the Roman
province potassic magmas. Chemical
Geology, 172, 213-223.
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Studio
dei depositi piroclastici dell´Etna finalizzato alla ricostruzione delle
principali eruzioni esplosive ed alla valutazione della loro pericolosità
Coordinatore
scientifico del progetto:
Luigina
Vezzoli - Prof. Associato
Università
Insubria - Como
Partecipanti
al progetto
UR#
|
AFFERENZA
|
RESPONSABILE
|
1
|
Università
dell´ Insubria, Como
|
Luigina
Vezzoli
|
2
|
INGV
sezione Catania
|
Mauro
Coltelli
|
3
|
CNR
Ist. Geologia Marina Bologna
|
Luigi
Vigliotti
|
OBIETTIVI GENERALI
Gli
obiettivi generali sono suddivisi nei seguenti tasks:
1)
Tefrostratigrafia
(UR coinvolte: UR1, UR2, UR3 – Resp. Luigina Vezzoli)
1.1
Studio di dettaglio delle successioni piroclastiche oloceniche fino
all´attuale in affioramenti naturali, in trincee e trivellazioni
1.2
Studio delle carote di mare profondo della parte sommersa
dell´edificio
1.3
Correlazioni tefrostratigrafiche usando le proprietà magnetiche dei
depositi
2)
Cronologia relativa e numerica
(UR coinvolte: UR1, UR2, UR3 – Resp. Cesare Ravazzi)
2.1
Cronologia assoluta 14C e paleomagnetismo
2.2
Cronologia relativa mediante palinologia e geopedologia
3)
Caratteristiche fisiche delle eruzioni
(UR coinvolte: UR1, UR2 – Resp. Paola Del Carlo)
3.1
Parametri fisici delle eruzioni calcolati dalla misura dei depositi
piroclastici
3.2
Parametri fisici dei magmi calcolati dallo studio dei prodotti
piroclastici (VSD, CSD, volatili dai vetri e dalle inclusioni)
3.3
Studio della dinamica del degassamento dei magmi basaltici anche
mediante esperimenti di laboratorio
4)
Valutazione della pericolosità
(UR coinvolte: UR1, UR2 – Resp. Mauro Coltelli)
4.1
Valutazione dell´impatto delle eruzioni esplosive dell´Etna sul
territorio e sulla popolazione
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TASK
1 - Tefrostratigrafia
UR
PARTECIPANTI: UR1, UR2, UR3
OBIETTIVI
I ANNO
-
Ricerca
di nuove sezioni stratigrafiche naturali.
-
Esecuzione
di trincee e carotaggi.
-
Studio
carote marine.
-
Campionatura
ed analisi magnetostratigrafiche.
RISULTATI
I ANNO
Sono
state studiate le 28 carote marine prelevate nella crociera oceanografica
Urania Etna-99 nella parte
sommersa dell´edificio etneo, in cui sono stati identificati
macroscopicamente e campionati 40 livelli di tefra. Su di essi sono state
effettuate le operazioni di preparazione, l´analisi morfoscopica allo
stereomicroscopio per discriminare tefra primari da livelli vulcanoclastici
risedimentati. E´ in corso l´analisi petrografica degli juvenili in
sezione sottile per la caratterizzazione del tipo e moda dell´associazione
minerale, del tipo di vetro e vescicolazione.
E´
stata misurata la suscettività magnetica di 14 carote prelevate nel mar
Jonio ad una profondità compresa tra i 40 e i 1500 metri, selezionate per
la loro continuita´ stratigrafica, la presenza di intervalli temporali
significativi e di livelli di tephra correlati ai marker terrestri.. Le
carote analizzate sono : ET-99-06, ET-99-07, ET-99-11, ET-99-13, ET-99-16,
ET-99-17, ET-99-18, ET-99-20, ET-99-21, ET-99-22, ET-99-24 sulla parte
sommersa dell´edificio etneo, ET-99-M11, ET-99-M19, ET-99-M63 sul
sea-mount M. Alfeo. Lo
scanning delle carote, eseguito ad una risoluzione di 2cm, ha permesso di
individuare una serie di livelli vulcanici non sempre visibili ad occhio
nudo. Alcuni di questi, attraverso la caratterizzazione petrografica in
sezione sottile, sono riferiti a depositi primari depositati negli ultimi 15
ka e correlati con livelli marker di tefra presenti sulle pendici del
vulcano.
Tra
le carote marine sono state individuate
quelle con un record rappresentativo per la ricostruzione
dell´attività esplosiva del vulcano nel corso del tempo.
Per
l´intervallo di tempo compreso tra il tardi-glaciale e la parte iniziale
dell´Olocene è stata individuata come carota di riferimento la ET99-M11
prelevata sul sea-mount M. Alfeo. I sedimenti rappresentativi dell´Olocene
iniziale, corrispondente alla deposizione del sapropel S1, sono stati
campionati a scala centimetrica ed il contenuto micropaleontologico
esaminato attraverso il conteggio dei foraminiferi planktonici. I dati,
ancora in via di elaborazione, permetteranno di ricostruire una stratigrafia
di dettaglio sulla base delle ecozone riconosciute da Capotondi et al.
(1997). I dati verranno integrati con datazioni 14C (AMS)
effettuate sui gusci dei foraminiferi plaktonici prelevati dal sedimento. In
questa carota è stato ritrovato un frammento di legno, la cui datazione,
mediante radiocarbonio, verrà utilizzata per calcolare il reservoir del
bacino.
Per riempire alcune lacune
che sono ancora presenti nella ricostruzione tefrostratigrafica degli ultimi
10 ka, sono stati eseguiti alcuni rilievi in campagna sul basso fianco
orientale dell´Etna ed anche all´interno della città di Catania, dove
sono state descritte nuove sezioni stratigrafiche. Per quanto riguarda lo
scavo e lo studio di trincee e carotaggi nelle aree distali della Sicilia
nord-orientale è stata eseguita una ricerca bibliografica sulla cartografia
e sulla geologia del Quaternario nell´area dei Monti Nebrodi per
selezionare le aree più favorevoli alla sedimentazione e conservazione dei
livelli di tephra nei depositi continentali Quaternari.
I Ricercatori della UR
INGV CT hanno partecipato al Convegno Internazionale “Cities on Volcanoes
2”, Auckland, New Zealand, 12-14 Febbraio 2001 ed a un sopralluogo insieme
a B. Houghton sulla frattura eruttiva del Tarawera del 1886 per confrontare
questa eruzione pliniana basaltica con quella del 122 a.C. all´Etna.
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TASK
2 - Cronologia relativa e numerica
UR
PARTECIPANTI: UR1, UR2, UR3
OBIETTIVI
I ANNO
-
Campionatura
e datazioni 14C.
-
Campionatura
ed analisi paleomagnetiche.
-
Completamento
analisi palinologiche su sez. 156 e costruzione di diagrammi pollinici.
-
Analisi
palinologiche su altre sezioni calibrate.
-
Campionamento
ed analisi geopedologiche.
Per
lo studio della cronologia relativa mediante palinologia e geopedologia sono
state riesaminate sul terreno le sezioni stratigrafiche n. 4 (Salto del
Cane) per l´area meridionale e n. 156 (casa del Fanciullo) per l´area
nord-orientale della parte medio-distale dell´edificio vulcanico. Le
sezioni sono state pulite e riscavate. I depositi vulcanoclastici sono stati
descritti qualitativamente e misurati nei loro parametri fisici, quali
granulometria, coesione, colore, superfici di discontinuita´, sostanza
organica, contenuto in argilla, prima di effettuare il campionamento di
livelli ritenuti omogenei e significativi ai fini dell´analisi
palinologica e geopedologica.
Uno
studio paleomagnetico completo è stato effettuato su un U-channell
prelevato dalla stessa sezione della carota ET99-M11 studiato dal punto di
vista micropaleontologico. Mediante un magnetometro criogenico è stata
misurata non solo la magnetizzazione naturale rimanente (NRM), ma anche
magnetizzazioni artificiali, quali la magnetizzazione rimanente anisteretica
(ARM) e isoterma (IRM). I risultati verranno utilizzati per ricostruire la
curva della variazione secolare del c.m.t. che verrà utilizzata per la
cronologia di dettaglio della carota.
Sono
stati inoltre campionati livelli di depositi piroclastici di caduta nella
sezione stratigrafica terrestre n. 4 (Salto del Cane) per determinazioni
paleomagnetiche
Durante
la descrizione delle sezioni stratigrafiche sono stati eseguiti alcuni
campionamenti di paleosuoli e frammenti di carbone per datazioni 14C,
preparati i campioni e spediti per l´analisi radiometrica presso il
laboratorio della Beta Analytic Inc. (USA).
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TASK
3 - Caratteristiche fisiche delle eruzioni
UR
PARTECIPANTI: UR1, UR2
OBIETTIVI I ANNO
-
Determinazione
dei parametri fisici delle eruzioni.
-
Valutazione
della classificazione delle eruzioni esplosive etnee.
-
Campionatura
sul terreno.
-
Misure
di densità e vescicolazione sui
piroclasti.
Allo scopo di ricostruire la dinamica eruttiva
dell´eruzione pliniana del 122 aC è stato eseguito un campionamento di
dettaglio della sezione stratigrafica n. 128 in cui affiora la parte
medio-prossimale del deposito. Sono stati raccolti 100 clasti juvenili su 9
livelli caratteristici della sequenza verticale del deposito. Su ciascun
clasto sono state eseguite misure di densità e ricavato il valore di
vescicolarità. In base alle misure di densità, sono stati selezionati 10
clasti per ogni campione, rappresentativi della variazione di vescicolarità,
su cui sono state eseguite sezioni sottili lucide che serviranno per
caratterizzare la popolazione di vescicole e di microliti, usando immagini
SEM e la microsonda elettronica. Questi risultati verranno confrontati con
quelli ottenuti dalle misure sulle scorie del Tarawera da B. Houghton, allo
scopo di rilevare similarità nella dinamica eruttiva delle due eruzioni.
Inoltre è stato eseguito il campionamento degli stessi livelli per le
analisi granulometriche.
I parametri fisici delle maggiori eruzioni esplosive etnee
degli ultimi 12 ka sono stati ricavati dal calcolo del loro volume,
attraverso la misura delle aree delle isopache di 12 eruzioni con programmi
software (NHI) e l´applicazione del metodo di Pyle (1989).
PRODOTTI DELLA RICERCA
N° 1 Presentazione orale a Convegni
N° 1 Presentazione poster a Convegni
ELENCO PUBBLICAZIONI
Coltelli M.,
Del Carlo P., Houghton B.F. (2001): Towards understanding the trigger
mechanisms of basaltic Plinian eruptions. Proceedings of the Cities on
Volcanoes 2, Auckland, New Zealand 12-14 February 2001.
Del Carlo P.,
Cristofolini R., Pompilio M. (2001): Volatile contents and eruptive dynamics
of the 122 BC Plinian Etna eruption (Italy). Abstract Volume of the FIST
Conference, Chieti, 5-8 Settembre 2001.
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TASK
4 - Valutazione della pericolosità
UR PARTECIPANTI: UNICO, INGV-CT
OBIETTIVI I ANNO
Determinazione del
numero, tipo, intensita´, cronologia e distribuzione degli eventi esplosivi
registrati nella sequenza vulcanoclastica etnea.
Per poter valutare la
pericolosità delle eruzioni esplosive sono stati trattati in modo
statistico il loro numero nell´unità di tempo ed i tipi principali. Dalla
ricostruzione tephro e cronostratigrafica è stato ricavato il numero minimo
di eventi esplosivi avvenuti negli ultimi 12 ka. Dalla studio delle
caratteristiche fisiche delle eruzioni sono stati classificati i diversi
tipi di eventi esplosivi (stromboliani, subpliniani, pliniani) che sono
stati divisi per classi di magnitudo. Da questi dati è stato ottenuto un
diagramma di frequenza delle eruzioni nel periodo olocenico per intervalli
temporali di 1 ka.
PRODOTTI DELLA RICERCA
N° 1 Presentazione orale a Convegni
ELENCO
PUBBLICAZIONI
Del Carlo P.,
Coltelli M., Vezzoli L. (2001): Relationship between communities and
volcanoes: the example of Etna. Proceedings of the Cities on Volcanoes 2,
Auckland, New Zealand 12-14 February 2001.
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